Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Verusio

Marchesi di San Giovanni
(per diretta concessione fin dal 30 ottobre 1798)

a cura dell'Architetto Marco Dean

PREMESSA

La presente ricerca è esclusivamente basata su alcuni documenti conservati, in originale, presso l’Archivio di Stato di Benevento, presso la Biblioteca Comunale Beneventana e presso l’archivio del Museo del Sannio; inoltre sono state compulsate alcune fonti edite che si sono rivelate, in alcuni passi, oltremodo fuorvianti.
La ricerca genealogica si è rivelata agevole sino alla sesta generazione dei Marchesi di San Giovanni.
Il manoscritto ottocentesco, trascritto in appendice, documenta al XVI secolo, indirettamente, l’esistenza di un’ulteriore famiglia Verusio in Napoli.


Stemma Verusio Marchesi di San Giovanni

LA FAMIGLIA VERUSIO PER COME DESCRITTA IN UNA PERGAMENA SETTECENTESCA

È conservato, presso l’Archivio di Stato di Benevento, il seguente documento su pergamena (sembra quasi il regesto di un processo di nobiltà) di cui si propone la seguente trascrizione:
Giuseppe Stefano Zambelli Cavaliere Gerosolimitano e del S.R.I de (lembo illeggibile) Protonotario Apostolico del numero dei Partecipanti del SS. Signor Nostro Papa Pio VI felicemente Regnante Prelato Domestico Referendario dell’una e l’altra Segnatura e della Città di Benevento e suo contado Governatore

Essendo pienamente informati non solo delle buone qualità e requisiti personali delli Signori Capitani Don Nicola ed Uditor Civile Don Giuseppe germani di Verusio della città di Benevento ma anche delle di lor Nobil Famiglia possiamo con tutta certezza e sicurezza accertare essendo la medesima da più secoli mantenuta con decoro, e lustro, avendo fatto parentati con Famiglie Patrizie e Nobili tanto di essa città che Esterni costando da pubblici Documenti esistenti negli Archivi pubblici della città di Benevento a Noi esibiti da dove rilevasi che nell’anno 1554 la detta Famiglia Verusio era Feudataria il che meglio apparisce da uno strumento in carta pergamena stipulata nel Convento di San Giovanni, in Regno, dal Notaro Cosimo di Pinto in data 8 agosto 1554, col quale il Nobile Gian Battista Verusio della città di Benevento donò a Pirro, Antonio, e Silvio tutti i suoi mobili, stabili e frà gli altri il detto castello di San Giovanni (San Giovanni di Ceppaloni, in Principato Ultra, n.d.r.). Da altri documenti abbiamo conosciuto che il detto Pirro procreò Giovanni, il quale essendosi sposato in Napoli con una Signora della Famiglia Errico procreò tre figli Marsilio, Giovan Domenico, e Marcello. Il primo, Marsilio, fù Canonico Decano della Metropolitana Chiesa di Benevento, il