Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia
d'Anna |
a cura del
Dott. Gian Marco Pauletta d'Anna di Laviano |
Armi:
più antica: troncato
nel primo cucito d’azzurro e nel secondo d’argento a tre bande di rosso
quindi: troncato,
d’azzurro al crescente montante d’oro accostato da due stelle dello
stesso e d’argento a tre bande di rosso.
Infine: inquartato, nel
primo e nel quarto troncato d’azzurro ai tre gigli d’oro e d’argento a
tre bande di rosso, nel secondo e nel terzo troncato d’azzurro al
crescente montante d’oro accostato da due stelle dello stesso e
d’argento a tre bande di rosso. |
© Stemma Famiglia d'Anna |
La famiglia fu patrizia napoletana, ascritta nel
Sedile di Portanova
ed è iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1921 per
i titoli di Duca di Laviano pr.(1716),
duca di Castelgrandine pr.
(1701), marchese di Rapone pr. (1723),
nobile dei duchi di Laviano (mf),
con successione napoletana. |
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Origini antiche.
Fulvio Orsini nel
suo “De Familiis Romanorum”(1577) e Scipione Mazzella nel
libro “Descrittione del Regno di Napoli” (1601), come altri
autori, sostengono l’origine romana della famiglia, che sarebbe
derivata dalla gens Annaea, trasferita nel napoletano, a Ravello, Scala ed Amalfi, dove c’erano ville romane, quando Alarico, re
dei Visigoti, prese Roma nel 410 d.c. .
Lucius Annaeus fu
Vescovo di Montiacum (Magonza) nel 330 d.C. .
Pietro d’Anna è
citato come Consigliere del Papa Gregorio IV (827-844) da Gian
Giuseppe Origlia, Paolino, nel suo “Istoria dello Studio di
Napoli” del 1753 e nel “Dizionario Storico” del 1754, in cui
dice che Pietro d’Anna scrisse la storia del ritrovamento del
Corpo di S. Secondino a Troia.
Nel
Codice
diplomatico amalfitano
compare in un atto rogato ad Amalfi
all’inizio del X secolo, nel 907: “ Lupino comite de Stephanu
de Anna “
Il nome sarebbe
derivato da “d(e) Anna(ea) (gente)”. Il nome si ritrova come Anneus, de Annis, de Anna e
infine d’Anna.
Secolo XIII
La
famiglia fu angioina dai tempi di
Carlo I d’Angiò.
A Napoli compaiono nei Registri della Cancelleria
Angioina nella seconda metà del ‘200 Orsone de Anna, mercante di Ravello, console e giudice dei ravellesi e degli scalesi
residenti a Napoli nel quartiere di Portanova, Nicola d’Anna,
probabilmente fratello di Orsone, e Guglielmo d’Anna, magistrato
e giudice del Regno. Orsone d’Anna concesse cospicui prestiti
al Re Carlo I,
un atto notarile del 1270 riporta un prestito di
500 once d’oro.
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© Laviano (SA) - Porta d'ingresso del
castello d'Anna |
I d’Anna abitavano
nel quartiere di Portanova: nel 1324 sono citati Orsone d’Anna
figlio di Giovanni, e i figli di Nicola, ed eredi di Orsone,
Giovanni Filippo, Angelo e Anello.
Roberto
d’Anna fu tra i cavalieri, tra cui Pietro de Laurentiis,
Marino
Agnese, Riccardo di Chiaromonte, Marino e Tommaso Pignatelli, Vito
di Lettere, che festeggiarono le seconde nozze di Carlo I con
Margherita di Borgogna ed ebbe dal Re il cingolo militare nel 1272
con Marino Agnese, Tommaso Pignatelli e
Bartolomeo
Geatani.
Nella stessa epoca
Lancillotto d’Anna ebbe dal Re la nomina di
Alto Barone di Cantalupo
(distinzione fra barone e alto barone: il secondo aveva i
privilegi di essere irremovibile, di non essere soggetto a
sindacato del re, di essere esente da tributi) con il castello e un Feudo nel contado di Sanseverino.
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Stefano d’Anna nel 1294 è assessore di Roggiero
Boccapianola, capitano della Terra di Somma. |
© Laviano (SA) - una parte
del castello visto di notte.
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La famiglia si diffuse nel
reame e fu tra le maggiori a Barletta.
Bartolomeo d’Anna, inviato regio
per la ricostruzione del castello di Barletta, fece parte del giustizierato di Bari nel 1282, nello stesso periodo
Hugo d’Anna
era un ricco notaio in Barletta. Nel Castello di Barletta si
trova la pietra sepolcrale Stefano d’Anna col suo stemma.
Arma del ramo d'Anna di Barletta:
d'azzurro, alla banda cucita di rosso, accompagnata da due gigli
d'oro, uno in capo e l'altro in punta. |
Secolo XIV
Nel 1325 Nicola
d’Anna era fra i cavalieri della Duchessa di Calabria, l’erede
al trono, futura Regina Giovanna I.
Nel 1345 Matteo d’Anna, nobile
di Portanova, fu giudice.
Alla fine del ‘300 alcune famiglie patrizie del
Sedile di Portanova, sostenitrici della Regina Margherita di Durazzo
e del figlio Ladislao d’Angiò, futuro Re di Napoli, di contro al
partito del pretendente al trono Luigi d’Angiò, fondarono l’Ordine
della Leonza, la cui insegna consisteva in una Leonessa d’argento, e
i d’Anna ne furono cavalieri.
A una sanguinosa zuffa avvenuta
nella piazza della Sellaria il 7 agosto 1380 fra i nobili di
Capuana e Nido da una parte e i nobili di Portanova e Porto
dall’altra, cui si unirono membri del seggio del Popolo, presero
parte Buffillo d’Anna, milite, e Filippo d’Anna insieme a Spatinfaccia
de Costanzo e i suoi
fratelli Paolo e Clemente.
