Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

d'Ajello o Aiello

Armi:
di Napoli: d’argento, al leone di nero caricato da un giglo e coronato, il tutto d'oro; altra: d’azzurro, al leone tenente nella branca destra un giglio, il tutto d'oro
di Salerno: d’argento, al leone d’azzurro coronato d’oro
di Piano di Sorrento e Cosenza: d’oro, alla sbarra d’azzurro, caricata da tre stelle del campo
di Lecce e Taranto: di rosso, al leone d’oro caricato da un giglio d’azzurro
di Termine Imerese e Messina: d’oro, all’albero di palma di verde abbracciato da un leone di nero; altra: di rosso, al leone d’oro
di Sant' Irene: d’azzurro, al leone tenente un giglio accompagnato nel capo da due stelle, il tutto d’oro.

Dimore: Napoli, Piano di Sorrento, Salerno, Lecce, Taranto, Nicastro, Palermiti, Castelluccio, Termini Imerese e Messina.

Ch. S.M.d.A.a.C.
Napoli, stemma famiglia Ayelli

L’antichissima e nobile famiglia d’Ajello, Ajello, Aielli, Ayelli, d’Aiello o Aiello, presente a Napoli sin dai tempi del Ducato (VII secolo), fu ascritta al patriziato napoletano del Sedile di Capuana avendo sempre ricoperto eccelsi incarichi. Il casato si diramò e godette di nobiltà molte città, innalzando diverse armi.
Niccolò d'Aiello, figlio di Matteo, Cancelliere del Regno di Sicilia, fu Arcivescovo di Salerno dal 1182 al 10 febbraio 1221, data della sua morte, gli successe Cesario d'Alagno (
1263 deceduto).
In Salerno tra le famiglie Ajello e  Santomango, dopo la fuga amorosa di Bianca da Procida coniugata Santomango con un Ajello, scoppiò la guerra civile.
Nel 1481 Aldasso d'Aiello con 5 cavalli partecipò valorosamente alla battaglia d'Otranto; partirono da Napoli insieme a lui Alberico Caracciolo con 6 cavalli, Filippo Anzani con 3 cavalli, Alfonso d'Alagno, Andrea Caffarelli, Federico Boccalino con 3 cavalli, Galderisio de Rinaldo con 5 cavalli, Florio Gizzio con 5 cavalli, Filippo Mareri con 6 cavalli, Andrea Brusca regio Cortigiano, Ferdinando Quaranta con 6 cavalli, Galiotto Pagano con 6 cavalli, Giovanni Azzia con 12 cavalli, Giovanni Capano con 6 cavalli, Carlo Gesualdo, Ausio Apicella, Antonio Gentile, Michele Barrile, Giacomo Palagano, Battaglino Sanseverino con 20 cavalli, Baldassarre di Costanzo ed altri.
Nel 1530 Andrea Francesco di Ayello da Taranto fu barone di Milipignani
(1).
Nel 1593 Antonio Ajello di Piano di Sorrento, preposito del Capitolo generale dell’Ordine Teatino, fu creato Vescovo di Acerno; Pietro fu Abate generale dei Celestini nel XVII secolo.
Giacomo Ajello del ramo di Piano di Sorrento, fu notaio in Cosenza dove fu aggregato alla seconda piazza degli onorati cittadini nel 1580. Di seguito riportiamo il “signa tabellionum” (1bis).

Nel 1749 don Giacinto Aiello fu sindaco dei nobili di Nicastro.
Nel 1775 Elisabetta d’Ajello della terra di Castelluccio era moglie di Giuseppe Cerbino, giudice a contratti, dimorante in Laino Borgo dove il casato nella chiesa parrochiale  godeva di sepolcro gentilizio.
Verso la fine del XVIII secolo la famiglia Ajello di Termini Imerese e di Messina, diramazione della omonima famiglia napoletana appartenuta al sedile di Capuana, fu elevata alla nobiltà di Messina dopo che Francesco, Vincenzo e Letterio Ajello ne indossarono la toga senatoria.
Nel 1806 Bruno Ajelli fu sindaco di Palermiti.