secondo, Giovan Domenico, si ammogliò anche in Napoli con Antonia Croce procreò due figli Orsilio e Gennaro. E al primo è (…) il Marchese E. Salvatore Verusio, domciliato in Napoli, e l’atro fu ivi il celebre Avvocato. Il terzo genito Marcello sposa Diana Cirelli, figlia di Gennarino, Diana (……) ambidue famieglie Patrizie Beneventane come dai Capitoli Matrimoniali stipulati dal Notaro Andrea Piperno nel 1640, essendosi l’altra sorella di Diana per (…..) D. Caterina maritata col Colonnello delle Milizie Urbane D. Domenico Arina anche Patrizio. Dal sopradetto Matrimonio fu procreato D. Girolamo Verusio che nel 1695 mediante Dispensa Apostolica e Capitoli stipulati dal Notaro Pietro Paolo D’Auria prese in Moglie D. Anna Vitelli Sorella Germana di D. Giuditta, Moglie del (…) di Paduli D. Baldasarre Coscia, Germano dell’E.mo Cardinale di tal cognome, anche Patrizio Beneventano. Da tal matrimonio fu procreato D. Giovanni Verusio che mediante Capitoli Matrimoniali per gli atti de Notaro Giovan Battista Faenza nel dì 8 febbraio 1733 prese in Moglie Diana Bruno del quondam (…) di Famiglia Patrizia Vedova di due Cavalieri Beneventani, cioè il Conte D. Gennaro Vitelli e D. Antonio Cardona. Rimasto vedovo il detto D. Giovanni Verusio passò a nuove nozze, mediante Capitoli Stipulati dal Notaro fu Girolamo Fiorenza, colla Sig.ra D. Rosa Santamaria, figlia del Conte Adamo, e sorella Germana di due Prelati Domestici Monsignor Nicolò Saverio e Monsignor Gennaro Santamaria il primo Maestro di Camera di Benedetto XIII, Vescovo di Cirene, Canonico Decano della Basilica Vaticana di San Pietro ed Abbate Commendatario della Badia di Mater Domini nel Regno di Napoli, come pure fu Germana di D. Ignazio Santamaria da figlio educato nel Nobile Collegio Nazzareno fu dalla S. M. di Benedetto XIV insignito della carica di Giudice Civile perpetuo di Benevento. Dal Matrimonio furono procreati D. Nicola e D. Giuseppe Verusio, questo secondo essendole state rassegnate molte pensioni dai detti suoi Zii Prelati esercitala Carica di Uditore (…) Pontificio Governo con sommo decoro, dottrina ed onestà, e il primo D. Nicola essendo stato dal Regnante Sommo Pontefice promosso a Capitano Onorario della Milizia Urbana di Marittima e Campagna hà sposato la Signora D. Gaetana Ciampella figlia del Barone D. Camillo Patrizio della città dell’Aquila, come apparisce dai Contratti Matrimoniali Stipulati dal Notaro Nicola Rubione in data 15 gennaro corrente anno 1797 e per la perizia ne abbiamo fatta fare la presente dichiarazione dal nostro segretario sottoscritto di (… … ) col sigillo delle nostre armi.
Dal Palazzo Apostolico di Nostra Residenza questo di 25 luglio 1797.

