Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.

Famiglia Volpicella

Arma: d'argento alla banda di azzurro caricata di tre gigli d'oro ed accostata da due volpi al naturale, correnti in banda.
Cimiero: una volpe al naturale nascente, sostenente con la bocca un giglio d'oro.
Motto: Ex virtute laus, ex fortitudine honor.
Dimora: Napoli
 


© Napoli - Stemma famiglia Volpicella

L’antica e nobile famiglia Volpicella ha goduto di nobiltà in Molfetta, Giovinazzo e in Napoli fuori Seggio.
Pietro Volpicella, figlio di Pasquale, dottore in legge, patrizio di Molfetta, trasferì il suo casato nel XIV secolo a Giovinazzo dove fu ascritto nella nobile piazza.
Nel 1394 Vincenzo Volpicella fu uno dei nobili che intervenne nell’atto di concordia tra la nobiltà ed il popolo di Giovinazzo.
Nel 1407 Pietro Volpicella, fu giudice e luogotenente del Governatore di Bitonto; nel 1401 eresse la cappella di S. Maria della Neve nella Cattedrale di Molfetta.
Francesco (
1450), figlio di detto Pietro,  fu supremo magistrato dello stato del principato di Taranto.
Giovanni Antonio nel 1517 fu ambasciatore della città di Molfetta presso la regina Giovanna d’Aragona. Già da tempo a Molfetta vi era un’aspra lotta tra i nobili e il popolo, ovvero da quando la moglie di Ferrante I d’Aragona ridusse da 24 a 12 il numero dei popolani, parificandolo a quello dei nobili; capo della rivolta fu Antonello Bove,  esattore di Ferdinando di Capua, duca di Termoli e Signore di Molfetta, il quale pur essendo ricchissimo non poteva fregiarsi del titolo di nobile. Egli, insieme a Giovanni Mincio, organizzò la congiura; di sera i cittadini assaltarono il palazzo della Dogana per uccidere gli aristocratici lì riuniti in seduta come di consueto.
Detto Giovanni Antonio Volpicella insieme al fratello Orazio, a Giovanni de Iudicibus ed i loro militi misero in fuga i congiurati, arrestando i più facinorosi.
La vendetta non si fece attendere e il 19 giugno 1529, i nobili della cittadina pugliese guidati da Giovanni Caracciolo, principe di Melfi, entrarono in città, bruciando numerose  case, uccidendo e  saccheggiando. Il sacco e le uccisioni durarono tre giorni; alla fine si contarono più di mille vittime, mettendo fine alla guerra civile.

Nel 1598 Giovan Battista, valoroso milite di Carlo Emanuele I di Savoia, fu nominato cavaliere di giustizia dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro.
Nel 1649 il canonico Vespasiano elevò a sue spese e dotò il magnifico tempio di S. Santa Maria Consolatrice degli afflitti in Molfetta.
Nel 1648 Giovanni Antonio, con i suoi militi, seguì a Napoli il conte di Conversano per sedare la rivolta di Masaniello.
Alla fine del XVII secolo i Volpicella di Molfetta si estinsero con Silvia che sposò nel 1614 Giovan Antonio Volpicella di Giovinazzo; la diramazione giovinazzese, pur restando patrizi di Giovinazzo, si trasferirì a Molfetta.
I Volpicella possedevano la terza cappella dedicata alla Madonna della Libera nella Chiesa dei Santi Cosma e Damiano di Secondigliano, all’epoca comune vicinissimo a Napoli; ai piedi del quadro del suo altare maggiore vi era dipinto Domizio Volpicella con i suoi due figli Giovanni e Vincenzo.
Dalla lapide si leggeva: “Hunc lapidem faciendum curavit Rev. D. Antonius Volpicella Beneficiatus Venerabilis Capellae S. M. de Libera, sumptibus suis A.D. 1683”.


©
Napoli - Chiesa SS. Cosma e Damiano


© Elenco dei Rettori Curiali

Don Cosma Vincenzo Volpicella, U.J.D., fu Rettore Curiale della Chiesa dei SS. Cosma e Damiano di Secondigliano.
I Volpicella si imparentarono con prestigiose famiglie come i Rufolo, i Grimaldi, i Frezza, i de Turcolis, i Sasso, gli Anfora, ed altre; la linea primogenita dei Taurisano, patrizi di Bari, si estinse nei Volpicella.
Verso la metà del XVIII secolo il giureconsulto Vincenzo Volpicella portò la sua famiglia a Napoli.
Il Casato fu ricevuto nell’Ordine di Calatrava agli inizi del XVIII secolo, come quarto del cavaliere Luca Torres, e, per giustizia, nel S.M.O. di Malta nel 1794 e nel 1858.
I Volpicella furono ammessi al Real Monte di Manso, istituzione benefica fondata nel 1608 a Napoli con lo scopo di assicurare gratuitamente un’istruzione elevata ai figli delle famiglie napoletane, con Vincenzo Volpicella
(Napoli 18 settembre 1840 † ivi, 11 agosto 1910).