Napoli, lastra tombale di Donato Ajello, posta dal figlio Nicola, anno 1756

La famiglia d’Ajello di Sant’Irene, originaria di Napoli, feudataria, fu riconosciuta di antica nobiltà, nelle prove di ammissione nelle Reali Guardie del Corpo dell’Esercito delle Regno Due Sicilie nel 1834.
Nicola d'Ajello ottenne nel 1801 l’ultima intestazione del feudo di Sant’Irene  nel Regio Cedolario.
I fratelli: Givanbattista (Napoli, 1834
ivi, 1909), figlio di Gennaro e di Marianna Caracciolo del Sole, capitano del 14° Reggimento Cacciatori; Raffaele (Napoli, 1819 ivi, 1906) capitano della “Gendarmeria Reale”, Nicola (Napoli, 1814 ivi, 1885) capitano del “2° Lancieri”, parteciparono alla campagna del 1860/61 per la difesa del Regno delle Due Sicilie presenti dal Volturno a Gaeta capitolando il 14 febbraio 1861.


Esercito del Regno delle Due Sicilie, Reggimento Lancieri

Agli eredi spetta il titolo di nobile col predicato di Sant’Irene con trasmissibilità (mf.)  per i maschi e personale per le femmine ai discendenti per linea maschile del citato Nicola.
Nel 1850 Agnese d’Ajello di S. Irene (1832 † 1910) sposò don Vincenzo Salazar (Mongiana, 1824 †  Napoli, 1896) e gli diede cinque figli.
Il casato risulta ascritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Per la genealogia si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace  e per Nicola e Francesco Paolo d’Ajello il Registro della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.

_________________
Note:
(1) - Processo Regia Camera della Sommaria n° 5537, vol. 485
(1bis) -
 Il “signum” manoscritto, particolare e di elezione personale di ciascun notaio, ha certamente origine molto lontana nei tempi, contemporanea forse alla stessa origine della professione notarile, e garantiva l'identità del notaio rogante e l'autenticità del rogito, come oggi il sigillo ufficiale dei notai. Nel Regno di Napoli il  “segno” manoscritto venne abolito e sostituito da un'impronta in metallo recante il nome, il luogo e la provincia di appartenenza del notaio, in forza del Decreto 3 gennaio 1809, n° 268, di Re Gioacchino Napoleone, che stabiliva il nuovo Regolamento notarile. Altro Decreto del 3 settembre 1810, n° 729, stabiliva al 15 settembre 1810 l'entrata in pieno vigore del Regolamento notarile di cui al precedente decreto”. Vincenzo Maria Egidi “SIGNA TABELLIONUM EX ARCHIVIO PUBLICO COSENTINO, TESTO-TAVOLE-INDICI, FONTI E STUDI DEL Corpus membranarum italicarum”, vol.V, Direttore Antonino Lombardo, Il Centro di Ricerca Editore, Roma-1970, pp. 12, 65-66, tav. XXVI n. 213. Nota a cura di Giuseppe Pizzuti.
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Bibliografia:
- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare Italiana”, Arnaldo Forni Editore.
- Erasmo Ricca, “La nobiltà del Regno delle Due Sicilie”, Napoli, 1839.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Famiglie nobili e titolate del Napolitano”, Arnaldo Forni Editore, 2005.
- Carlo Padiglione, “Trenta centurie di Armi Gentilizie”, Napoli, 1914.
- Giuseppe Lumaga, “Teatro della nobiltà dell'Europa ovvero Notizie delle famiglie nobili, che in Europa vivono di presente, e che in lei vissero prima ...”, Napoli 1725
- Franz von Lobstein, “Settecento Calabrese”, Napoli 1978.
- G.B. di Crollalanza, “Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti”, Pisa 1896.
- Roberto M. Selvaggi, “Nomi e volti di un esercito dimenticato”, Grimaldi & C. Editori, Napoli 1990.
- Gianni Custodero e Agostino Pedone, "L'Armata del Sud", Capone Editore, 2003
- Luigi Palmieri, “Cosenza e le sue famiglie attraverso testi atti e manoscritti” Tomo II, Pellegrini Editore 1999.
- Umberto Ferrari, “Armerista Calabrese”, La Remondiana, Bassano del Grappa 1971.


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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