LA FAMIGLIA VERUSIO PER COME DESCRITTA IN UN MANOSCRITTO OTTOCENTESCO

È conservato, nell’Archivio dei Nobili presso il Museo del Sannio di Benevento, un manoscritto ottocentesco di cui si propone la seguente trascrizione:
Notizie della famiglia Verusio dé Nobili della Città di Benevento

Della famiglia Verusio se ne ha notizia dall’anno 1590 come dall’albore fog.    In cui Giovanni Verusio prese per moglie Antonia di Errico (a latere: di famiglia cospicua della città di Napoli dal qual matrimonio fu procurato Giovan Domenico che prese per moglie Atonia Croce di famiglia cospicua della città di Napoli), dal qual matrimonio furono procreati tre figli uno dè quali chiamato Marsilio che si fece prete e Canonico Decano della Cattedrale Chiesa di Benevento, e due accasati cioè Giovan Domenico con Antonia Croce di famiglia cospicua della Città di Napoli, da qual matrimonio se ne ebbe un figlio chiamato Gennaro che esercitò in Napoli la Professione di Avvocato, e dopo morì Prete, e così estinse la linea di Giovan Domenico; l’altro nato Marcello si accasò con Diana Vitelli Dama Beneventana figlia di Giovan Luca (come da Capitoli fog:    ) e gli portò in Dote la Casa palazziata posta nel ristretto della Parrocchia di San Marco e due orti posti fuori Port’aurea come rilevasi da Capitoli Matrimoniali stipolati per gli atti di Notaro Andrea Piperno.
Il detto Giovan Luca maritò due altre figlie, una chiamata Caterina con Domenico Arina Patrizio Beneventana e l’altra chiamata Lucrezia con D. Carlo Maurone anche Patrizio Beneventano, come costa dall’Albore fog.   
Quasi tutti della famiglia Verusio si ritrovano nati a Regno parte in Vitolano e parte in Ceppaloni e ciò faceva anticamente, come anche al giorno di oggi costumasi di fare per poter godere dè Benefizii ecclesiastici in Regno, essendo vietato di possederli a i nativi esteri di Regno, a qual fine possedevasi da detta famiglia alcuni Beni in Vitolano parte franghi e liberi e parte redditizii al Collegio dè Padri Scozzesi di Roma e che il Decano Don Marsilio Verusio donò e fece un Fedecommesso a tutti della Famiglia Verusio che ascendessero agli Ordini Sagri, come ravvisasi dall’Istromento stipulato per gli atti di Notaro Bartolomeo Clemente Pedicini di Vitolano sotto il dì 21 Agosto 1649 fog.    Quali beni furono in appresso alienati dall’infradicendo Don Giovanni in persona dè Atti di Columbro di detto Paese come dall’Istromento fog.    E col danaro ritirato se ne fecero compra di altre terre nel casale di Ceppaloni detto Sangiovanni come della Platea.
Di altri beni che si possiedono dalla famiglia Verusio se ne hanno poche notizie mancandovi la maggior parte delle scritture; vi è notizia solo che fra gli altri beni che si possedevano si teneva a censo perpetuo dall’Abate Commendatario di Santa Sestia il feudo a Pantano coll’annua corrisposta di docati 300 che dopo la peste i due detti Don Marcello e Canonico don Marsilio Verusio mediante una gran lite sostenuta in Roma rinunciarono, come apparisce dalla Decisione della Rota, che porta il Bigotto, ed il Cardinale de Luca.
Il detto Don Gennaro Verusio essendo uno figlio di Giovan Domenico nè avendo successione perché Prete fece il suo ultimo testamento in Napoli per gli atti del Notaro Paolo Colorino fog.    Nel quale istruì erede universale e particolare Don Gennaro del Pezzo ed ordinò che alcuni capitoli descritti in detto testamento ne fosse solo erede usufruttuario e che dopo la di lui morte ne fosse andata la proprietà ed usufrutto al Sagro Monte della Misericordia di Napoli, col peso che li frutti di detto capitale da cinque in cinque anni si dovessero pagare ad una figliola legittima e naturale di qualche maschio del Casato Verusio dimorante o in Napoli o nella città di Benevento o in altra città di regno in sussidio di dote tanto se dette figlie femmine si maritassero quanto se si facessero monache come apparisce dal Processo di Preamboli spedito a favore di Bartolomeo Verusio fog.   