Mattiella d’Anna († 1399)
nella seconda metà del ‘300
sposò Giacomo de Costanzo detto
Spatinfaccia, Signore di Teverola e di Scafati, da cui Carlo e
Tomaso, capitani di cavalli di Ladislao di Durazzo, che presso
Scafati uccisero Pietro
Acciapacia,
famoso cavaliere, in una disputa per il possesso di alcuni
bufali e quindi, riconosciuti dal Re nelle loro ragioni, furono
indultati. |
Lecce - Palazzo Marchionale d'Anna Petrarolo – Sec. XVIII |
Tre dame della famiglia d’Anna sono citate
nel poema giovanile di Giovanni Boccaccio “La caccia di
Diana”, che scrisse nel 1334 durante il lungo soggiorno
giovanile alla corte di Napoli: Alessandra d’Anna, Covella
d’Anna e Zizzola d’Anna sono tra le dame della sfarzosa
corte di Roberto II d’Angiò, che Boccaccio, innamoratosi
di Maria
d’Aquino, che si disse
fosse stata figlia naturale di Re Roberto, fece
partecipare alla caccia allegorica, insieme, tra le altre,
a Zizzola
Barrile, Principessella, Lariella e Marella
Caracciolo, Letizia
Mormile, Caterina, Serella e Vannella
Brancaccio, Sobilia
Capece, Giovannola
Coppola, Beritola e Biancola
Carafa, Vannella
Bulcano, Tuccella
Sersale, Zizzola
d’Alagna, Berita
e Costanza
Galeota, Peronella e Covella d’Arco, Marella
Piscicelli, tutte citate con i
loro nomi nel poemetto in terzine dantesche.
Angelo Maria d’Anna, patrizio napoletano, camaldolese,
Vescovo della Corte Vescovile di Sommariva di Lodi, fu
creato Cardinale nel 1384 da Urbano VI, al secolo Bartolomeo
Prignano, patrizio napoletano.
Il
Cardinale d’Anna, detto anche di Sommariva (de Summaripa) o
di Lodi (Laudensis),
fu Nunzio Apostolico nel
Regno di Napoli, Cardinale Diacono di S. Lucia in Sepsistolo,
Cardinale di S. Prudenziana, nel 1411 Vescovo di
Palestrina, partecipò al Conclave per l’elezione di sette
Pontefici in più di 40 anni di cardinalato, ebbe diverse Commende , fra cui nel 1399
fu abate commendatario del Monastero di S. Nicolò di Rodengo
nel bresciano e nel 1419 fu nominato priore commendatario
del Monastero di Pontida. |
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Cardinale Angelo d'Anna di Summaripa, Proprietà Civico Archivio Fotografico - Milano
"Tutti
i diritti riservati” ;
a destra:
Ritratto del Cardinale Angelo Maria d’Anna,
conservato nella Biblioteca del Monastero
Camaldolese di Classe a Ravenna
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Il cardinale
fu
decano del Sacro Collegio e
morì a Roma
il 21 luglio
del
1428, fu trasportato a Napoli e sepolto nella chiesa di Santa Maria in Cosmodin, detta
Santa Maria di Portanova,
con
questa epigrafe:
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Hic
iacet in Tumulo sacri Cardine coetus
Laudensis dictus senioque pater
optimus, isti
ANNA fuit generosa domus , sed
amabile nomen
ANGELUS , Angelicam pia mens
revolavit in Aulam
Mille CCCC bisdemis
octavoque iunctis
Currebat Christi,
mensis quoque Iiulius anni. |
© Stemma del Cardinale Angelo Maria d'Anna |
Secolo XV
La famiglia d’Anna fondò nel 1405 la Chiesa di San
Vito,
detta successivamente anche “chiesa de’ bottonari”,
vicino al Sedile di Portanova.
Innico
(Henricus) d’Anna, detto
il Monaco, nipote
del cardinale Angelo,
in quanto figlio del fratello Giovanni,
fu capitano
di cento cavalli del Re Ladislao di Durazzo (1386-1413) e, suo
ambasciatore plenipotenziario, firmò in nome del Re di Napoli la pace
con Firenze il 31 dicembre 1410. Innico fu quindi maggiordomo di Giovanna II,
che succedette a Ladislao
e fu fautore per conto della Regina di una alleanza con
Venezia siglata il 27 luglio 1416, ebbe dai Veneziani il patriziato
veneto. Dopo l’uccisione di
Sergianni Caracciolo nel 1432,
gli
subentrò nella carica di
Gran Siniscalco del Regno
per nomina della
stessa
Regina Giovanna II,
che lo
designò anche tra gli esecutori testamentari e i sedici Baroni
Governatori del Regno con Raimondo
Orsini Conte di Nola, Baldassarre
della Ratta Conte di Caserta, Giorgio
della Magna Conte di Buccino, Perdicasso
Barrile Conte di Montedorisi,
Ottino
Caracciolo Conte di Nicastro
Gran Conestabile del Regno, affinché lo conservassero alla sua
morte (1435) per il suo erede Renato d’Angiò.
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Renato d'Angiò (1435-1441) |
Quando Renato giunse dalla Francia (1438) e divenne Re di Napoli
diede ai d’Anna, a ringraziamento, la facoltà di alzare i gigli
di Francia nelle armi, inquartando lo stemma.
Innico d’Anna morì nel 1440 fu sepolto nel chiostro della chiesa di Santa Maria del Carmine con la seguente iscrizione:
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Henrico de Anna militi honorato ductu,&
auspicio Ladislai
Regis militum
Praefecto, & ob insigne virtutem Venetorum
Civitate donato, & Ioannae Reginae
Magno Senescallo, nec non
& Jovanello de Anna praeclaro viro.
Scipio de Anna Avo,&
Patri B.M. sibi, & sui sacrum P.M. C C
C C X L
|
L’alto
e grande campanile della stessa chiesa era stato adibito a torre dai
cavalieri di Portanova durante la difesa di Napoli dall’attacco di
Alfonso d’Aragona.
Filippo
d’Anna, deputato del Seggio di Portanova nel 1439, si trovava
insieme a Luigi
Coppola e altri nobili
a guardia del Carmine
quando avvenne il famoso episodio del “miracolo del
crocifisso”.