Via del Priorato
© Napoli - Stemma famiglia Volpicella

Tra l'Otto e Novecento diedero lustro alla Famiglia:

Filippo Volpicella (Napoli, 9 settembre 1802 †  ivi, 18 luglio 1881), patrizio di Giovinazzo, Cavaliere di Città, Cavaliere Mauriziano, fu letterato e studioso di scienze sociali, sposato a Vincenza dei marchesi Bonelli († 22 dicembre 1875), ha avuto come figlio Vincenzo (Napoli 18 settembre 1840 † ivi, 11 agosto 1910), sposato in Napoli il 22 aprile 1881 a Vittoria Insabato († 20 marzo 1887), in seconde nozze, il 2 marzo 1902 a Rosa Iaccarini; ha avuto come figli Filippo (n. Napoli, 27 gennaio 1882), ed Antonietta (n. Napoli, 24 gennaio 1884), sposata ivi il 19 settembre 1896 a Ferdinando Notaristefani, e Luigi (n. Napoli, 1° febbraio 1886), sposato ivi il 5 settembre 1912 a Carmen Silvestri di Tito e Giulia Genoino.
Giovanni (12 giugno 1808 † 17 gennaio 1851), patrizio di Giovinazzo, fratello di Filippo, sposato a Luisa Petrosini Scafati (27 dicembre 1817 † 4 agosto 1854), ha avuto come figli Vincenzo (n. 7 agosto 1842), decorato della Croce Pro Ecclesia et Pontefice, sposato il 19 aprile 1885 ad Irene Notaristefani ha avuto come figlie Luisa Gonzaga (Taranto, 7 agosto 1887 † Napoli, 20 dicembre 1913), e Caterina (Napoli, 6 settembre 1889  †  ivi, 13 febbraio 1915).
Scipione (Napoli, 5 agosto 1810 † ivi, 23 febbraio 1883), patrizio di Giovinazzo, fratello di Filippo e Giovanni, storico, fu nominato primo bibliotecario nella Biblioteca Nazionale di Napoli e dal 1876 fu presidente della Società Napoletana di Storia Patria. Nel 1882 impalmò donna Lucia de Sivo (Napoli, 1818 † ivi, 13 aprile 1891), già vedova in primi voti del conte Vincenzo Volturale e in secondi voti di Andrea Giordano, barone di Torre Montanara. La de Sivo era proprietaria della villa in Napoli a Posillipo, poi passata ai d'Abro, acquistata nel 1823 dal padre Aniello de Sivo di Maddaloni, fratello di Antonio, generale borbonico, che nel 1799 cacciò i francesi da Palazzo Reale di Caserta e conquistò Capua, e nel 1818 fu nominato governatore di Capitanata; ha avuto come figlio Luigi (Napoli, 30 gennaio 1864 † ivi, 18 novembre 1949), Direttore dell'Archivio di Stato di Lucca, sposato in Napoli il 16 giugno 1888 a Maria Franco ha avuto come figli Teresa (n. Napoli, 18 maggio 1889), Giuseppina (n. Napoli, 22 dicembre 1890), Scipione (n. Napoli, 9 ottobre 1891), Raffaele (n. Napoli, 24 dicembre 1893), Flavia (n. Napoli, 12 maggio 1900), Lucia (n. Napoli, 4 febbraio 1904).
Luigi (Napoli, 1816 † ivi, 1883), patrizio di Giovinazzo, fratello di Filippo, Giovanni e Scipione, fu storico, membro dell’Accademia Pontaniana, Consigliere di Cassazione; in sua memoria il Comune di Napoli gli ha intitolato una strada.

Per la genealogia si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e per Cesare, Filippo e Scipione Volpicella il Registro della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.

Bibliografia:
- L'Araldo “Almanacco Nobiliare del Napoletano 1915”, Enrico Detken, libraio editore, Napoli 1914.
- Berardo Candida Gonzaga, “Memorie delle famiglie nobili delle Province Meridionali d’Italia”, Napoli, 1875.
- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare Italiana”, Arnaldo Forni Editore.
- G.B. di Crollalanza, “Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti”, Pisa 1896.


Casato inserito nel 4° Volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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