Ritrovandosi in Napoli altra famiglia Verusio comparve anche essa per godere di questo sussidio di dote che finalmente dopo molti dibattimenti si convenne nel mese di Gennaro 1564 per gli atti del Notaro Niccola d’Ippolito di Napoli fog.    Che il detto Monte restasse in benefizio dei Signori Don Domenico e Don Tommaso Verusio di Napoli i quali dovessero depositare docati 500 nel Banco di San Eliggio Maggiore di detta città da impegnarsi in annue compre per formare un altro Monte per la famiglia Verusio di Benevento con special patto che mancando la linea Verusio di Napoli quelli della famiglia Verusio di Benevento fossero chiamati al godimento del Monte istituito dal fu Don Gennaro come all’incontro mancando la famiglia Verusio di Benevento i discendenti dei soprannominati Don Domenico e Don Tommaso subentrassero al godimento del Monte istituendo e con altro patto ancora che qualora i discendendi di Don Marcello e di Don Giovanni volessero annullare la presente convenzione non potessero essere intesi se prima non depositassero i docati 500 con l’annualità decorse e stabilita al cinque per cento nel mese di Marzo dell’istesso anno 1564 per gli atti dell’istesso Notaro d’Ippolito fog.    . Don Giovanni e Don Marcello si prendono dal Banco docati 500 e si obbligano a pagare annui docati venti per fare un nuovo monte per le figlie femmine nasciture dalla loro linea. Tale annuo pagamento non si è posto in compra per cui il monte per le figlie femmine della Casa Verusio di Benevento non vi è più.
Dal matrimonio di Marcello Verusio con Diana Vitelli si procrearono 8 figli dè quali otto ne rimasero viventi cioè sei maschi e due femmine; le due femmine si maritarono ed ebbero per ciascheduna di dote docati 2000 essendo la prima maritata in Napoli con la Famiglia dè Nigris dal qual matrimonio se n’ebbe un sol figliolo che si fece Prete, e così terminò detta Famiglia e la seconda si maritò nella città di Arienzo col D.D. Domenico romano, che non ebbe altro che due femmine una monica nella SS. Annunziata di detta Città, e l’altra cieca che morì in Casa di altri consanguinei.
Delli sei figli maschi due solo se ne casarono, cioè Girolamo e Bartolomeo.
Il primo Girolamo prese per moglie con dispensa in 4° grado fog. Anna Vitelli di famiglia Patrizia Beneventana sorella utriuque congiunta del fu Conte D. Gennaro Vitelli Coppiero della Santità Papa Benedetto XIII e di Giuditta Vitelli Duchessa di Paduli apparendo questo da tutti gli istromenti vendita e fra gli altri dall’istromenti di vendita della masseria alle Cammarelle fatta a signori detti di (…).
Da tal matrimonio ne fu procreato un sol figlio che si fece Canonico Regolare del SS. Salvatore e fu Abate in S. Aniello in Napoli e dopo Abate nella Canonica di S. Lorenzo di Roma in dove morì. Detta Donna Anna sua madre nell’anno 1720 sotto il dì 13 9bre per gli atti del fu Notaro Marzullo fece donazione a detto suo figlio dell’usufrutto di tutti i suoi beni, riserbandogli da poter disporre di soli docati 300 e nell’atto istesso fece un legato di docati 200 dal di cui fruttato se ne celebrassero da detto suo figlio annue messe 50 e dopo la sua morte da Preti della famiglia Verusio della linea dell’infradicendo D. Bartolomeo e questa estinta da Padri Carmelitani Scalzi (l’istromento nel tomo delle scritture fog. ) come pure nel di lui ultimo (…) testamento fatto per gli atti del fu Notaro Bartolomeo di Leone a 20 7bre 1735 istituì erede usufruttuario detto suo figlio e proprietario l’Oratorio di San Rocco posto nella Chiesa di Santissima delle Grazie della città di Benevento, col peso di celebrare in perpetuo una messa in ogni giorno alla ragione di carlini due, bensì però che essendovi Preti della detta famiglia Verusio fossero anche preferiti nella detta celebrazione.
Il secondo Bartolomeo anche si casò e prese per moglie D. Faustina Volpe di famiglia del secondo ordine dè Nobili Viventi, che li portò di dote docati 2000, dè quali 1800 furono di contanti, e 200 se l’assegnarono alcune casette site a Port’aurea in Parrocchia di S. Angelo e Stefano redditizie al Collegio dè (…) ad uso 29 anni, con patto che dandosi i detti docati 200 si potevano ripigliare le dette casette.
Da tal matrimonio si procrearono cinque figli tre femine e due maschi: le tre femine rimasero in casa senza maritarsi; i maschi si casarono ambedue; cioè il primo Marcello ed il secondo Giovanni: dal primo furono procreati quattro figli due maschi e due femine ed essendo passata a miglior vita la moglie, si fece Prete e morì Mansionario della Cattedrale di Benevento: dè figli uno se ne casò e morì senza prole; l’altro si fece Prete; le due femine rimasero in casa senza maritarsi.