Il 17 ottobre 1439, Pietro
d’Aragona, fratello del re Alfonso, fece dar fuoco a una grossa
bombarda detta la
Messinese, la cui grossissima palla,
(ancora conservata nella cripta della chiesa), sfondò l'abside
della chiesa e andò in direzione del capo del Crocifisso che,
per evitare il colpo, abbassò la testa sulla spalla destra,
senza subire alcuna frattura.
Il giorno seguente, mentre Pietro
dava di nuovo ordine di azionare la
Messinese, una palla
sparata dalla bombarda installata sul campanile, gli staccò la
testa.
|
© Napoli - Chiesa Santa Maria del
Carmine |
Alla morte del fratello, Re Alfonso tolse l'assedio, ma
quando, ritornato all'assalto nel 1442, il 2 giugno entrò
trionfalmente in città, il suo primo pensiero fu di recarsi al
Carmine per venerare il prodigioso Crocifisso e fece quindi
costruire un sontuoso tabernacolo.
Giovannello d’Anna
(n.1410), figlio di Innico, ebbe il
patronato di una Cappella al Carmine, ebbe tre figli: Scipione
detto Monaco Juniore,
Luigi, Paolo,
con i quali questo ramo si estinse.
Agostina d’Anna,
sorella di Innico,
nel 1423 sposò
Tommaso
Pignatelli,
detto Masello,
patrizio
napoletano, capitano a guerra e governatore successivamente di
Bari, Atri e Putignano,
dai cui tre figli derivano le tre linee
Pignatelli Duchi di Monteleone, Principi di
Noja e
Principi di Strongoli.
Giovanni, primogenito di Tommaso e Agostina entrò nei Cavalieri
dell’Ordine di Malta.
Cicella d’Anna sposò
nel 1415 Jacopo
Sannazaro, capitano d’armi, che aveva avuto dal
Re Ladislao la Baronia delle Serre, confiscata ai Sanseverino.
I Sannazzaro erano di origine pavese, trasferiti a Napoli con i
fratelli Nicola e Benedetto, capitani d’arme di Carlo III di
Durazzo.
Unica erede di Saverio d’Anna,
Cicella portò in
dote molti beni e terre, che costituirono la parte più
importante delle possessioni dei Sannazaro e che furono poi
confiscati da Giovanna II, in inimicizia coi Sannazaro, e
concessi ai Sanseverino e ad Antonio
Marzano, duca di Sessa.
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© Napoli -
Chiesa di S. Maria del Parto
|
Dal
figlio di Cicella e Jacopo nacque Nicolò († 1462),
detto Cola, dal quale e da Masella di Santo Mango, nobile
salernitana, nacque il famoso poeta Jacopo Sannazaro
(Napoli, 1458
† ivi,1530).
Nel 1450 Berardo d’Anna fu Governatore di Manfredonia.
Giovanni
Filippo d’Anna fu Camerario del re Alfonso I d’Aragona
(Re di Napoli dal 1442 al 1458) e,
inviato dal Re in Sicilia, a Palermo, secondo diversi autori
fu, attraverso suoi figli, capostipite dei rami d’Anna
siciliani di Palermo, San Filippo d’Agira, Corleone e
Marsala.
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Ferdinando d’Anna nel 1478 fu tra i Senatori
di Palermo. |
Stemma dei Nobili d’Anna di Palermo; a destra:
stemma d’Anna
del ramo di Marsala e Corleone
Marchesi del Canneto dal 1812 |
Un altro Filippo d’Anna fu delegato di Portanova nel 1479.
Caterina d’Anna sposò Raimondo
d’Aragona, II Barone di Mirabella, succeduto al padre D. Pietro
nel 1473.
Porzia d’Anna
fu prima moglie di
Vincenzo Landi,
nobile della Cava (figlio di Andrea, Camerario del Duca di
Calabria Alfonso d’Aragona nel 1487)
il quale in seconde nozze sposò Francesca
Sannazaro.
Girolama d’Anna sposò Pietro Pisani, nobile
della Cava.
Antonio d’Anna,
capitano di lance,
sposò di Milia
Toraldo e fu tra i
cavalieri del Re Ferdinando I d’Aragona con Giovanni
Serra,
Alessandro e Paolo Carafa.
Lorenzo e Raniero d’Anna
sposarono
rispettivamente
Camilla,
nel 1507,
e Franceschella
figlie di Bartolomeo de Gennaro e di Nardella
d’Afflitto e sorelle di Andrea
de Gennaro, Conte di Martorano
e di Princivalle, colonnelli del Re Ferrante.
Nella Chiesa di Santa Maria di Portanova
c’era il sepolcro di Lorenzo d’Anna con questa iscrizione:
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Laurentius
de Anna priscae fidei, atque integritatis
Vir hic jacet. Obijt anno 1460
|
Angelo d’Anna nel 1495 fu, per il Sedile
di Portanova, fra gli Ambasciatori, fra cui Giulio Cesare
Caracciolo, Filippo Capece, Carlo Dentice, Scipione Loffredo,
Girolamo Carafa, Tomaso Pignatelli, Paolo Brancaccio,
Marcello Ruffo, Nicolò di Sangro, Angelo d’Alessandro,
Scipione Moccia, Cesare Agnese ed altri, che i Sedili
mandarono ad Aversa al Re Carlo VIII per dichiarare la
disponibilità dei napoletani ad accoglierlo come Re di
Napoli, come sarebbe avvenuto al suo ingresso a Napoli il
21 febbraio dello stesso anno.
Da
un fratello di Innico d’Anna , Atanasio derivarono due
floride linee , rispettivamente dai figli Carlo e Troiano.
Da Carlo, “miles”, nacquero Blasio, abate di San Leone di
Salerno e Fiorentino, medico, sposato con Fronclella
di Capua.
Galieno d’Anna,
figlio di Fiorentino,
“magnificus
dominus”
fu
Protochirurgo del Regno. Nel
1500 fu inviato a Roma dal Re Federico I per curare
Alfonso d’Aragona, duca di Bisceglie, figlio di Alfonso II
e secondo marito di Lucrezia
Borgia, che era stato colpito
con picche e pugnali al corpo e alla testa da un gruppo di
sicari sulle scale di San Pietro. Nonostante le gravissime
ferite Galieno riuscì a salvarlo ma un mese dopo Alfonso fu
strangolato nel suo letto da un sicario di Cesare Borgia, il
famoso duca del Valentino, figlio del papa Alessandro VI e
fratello di Lucrezia.
