Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Baccari |
Arma:
di Bonefro: d'azzurro, al toro passante al naturale, su
un prato disseminato da ramoscelli di verde caricati di bacche,
ed accompagnato in capo da tre stelle d’oro poste in fascia;
di Velletri: d'azzurro, alla fascia d'oro sormontata da
un toro passante al naturale, ed accompagnata in punta da vari
ramoscelli di verde caricati di bacche d'oro.
Dimore: Bonefro, Velletri, Capracotta, Benevento,
Castellammare. |
© Stemma della famiglia Baccari
con la corona di marchese
che trovasi nel palazzo di Bonefro |
Il cognome della famiglia Baccari (varianti Baccaro, del
Baccaro, de Baccariis…), di origini bizantina, dipendeva
dai ramoscelli verdi con bacche che sono dipinti nello
stemma; questa pianta aromatica nei tempi antichi era
utilizzata dai Greci.
In Molise e in altre regioni del Sud è diffusa la
pronuncia con l’accento sulla penultima sillaba Baccàri,
mentre più a Nord, per esempio in Veneto dove a
Landinara vi è la Biblioteca “Baccari” (n. 1752) si
pronuncia Bàccari.
Il toro e il bove (da non confondersi con la vacca che
in araldica è ben differenziata) sono un simbolo
araldico molto frequente, simbolo anche del Sannio, dove
si trovavano le terre dei Baccari; quelle di don
Giuseppe M. Baccari (1877
†
1975) di Bonefro erano situate fra il Fortone e il
Biferno. Le aveva ricevute dal padre e prima erano
appartenute ai suoi antenati; erano possedimenti vasti,
tanto che negli anni ’50 subì l’esproprio di 1/3 perché
considerato latifondista.
Secondo le memorie tramandate in famiglia, l’imperatrice
Elena (madre di Costantino) che nel 326 si era recata in
pellegrinaggio ai Luoghi Santi della Palestina, donò
agli antenati dei Baccari una reliquia della Santa
Croce. Questa reliquia era conservata nella cappella di
famiglia inserita in una grande croce di legno.
Secondo gli appunti del già citato Giuseppe M. Baccari
da documenti risulta attestato “Baccharius” nel 480,
missionario nei territori dell’attuale Russia, avrebbe
portato l’icona antica della Madonna conservata dalla
famiglia.
I Baccari più antichi erano presenti nei territori
all’epoca bizantini, come il Ducato di Napoli, il Ducato
di Amalfi, il Ducato di Gareta, il Ducato romano, il
Thema Longobardia (Puglia), il Thema Calabria e anche
Venezia.
Nel 1541 alcuni nobili delle famiglie
Baccari, Vergara, Certa,
di Nocera, Sicardo,
d’Afflitto,
Trentamolla e
Castaldo
costituirono un
Seggio in Castellammare
e ne dettarono gli statuti. |
A ROMA,
SANT'ANGELO in Peschiera |
Stemma Baccari di
Velletri |
BACCARI - RAMO DI BONEFRO |
Stemma Baccari, variante |
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I fratelli:
Nunzio Baccari (1667 †
11.1.1738), laureatosi a Napoli in legge e in teologia,
fu vescovo di Boiano dal 14.3.1718; fu nominato
Vicereggente in Roma nel 1721, successivamente
Consultore del Sant’Ufizio ed infine Esaminatore dei
sacri canoni dei vescovi;
Lastra tombale di Nunzio Baccari,
vescovo di Bojano e viceregente di Roma, situata
nella navata centrale
della Chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani
a Roma.
Per gentile concessione di Francesco Di Rienzo,
segretario dell'Associazione
Amici di Capracotta |
Francesco Baccari (Capracotta, 1673 †
Cerreto, 1737), laureatosi anche lui a Napoli in legge e
in teologia, fu nominato vescovo di Telese il 14.1.1722;
Giovan Prospero Baccari sposò Antonia Porpora,
figlia del nobiluomo napoletano Diego Porpora, Tesoriere
di Chieti.
Napoli, stemma
Porpora |
A Capracotta, comune in provincia di Isernia, tra le
famiglie Baccari e
di Majo
vi era una forte rivalità; le numerose controversie
fecero temere il peggio ed entrambe le famiglie furono
costrette ad abbandonare il paese; i Baccari si
stabilirono a Bonefro, comune in provincia di
Campobasso, i de Majo si trasferirono a Deliceto, comune
in provincia di Foggia. I loro beni furono venduti
all’asta, alcuni terreni dei Baccari furono acquistati
da Agostino Campanella; entrambe le famiglie
conservarono il prestigio dell’antico casato nelle
dimore elette. |
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