Il secondo Giovanni si casò, e prese per moglie D. Diana Bruno Dama Beneventana, e di famiglia cospicua, come dal documento di aggregazione fog. … la medesima era vidua di due mariti cioè del primo che fu il Conte D. Gennaro Vitelli Patrizio Beneventano e Romano e del secondo che fu D. Antonio Cardone anche Patrizio Beneventano, e come che la detta D. Diana era vecchia così fece a detto suo terzo marito donazione di tutti i suoi beni mediante istromento stipulato per gli atti del Sig. Notaro Faenza nell’anno 1733 la cui copia si conserva nel libro delle Scritture fog.    , e poi confirmata nell’ultima sua volontà fatta nell’anno 1740 per gli atti d Notaro Giovanni Palombo la di cui copia è anche inserita nel libro delle scritture fog. .
I Beni che portò in dote ascesero a circa 24000 docati e di questi non ne dispose altro che di 100 messe lette con la lemosina di un carlino l’una, ed una in canto l’anno da farsi dire da detto suo marito ed eredi dovunque gli piaceva, bensì però, che in ogni anno dette messe lette, ed in canto, si dovessero far vedere dal P.P. Rettore pro tempore delle Scole Pie, al quale per il suo incommodo si dovessero dare in ogni anno libbre due di cera, che poi si convenne per carlini sei.
Essendo passata a miglior vita detta D. Diana suo marito D. Giovanni passò a seconde nozze con la Sigra. D. Rosa Santamaria Nobile Beneventana figlia del fu Conte, e sorella utriuque congiunta di Monsignore Santamaria Maestro di Camera della fel. mem. di Benedetto XIII decano dell’Illustrissimo e Reverendissimo Capitolo Vaticano, ed Altre Commendatorie dell’insigne Abbadia di Mater Domine; la medesima portò di dote docati 2500, oltre un nobil corredo, come ravvisasi dalli Capitoli stipulati per gli atti del Sig. Notaro Niccola Fiorenza, che si conservano nel libro delle scritture fog..
Essendosi estinta la detta famiglia Santamaria quantunque numerosa di maschi, essendone uno di sopra nominato Vescovo, un altro chiamato D. Gennaro Prelato di Marvellone, un altro militare al servizio del Re di Napoli col titolo di Abilitato del Reggimento della Morte chiamato D. Saverio, un altro chiamato D. Ignazio Vicario Temporale perpetuo della città di Benevento, ed un altro finalmente chiamato D. Giuseppe che accodiva agli interessi della Casa e che morì nel mentre stava trattandosi di accasarlo; essendosi dunque estinta detta famiglia la medesima D. Rosa unitamente con le altre sorelle maritate una in Aversa col Sig. D. Niccola Calmieri Patrizio della città di Monopoli e l’altre due in Benevento una col Capitano Zambotti e l’altra col Sig.re D. Giuseppe Vannucci famiglia dè Nobili Viventi, ereditarono tutto ciò detto Monsignore che gli altri fratelli avevano lasciato tanto nella città di Roma, che in Benevento, facendosi ascendere di rata per ciascheduna a circa docati 9000 come il tutto apparisce dal testamento stipulato in Roma per l’atti di Jacobuzzi l’anno 1777.
Dal detto Matrimonio di D. Giovanni e D. Rosa furono procreati due figli maschi che si ritrovano nati in Sangiovanni di Ceppaloni in dove la detta famiglia possiede Casino con molti beni.
Detti due figli uno chiamato Giuseppe e l’altro Niccola rimasero eredi egualmente da detto loro padre come apparisce dal testamento stipulato dal Sig. Notaro Niccola Fiorenza l’anno 1764 e che esiste nel libro delle scritture fog….
Il Primo che chiamasi Nicola ritrovasi decorato del Titolo di Capitano Onorario delle Milizie di Marittima e Campagna, ed il secondo (
a latere: che chiamasi Giuseppe) ritrovasi provveduto di molti Benefizii e Pensioni lasciategli dal fù suo Zio Monsignore Santamaria, e che per molti anni è stato uditore Civile della Curia del Governo di Benevento dissimpegnando tal carica con onoratezza e disinteresse, e di poi essendo ammesso fra i familiari Nobili dell’Eminentissimo Cardinal Banditti Arcivescovo di Benevento col titolo di Aiutante di Studio, esercitò nell’istesso tempo l’avvocazio di molti luoghi Pii, e fu creato lettore Pubblico del jus civile nella Cattedra di Benevento; in progresso detto Sig. D. Giuseppe fu fatto dalla S. Sede Presidente del Tribunale Civile della Città di Benevento di P. I. ed indi nell’anno 1825 creato retore del detto Tribunale di P.I. di detta Città di Benevento.
Il primogenito Don Nicola prese moglie fin dall’anno 1797 per aver apparentato con la Patrizia famiglia della Città dell’Aquila, avendo presa la Sig. D. Gaetana Ciampella figlia del Barone D. Camillo e della Sigra. D. N. Giuseppa di Astaniers, Patrizia della Città di Pesenas in Francia dal qual matrimonio ne sono nati molti figli che fino al corrente anno 1827 non ancora han preso stato.