Galieno d’Anna ebbe nel 1503 il feudo di Montagano
(Collerotondo) da Andrea
di Capua, conte di Campobasso,
venduto successivamente
dal nipote
Ferdinando d’Anna a Jacopo Lillo
nel 1599.
Galieno sposò Candida
Vitagliano. |
Secolo XVI.
Di un altro ramo,
Giulio d’Anna
(† Caserta, 1527), patrizio napoletano, U.J.D, acquisì da Ladislao
d’Aquino, 2° Marchese di Corato, i diritti feudali delle
Signorie di Grottaminarda, Rocchetto e Pomigliano d’Arco con
Regio Assenso convalidato dal Vicerè Ugo de Moncada. Morti per
la peste in giovane età i figli maschi, Gian Geronimo e
Gian
Antonio nel 1529, i feudi furono ereditati dalla figlia
primogenita Livia, che ne fece il relevio. Con Giulio d’Anna si
spense l’appartenenza al patriziato di Portanova. |
©
Napoli - Stemma d’Anna |
© Napoli - Altarino famiglia d'Anna |
Porzia d’Anna, seconda figlia di Giulio d’Anna
sposò nel 1525 Simone Porzio (1496 † 1554) celebre medico e
filosofo, professore di filosofia a Pisa ed ebbe in dote dal
padre, tra gli altri cespiti, la rendita di 200 ducati sul
mercato di Caserta, che Giulio d’Anna aveva acquistato da Giulio
da Andrea Matteo
Acquaviva
d’Aragona, duca d’Atri. Dalla coppia
nacquero
Camillo e
Aurelia Porzio:
Camillo,
giurista e storico, è noto per aver scritto la storia della
congiura
dei Baroni contro Ferrante I d’Aragona, che rivendette la
rendita ereditata sul mercato di Caserta a Baldassarre
Acquaviva, conte di Caserta nel 1455.
Aurelia spòso Marino
Rossi del
Barbazzale, Signore di Centola.
Camilla d’Anna, cugina di Porzia, sposò Brigido Sasso, nobile napoletano della famiglia
patrizia di Scala.
Giovan Francesco d’Anna,
fratello di Galieno,
fu
Dottore in Leggi e famoso avvocato prima di divenire
Vescovo di Carinola (1518-1521),
eletto dal papa Leone X.
Galieno
d’Anna ebbe sei figli maschi: Gian Bernardino, erede di Montagano,
Ferdinando, Gian Vincenzo, Gian Domenico,
Gian
Antonio maritato con Olimpia
Orsini,
Aurelio abate.
Suo nipote Ferdinando d’Anna,
detto anche Ferrante, patrizio della Cava, fu Vescovo di Cerinola dal 1521 al 1530 e
quindi di Arcivescovo di Amalfi 1531-1541,
poi Vescovo di Bovino fino alla morte, più volte Legato Apostolico
presso l’Imperatore Carlo V,
donò la Chiesa di Santa Maria di Grado a Conca de’ Marini nel
1539,
morì a Gaeta nel 1563.
Ferdinando d’Anna, come Arcivescovo di Amalfi, presiedette
all’accoglienza di Carlo V, che di passaggio si fermò alla Cava
nel 1535, insieme a Giovan Andrea
de Curtis e altri nobili
cavesi. Con Paolo Andrea d’Anna, U.J.D, in quell’occasione tenne
la briglia del cavallo dell’imperatore, che fu ricevuto con
grandi onori e cui fu offerto un bacile colmo di monete d’oro. |
Concilio di Trento, particolare
dipinto nel Museo del Palazzo del Buon Consiglio, Trento |
Primo fra gli Arcivescovi, Ferdinando d’Anna partecipò al
Concilio di Trento (1545-1563) con altri napoletani, il
Cardinale Girolamo
Seripando Vescovo di Salerno, Pietr’Antonio
di Capua Arcivescovo d’Otranto, Gian Tommaso
Sanfelice Vescovo della Cava, Pompeo
Piccolomini d’Aragona Vescovo di
Tropea, Fabrizio
Severino Vescovo
della Cerra, il teologo Gian Francesco
Lombardo, Francesco Ferdinando
d’Avalos
Marchese di Pescara ambasciatore del Re Filippo II,
Annibale
Saraceno
Vescovo di Lecce dal 1560.
Un fratello di
Ferdinando, Gian
Domenico d’Anna,
nominato dal Papa Pio IV,
Giovan Angelo
Medici
di Marignano,
fu Vescovo di Bovino
dal 1565 al 1578,
morì a Napoli nel 1578,
una sua figlia naturale, Geronima, sposò
Vespasiano
de Liguoro.
Ferdinando Giovanni d’Anna,
di altro ramo, fu Vescovo di Ravello dal
1530 al 1541. Un
altro fratello dell'Arcivescovo Ferdinando, Gian Vincenzo d’Anna
(1524 † 1582) fu celebre giurista feudista autore
delle “Allegationes”, ebbe
il Feudo Baronale di Carovilli
e Castiglione, sposò Porzia
del Tufo dei Baroni di
San Massimo, di Fabrizio e Luigia
Carafa;
Porzia del Tufo era sorella di Giovan Battista,
che fu tra i napoletani partecipanti alla
battaglia
di Lepanto.
L’avvocato Gian Vincenzo domandò nel 1557 la
reintegrazione al seggio di Portanova senza riuscire a
riottenerla.
Pietro Paolo d’Anna, cugino dei
precedenti fratelli Ferdinando, Gian Domenico e Gian
Vincenzo, giurista U.J.D., scrisse un commento di prefazione “Ad
recolas sacris legibus vacantes” all’opera di Andrea
d’Isernia “
Costitutionum opus Regnis Siciliae” del 1521.
Da tale Pietro Paolo derivò la linea successivamente investita
delle ducee di Catelgrandine e Laviano nel ‘700. Nel 1520 Livia
d’Anna sposò Girolamo Anglisano, nobile della Cava,
giureconsulto, da cui nacque Delfino. |
© Lo stemma del ducato di Laviano |
Fabio d’Anna (1555 † 1605),
primo figlio di Gian Vincenzo, fu anch’egli
giurista, autore delle “Additiones”,
fu Primo Avvocato e consigliere
del Sacro Real Consiglio di Filippo II, sposò Clarice
de Guevara dei baroni di Montemalo,
de’duchi di Bovino di D. Vincenzo e D.
Laura Capuano.
Gian Vincenzo e il figlio Fabio furono sepolti nel sacello della
cappella gentilizia della chiesa di Santa Maria della Stella,
Fabio fu ricordato con una statua di marmo e un’epigrafe:
|
FABIO
EX
ILLUSTRI ANNIORUM FAMILIA ORTO.
QUI
CUM LEGALI DOCTRINA
JO.VINCENTIUM PATREM J.C. CLARISSIMUM ADAEQUASSET.
ETA’
PHILIPPO II REGE INTER REGIOS CONSILIARIOS
IN
REGNO NEAPOLITANO ADSCITUS FUISSET
IMMATURA MORTE PREVENTUS
E SINU
CARIS. CONIUGIS D. CLARICIS DE GUEVARA ERIPITUR
UNICA
RELICTA FILIA , & IN IPSO TOTA PENE FAMILIA EXTINCTA.
PORTIA
DE TUFO
TURBATO ORDINE MATER FILIO INCOMPARABILI P.
VIX. AN. L. OBIJT DIE 27 JULIJ
ANNO M.DC.V. |
© Napoli - Chiesa S. Maria delle
Stelle |
Livia d’Anna, unica figlia di Fabio e di Clarice
de Guevara, sposò nel 1625
Vincenzo Caracciolo, patrizio napoletano, dei Signori di Celenza e Torrebruna.
Fratelli di Fabio
d’Anna furono Gian Tommaso, comandante di fanti, e Gian
Ferdinando, comandante di cavalli
e Scipione, che sposò D. Costanza Magnani, da cui
Tommaso
sposato con Teresa
Palomera, da cui Anna, monaca, e Ferdinando sposato con Anna Folgione da cui
Fabio, sacerdote, Gian Vincenzo, Bernardino,
Scipione, Antonio.
Laura d’Anna († 1589)
fu moglie di Fabio Giordano, giureconsulto e magistrato
napoletano, nonché rinomato storico dell’antichità, una lapide
li ricorda nella chiesa dei SS. Severino e Sossio.
|
© Napoli - Chiesa SS.
Severio e Sossio |
Giovanni
Giacomo
d’Anna sposò
Margherita di Astorgio
Agnese, patrizio
del Seggio di Portanova;
dalla coppia nacque Faustina d’Anna ricordata da una lapide
nella Chiesa di Santa Maria di Portanova, la cui iscrizione è
riportata nel libro di Cesare D’Engenio Caracciolo “Napoli
Sacra”:
|
Faustina de Anna monialis
post pènitus, extinctam Io. Bernar-
dini fratris sui morte,
clariss. Anniae gentis familiam, Gentilitiu
hoc sacellum Camillum Agnesio
Amiti, ne in alienas manus ca-
deret, in perpetuum assignavit An. 1576.
|
Mirabella d’Anna
sposò nel 1570 Palmiero
Ferrara, patrizio napoletano, medico.
Girolama d’Anna sposò alla fine del ‘500
Pietro Pisani , da cui Giovanni Antonio.
Secolo XVII
.
Maddalena d’Anna sposò Antonio
Basso,
poeta rivalutato e riproposto da Benedetto Croce. Antonio Basso
era della famiglia patrizia di Portanova, discendente del figlio
di Luchina della Rovere, sorella del Papa Sisto IV, Antonio
Basso della Rovere, conte di Alliano, il quale sposò Caterina
Marzano, figlia del principe di Rossano e nipote del re
Ferdinando. Il marito di Maddalena d’Anna fu accusato di aver
congiurato insieme al marchese di Fontenay, ambasciatore di
Francia a Roma, contro il Duca Enrico di Guisa, reggente a
Napoli, e fu decapitato il 21 febbraio 1628 nel cortile di
Castelcapuano, nonostante le intercessioni del cardinale
Filomarino e le suppliche della
moglie Maddalena allora ventiduenne.
Prudenzia d’Anna sposò nel 1636
Tommaso Ferrara.
La
figlia di Pietro Antonio d’Anna e di Mariana Damiano dei Baroni
di Castronovo, Eleonora d’Anna sposata in prime nozze a
Francesco
Origlia, di nobile famiglia cavese, sposò quindi
Giuseppe
Grimaldi, di Gian Tommaso,
della famiglia di origine genovese, anch’essi potenti nobili
della Cava.
Eleonora d’Anna,
madre di Giacomo Antonio Grimaldi, dottore in leggi e giudice,
morì nel 1698 e nella Cappella del Palazzo Grimaldi fu posta una
lunga iscrizione in cui si riepilogavano le glorie della sua
ascendenza famigliare:
|
D.O.M.V.T
Dominae
Eleonorae de Anna qq. D. Petri Antonii, et Marianae Damiano
ex Baronibus Castrinovi,
qua morum
Pietate, qua generis Nobilitatae Clarissimae Avitos
Fidelissimae Hujus
Civitati Cave
splendores, ex Avitis per Illustris Familiae de Anna
Partenopeae Urbis
luminibusus
supreme ostentanti plurimis suorum imaginibus, seu feudorum
Dominio,
seu Insularum
Onore, seu Fascium, Armorumque Imperio insignum conspicue ;
Angeli
praesertim S.R.E: Cardinalis , Ferdinandi Archiepiscopi
Amalfitani, Ioannis
Francisci
Carinole, Ionnis Dominici Bovini Episcoporum , Raphaelis
ordinis
Cistercensis
Amalfitarum, Blasii Sancti Leonis de Salerno Abbatura
praestantintissimorum, Henrici vulgo Monaci, Militum
Praefecti Regni Magni
Senescalli ,
Lancillai castri Cantalupi, Ioannis Bernardini collis
Rotundi Dominorum,
Ioannis
Ferdinandi Equitum, Ioannis Tborae Peditum Ducum Nominibus
Decore.
I.C.D. Iacubus
Antonio de Grimaldo Neapolis origine Ianuensis Alestissimus
filius
Amatissimae
matri Parentans Cineribus licet alibi positis Sacellum hoc
Deiparae
Sacrum suae
Matris in feriis, meliorique sui suorumque memoriae
sollemniter dicavit,
Anno Domini
M. D. C. II. C.
|
(A Donna
Eleonora d’Anna di D. Pietro Antonio e di Mariana Damiano dei
baroni di Castronovo, che, per la rettitudine dei costumi e per
la stirpe di chiarissima nobiltà, ha illustrato gli antichi
splendori di questa fedelissima città di Cava, con le avite
glorie dell’illustrissima famiglia d’Anna della città di Napoli,
con le numerosissime figure dei suoi, sia per il possesso di
feudi, sia per l’onore delle insegne, sia particolarmente per il
prestigio delle cariche pubbliche e di comando militare: in
modo precipuo dei potentissimi Angelo Cardinale di Santa Romana
Chiesa, di Ferdinando Arcivescovo di Amalfi, dei Vescovi
Giovanni Francesco di Cerinola, Giovanni Domenico di Bovino, di
Raffaele dell’Ordine dei Cistercensi Amalfitani, di Blasio
dell’Abazia di San Leone di Salerno, di Enrico detto il Monaco,
Prefetto Militare, gran Siniscalco del Regno, dei cavalieri
Francesco, Galieno, e Fabio Serenissimi Consiglieri del Regno,
di Lancillotto del Castello di Cantalupo, di Giovanni Bernardino
dei Signori di Colle Rotondo, di Giovanni Ferdinando e di
Giovanni Tommaso insigniti dell’onore di comandanti di cavalieri
e di fanti.
Giacomo
Antonio Grimaldi di Napoli, di origine genovese, mestissimo
figlio, onorando l’amatissima madre, sebbene le ceneri siano
poste altrove, dedicò solennemente questo sacello a
sua madre per le festività religiose, a migliore
memoria sua e dei suoi, nell’anno del Signore 1698.) |
© Laviano (SA) - Corte del Castello
di Laviano, in ristrutturazione |
Eleonora d’Anna fu
l’ultima del ramo derivato dal secondo matrimonio di Michele
d’Anna (1450 † 1520) di Troiano, di Atenasio, con Giordana d’Aieta
, da cui nacque Giovan Vincenzo (1509 † 1541) sposato con Gerolama de Mauro, da cui Gian Michele (n. 1530 ) coniugato con
Eleonora Manclino da cui il Pietro Antonio, padre di Eleonora.
Il figlio
secondogenito del succitato Atanasio, Troiano sposò Maria de
Storione, nobile amalfitana, e da loro derivano Michele,
Francesco , senza prole, Menelao sacerdote e
Nicoloso sposato
con una Gironda, da cui Gian Felice, da cui Federico (n.1521).
Michele d’Anna
(1450 † 1520), giudice, sposò in prime nozze Sebastiana Giuda e
in seconde Giordana d’Aieta, dal primo matrimonio nacquero
Roberto e Giovan Andrea senza figli e Pietro Paolo.
Pietro Paolo
d’Anna (1488 † 1541), giurista U.J.D., scrisse un commento di
prefazione “Ad recolas sacris legibus vacantes” all’opera
di Andrea d’Isernia “Costitutionum opus Regnis Siciliae”
del 1521. Da tale Pietro Paolo derivò la linea successivamente
investita delle ducee di Catelgrandine e Laviano nel ‘700.
Da Pietro Paolo
d’Anna, sposato nel 1528 con Eleonora Mugnes, provenne Onofrio
(1529 † 1595) sposato nel 1567 con Caterina
Quaranta, da cui Francesco e
Aurelio. Francesco (1570 † 1640), sposato nel 1599 con Laura
Boccuccia, ebbe due figli, Onofrio, senza prole, e Pompeo
d’Anna, (1602 † 1676), che sposò nel 1628 Beatrice
Ametrano ,
sorella di Antonio, Duca di San Donato.
Pompeo d’Anna fu
Regio Doganiere della Regia Dogana di Napoli, ricchissimo, con
grossi interessi mercantili anche con l’Olanda, fu un grande
collezionista d’arte, nel suo palazzo alla Riviera di Chiaia
esponeva opere del Guercino, del Caravaggio, di Rubens. Da
Pompeo nacquero Francesco, Giuseppe e Onofrio, canonico di San
Pietro in Vaticano.
Il figlio
di Pompeo D. Francesco d’Anna († 1714,
sepolto nella Chiesa di Sant’Eframo Nuovo)
acquistò nel 1694 i feudi di Laviano, Castelgrandine e Rapone
dalla Regia Curia , che li aveva incamerati dopo
la morte senza eredi di Nicola de Guzman Carafa , figlio di
Anna Carafa de Guzman, principessa di Stigliano, moglie del
vicerè Enrico
de Guzman, conte di
Olivares. Il 27 settembre 1697 divenne
Barone di Laviano (da Carlo II) e il 21 luglio 1701
I Duca di Castelgrandine (da
Filippo V ), sposò D. Dorotea Lucina, sorella del Maestro di
Campo Lucina.
Francesco d’Anna fu governatore della SS. Casa dell’Annunziata e
possedette villa Castelgrandine a Resina, sistemata da Pietro
Vinaccia, ingegnere napoletano.
Il figlio primogenito Pompeo nel 1694 fu ucciso
proditoriamente, a seguito di una futile disputa, nel Teatro di San
Bartolomeo,
alla presenza del Vicerè Santesteban, da Giuseppe
Capece,
giocatore e
avventuriero,
fratello del Marchese di Rofrano e
dal cugino Bartolomeo
Ceva Grimaldi, duca di Telese, i quali
riuscirono, al momento, a fuggire. Il delitto fu
particolarmente grave, “lesae maestatis” in quanto avvenuto in
presenza del vicerè, e i rei furono perseguiti con
determinazione, al duca di Telese furono sequestrati i beni
feudali e quindi i due furono catturati e incarcerati.
Evasi
di prigione, furono poi tra i cospiratori della famosa congiura del
Principe di Macchia contro
Filippo V, succeduto a
Carlo II nel 1700
al trono di Napoli,
finendo il Capece fuggiasco ucciso dagli archibugieri del
vicerè e la sua testa affissa a un torrione del Castel Nuovo. |
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Anche il duca Francesco,
nonostante la sua nobiltà generosa, fu acclamato
due volte, nel 1687 e nel 1702,
Eletto del
Seggio del Popolo, da cui era portato in gran considerazione
e cavalcò fra gli Eletti dei Seggi ad
accogliere
Filippo V,
esercitò col favore regio un’attività di mediazione molto
apprezzata fra la nobiltà dei Seggi, la ricca borghesia e la
Corona.
Gli scrisse al proposito il Re Filippo V le seguenti parole:
“No ha sido el Real animo de Su Magestad
prejudicar a V.S. en cosa alcuna de las honras, con que je halla
adornado, fin antes bien juzga Su Magestad que con este nuevo merito
le ha de dar muchos motivos con que V.S. experimente muy a su
satisfacion los effectos de Su Real benignidad”.
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Secolo XVIII
Il figlio secondogenito
di Francesco, D. Giuseppe d’Anna (1673 † 1754), II Duca di
Castelgrandine, divenne
il
13 marzo
1717
I Duca di Laviano
(da
Carlo VI)
e
il
30 settembre 1724
Marchese
di Rapone
(ancora da Carlo VI), sposò nel 1704 D. Andreana Carafa, di D. Vincenzo, patrizio
napoletano e D. Isabella
d’Afflitto dei
Signori di Monteroduni. La sorella di Giuseppe, D. Beatrice sposò D.
Gabriel Sanchez de Luna, dei Baroni di
Sant’Arpino, I° duca di Gagliati,
Giudice Perpertuo
della Vicaria e Regio Consigliere di Filippo V, ebbero
Giovan Battista,
ecclesiastico, e
Francesco, che, morto il fratello primogenito,
diventò il III duca trasmettendo quindi il titolo al figlio
Alonso,
Carmela che sposò il Conte Carlo de Guevara e
Domenico che sposò Maria
de Vera d’Aragona.
A
Giuseppe succedette
il figlio D. Vincenzo
d’Anna (1706 † 1774), II Duca di Laviano, III Duca di Castelgrandine, II
Marchese di Rapone, che sposò nel 1727 D. Anna
(† 23.5.1789), figlia di
D. Giacinto Falletti
Arcadi, Duca di Cannalonga, Signore di Sicignano e San Gregorio e
della nobile piemontese Rosa
Margherita Valperga dei Conti di Masino,
Marchesa di Bossia.
Anna
Falletti aveva ereditato alla morte del padre Giacinto (1722) il
Feudo di Sicignano e, in comproprietà con la sorella
maggiore Maria Giuseppa, moglie di Teodoro Falletti, la
villa d’Elboeuf
a Portici, costruita dall’architetto
Ferdinando Sanfelice e che fu poi venduta al Re Carlo III
per ampliare la Reggia di Portici.
Il fratello di Vincenzo,
Padre Francesco
d’Anna (1709 † 1782) dei duchi di Laviano fu Preposito della
Congregazione dell’Oratorio di Napoli.
Loro
figlio D. Giuseppe Maria d’Anna (1754 † 1812), III Duca di Laviano,
IV Duca di Castelgrandine, III Marchese di Rapone, ereditò dalla
madre il Feudo di San Gregorio, sposò nel 1775 Geronima
Spinelli Savelli dei Principi di
Cariati e dei Duchi di Seminara, di Antonio, patrizio
napoletano, fratello di Giovanbattista VII Principe di Cariati,
e di Maria Rosa Buonvicini. Giuseppe Maria era cognato di Don
Pasquale
d’Alessandro Duca di Pescolanciano, marito di Maria
Giuseppa Spinelli Savelli, sorella di Geronima.
Il fratello del
Duca Francesco, Giuseppe fu Regio Doganiere e il figlio
Saverio
d’Anna
fu presidente della Regia Dogana,
comandò la Gendarmeria Reale e fu nominato Marchese da
Carlo III il 5 febbraio 1758. Saverio d’Anna sposò
Elisabetta Scuringi vedova Fecondo: non ebbero figli e Saverio
adottò il di lei figlio del 1° matrimonio Nicola Fecondo d’Anna,
che ereditò il titolo di Marchese con Regio Assenso e sposò
Giuditta
de Bisogno. |
Eruzione Vesuvio anno 1794
Dipinto di Alessandro D'Anna |
Ponte di Caligola e il Golfo di
Pozzuoli
Dipinto di Alessandro D'Anna |
Secolo XIX
Il figlio primogenito del Duca Giuseppe Maria
D. Vincenzo d’Anna (1776 † 1844), IV Duca di Laviano si formò alle armi al collegio militare di
Torino e divenne giovanissimo ufficiale dell’esercito sardo,
riformato poi per una ferita nel 1795, avendo combattuto con i
piemontesi contro i francesi.
Si recò quindi a Vienna
con Marzio
Mastrilli, Marchese di
Gallo, allora Ambasciatore del Re di Napoli alla Corte di
Vienna, e ivi per quattro anni soggiornò, studiando musica con Beethoven.
Tornato a Napoli, ventitreenne, partecipò
alla
Repubblica Partenopea
del 1799, e quindi, alla tragica fine della Repubblica, andò
esule a Parigi, dove coltivò studi di musica, conobbe e sposò
l’ottima violinista Felicita Le Brun dei Conti di Bassanville,
nipote di Charles François Le Brun, principe Archi Tesoriere
dell’Impero, duca di Plaisance e pari di Francia.
Con il regno di
Giuseppe
Buonaparte a Napoli, Vincenzo ritornò e divenne colonnello
della Legione Provinciale di Salerno e nel 1806 fu nominato
scudiere del Re. Fu quindi capitano dei veliti a cavallo (1808),
Capo Squadrone degli Ufficiali di Ordinanza del Re (1809). Fu
tra i primi insigniti Commendatore dell’Ordine delle Due Sicilie. Maggiore del 2° cavalleggeri ebbe il comando dei due
squadroni napoletani inviati con la Grand Armeè nella campagna
di Germania (1813), e al comando della cavalleria napoletana
partecipò alle battaglie di Limbach, Nossen, Konisgsruck,
Scewnitz, Bautzen e Jauer, ricevendo la Legion d’Onore.
Aiutante Generale (1814). |
Statuetta di Colonnello della
Cavalleria di Murat |
Con la restaurazione del Re Ferdinando di
Borbone, che concesse la Costituzione, rimase nella cavalleria
come colonnello del Reggimento di Cavalleria ” Borbone” ottenendo
la nomina a Cavaliere Commendatore del
Real Militare Ordine di
S. Giorgio della Riunione(1)
e nel
1820 fu nominato Maresciallo di Campo
(grado equivalente a Generale di Brigata).
Fu costituzionalista convinto, con simpatie per i carbonari e i
massoni e dopo la disfatta di Rieti, con l’arrivo a Napoli delle
truppe austriache e la restaurazione assolutista , fu epurato
dall’esercito (1921).
|
Si ritirò a vita
privata, si dedicò alla coltivazione di piante rare e
riprese i suoi interessi musicali, fu
mecenate di musicisti, fra cui la famosa cantante francese d’opera
Teresa Malibran finanziando la pubblicazione
di sue canzoni da camera insieme, tra gli altri, alla Duchessa di Noja, al Principe della Scaletta, al Cavalier
Acton, al Conte di
Stalkelberg,
ambasciatore della Russia. |
© Proprietà Casa d'Anna - Collari dell’Ordine della due
Sicilie e della Legion d’Onore, di cui fu insignito Vincenzo
d’Anna,
IV duca di Laviano, ufficiale della cavalleria
murattiana. |
Sposò in seconde nozze nel 1838 D. Marianna
Cappa di San Nicandro, di famiglia patrizia dell’Aquila. Una scrittrice e giornalista, molto nota
nella Francia dell’epoca, Anais Le Brun, Comptesse de Bassanville,
dedicò un libro “Voyage a Naples” a “M. le Duc de Laviano”, ringraziandolo
dell’ospitalità ricevuta e in un altro libro “Les salons d’autrefois”
dedicò un intero capitolo a “La Duchesse de Laviano” con un lungo
racconto romanzato. |
Laviano (SA) - le terre dei d'Anna |
Le sorelle del duca Vincenzo,
D. Maria
Francesca e D. Maddalena sposarono rispettivamente D. Gennaro
Pignone del Carretto,
di Giuseppe e Costanza Carissimi, patrizio napoletano, e il marchese D. Raffaele Guindazzi, patrizio
napoletano.
D. Luigi d’Anna sposò D. Carolina dei conti
Tufarelli di D. Andrea e D. Maria Antonia de Angelis.
D. Maria Luisa d’Anna sposa nel 1868 D. Alberto
Albertini, XI Principe di Cimitile e Sanseverino.
Al Duca Vincenzo, che ebbe dalla prima moglie
un solo figlio, Amaury morto infante, successe il cugino
di 2° grado (di Vincenzo di Nicola, fratello del Duca
Giuseppe Maria),
D. Ernesto d’Anna (1819 † 1893), V Duca di Laviano, VI Duca
di Castelgrandine, V Marchese di Rapone, che sposò in prime nozze D.
Carlotta Mirelli dei Principi di Teora nel
1860 e, in seconde nel 1870 D. Adele
Caracciolo dei Principi di
Marano
di Fabrizio, Brigadiere delle Reali Guardie del Corpo
a Cavallo, e Agostina Gialone.
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Ernesto d’Anna fu l’ultimo Duca
di Laviano vissuto nel Regno di Napoli ed ebbe dal primo matrimonio
Marianna,
primogenita, che
sposò D. Michele
Capano,
dei principi di Pollica e conti di Celso,
Duca di Civita Sant’Angelo,
Regia
Guardia del Corpo a Cavallo,
e quindi
Vincenzo e
Carolina. |
Alcune fonti bibliografiche:
ELENCO UFFICIALE NOBILIARE ITALIANO,Torino, 1922
Livio SERRA di GERACE, Genealogia d’Anna, nei Manoscritti,
Archivio di Stato di Napoli.
Francesco BONAZZI di SANNICANDRO, Famiglie nobili e
titolate del Napoletano, Napoli, 1902
Bernardo CANDIDA GONZAGA, Memorie delle famiglie nobili
delle provincie meridionali d’Italia, Napoli, 1875-1882 .
Francesco CEVA GRIMALDI, Memorie Storiche della città di
Napoli, Napoli, 1857.
Cesare D’ENGENIO CARACCIOLO, Napoli Sacra, Napoli,
1623 .
R. FILANGIERI di CANDIDA, Codice Diplomatico Amalfitano,
Napoli, 1917
V. FILANGIERI, I Registri della Cancelleria Angioina,
Napoli, 1955-1979.
Virgilio ILARI et al., Storia Militare del Regno
Murattiano (1806-1815), Widerholdt Frères, 2007
Gianbattista MASCIOTTA, Il Molise dalle origini ai nostri
giorni, Napoli,1915.
Scipione MAZZELLA, Descrittione del Regno di Napoli,
Napoli, 1601.
Gian Giuseppe ORIGLIA, Paolino, Istoria dello Studio di
Napoli, 1753.
Francesco PANSA, Istoria della antica repubblica di Amalfi,
Pier Paolo Severini ed. ,1724
V. SIMONCELLI de’ CARVAJAL, Famiglia d’Anna di Napoli.
Notizie storico-araldiche e biografiche, Rivista del
Collegio Araldico, anno XXX, Roma, 1932 .
A. VITRANI – F. PINTO, Barletta città Regia , Barletta
, 2003. |
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Note:
1)
Archivio di Stato di Napoli -
Decreto emesso in Portici il 7-10-1819 da
Ferdinando I di Borbone, re delle Due Sicilie
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