Marianna Verusio (nata a Benevento), figlia di Francesco (1804 1844) e della nobile Francesca dei principi de Marinis, sposò Angelo Gelli di San Miniato e visse a Portici (NA); detta Francesca, fu beneficiaria del patrimonio de Marinis, rimasta cieca a causa di un fulmine, lasciò in eredità uno stabile a Napoli all'Unione Nazionale Ciechi.

ALBERO GENEALOGICO LINEA BENEVENTANA
Marchesi di San Giovanni (mpr)

I generazione (1): Giovanni Verusio (nato il 22/1/1585 – morto il 8/9/1648) si ammogliò con Antonia Errico;

II generazione (2):
2.1) Marsilo Verusio, Canonico Decano della Metropolitana Chiesa di Benevento;

2.2) Marcello Verusio (nato il 3/10/1613 – morto nel 1681) si ammogliò con Anna Vitelli nel 1640;

2.3) Giovan Domenico Verusio; si trasferì a Napoli e sposò Antonia Croce;    da cui la linea napoletana

III generazione: Girolamo Verusio (nato il 20/12/1645 – morto nel 1720) si ammogliò nel 1695 con Diana Vitelli (nipote di sua madre Anna);

 

IV generazione: Giovanni Verusio (nato il 20/9/1695 – morto nel 1765, Console, Deputato delle Fiere per il popolo, Consigliere da parte civile, Consigliere Civiles) si ammogliò:

1) nel 1733 con Donna Diana Bruno, vedova di due Cavalieri beneventani cioè del Conte Gennaro Vitelli e di Don Antonio Cardone entrambi Patrizi Beneventani;

2) nel 1750 con Donna Rosa Santamaria;

 

V generazione: ex seconda moglie 5.1) Giuseppe Verusio, muore senza prole;

ex seconda moglie 5.2) Nicola Verusio (nato il 20/10/1753 - morto il 21/10/1840) si ammogliò con la Nobile Gaetana dei Baroni Ciampella (anche Ciambella in alcuni documenti) il 15/1/1797; (Gaetana Ciampella è citata, come moglie del Sig. Don Nicola Verusio, in una Nota di Palazzo Reale che elenca le Dame di Corte per regola di antichità);

 

VI generazione:
6.1) Rosa Verusio (nata il 30/12/1797 – morta 6/9/1871) coniugata con Vincenzo Colle de Vita da cui Francesco, Giovanni e Gaetana;

6.2) Giovanni Battista (nato il 26/12/1798 – morto il 26/10/1886, Avvocato, Giudice Uditore nella Curia Arcivescovile, Consigliere comunale, Giudice Conciliatore e Vicepretore) si ammogliò con la n.d. Maria Teresa Coppola da cui Gaetano, Errico, Giulia e Carlo (ammogliato con Elena Perillo da cui Maria Teresa, Tullia, e Giovanni?);

6.3) Teresa Verusio (nata il 15/10/1800 - morta il 29/9/1843) coniugata con Baldini da cui Vincenzo, Pasquale, Angela, Pasqualina, Gaetana e Orsola;

6.4) Francesco Verusio (nato il 13/07/1804 morto il 19/11/1844) si ammogliò con la Nobile Francesca dei Principi de Marinis del Reggente, fu Don Antonio, (di un ramo collaterale dei Principi di Striano e di Palazzo San Gervasio, Marchesi di Genzano, Baroni di Poggiomarino e di Oppido la cui linea principale è confluita ed estinta nei Principi dè Sangro di Fondi) da cui Nicola (nato il 3/9/1840) e Alessandro (da cui Francesco ed Elisa);

6.5) Giuseppe, morto senza prole;

6.6) Bartolomeo, morto senza prole;

6.7) Gennaro (nato il 16/6/1818 – morto 29/1/1873) si ammogliò con la ex cognata, già vedova del fratello Francesco, Nobile Francesca dei Principi de Marinis del Reggente, da cui Francesco (da cui Gennaro, Stanislao – naturalizzato in America come Stanley, avvocato difensore di Al Capone – Maria, Mario e Bianca), Giovanni (da cui Giovanna maritata con Tito Artioli), Raffaele (da cui Isabella), Marianna (moglie di Angelo Gelli di San Miniato, figlio del n.h. Jacopo Gelli, da cui Oliviero, Gastone, Fanny, Ines e Lea), Gabriele (da cui Alfonso e Umberto) e Achille (ammogliato con Cleonice Ciliberti da cui Silvia);

6.8) Maddalena;

6.9) Marianna;

6.10) Lucia;

6.11) Concetta;

6.12) Camillo;

6.13) Atonia;

 

VII generazione: la linea principale dei Marchesi di San Giovanni si disperde allontanandosi dalla città natale (così viene documentato negli atti dell’annosa causa che i numerosissimi eredi di Don Nicola Verusio si intentano a vicenda; l’intero patrimonio rimane indiviso e bloccato sino al Novecento e gli Avvocati e i Notai sono costretti a redigere più alberi genealogici per rintracciare la ramificata discendenza. Quasi nessuno risiede ormai a Benevento ed alcuni vivono addirittura in America e altri in Scozia. La vicenda patrimoniale si sblocca nel secolo scorso).

ALBERO GENEALOGICO LINEA NAPOLETANA
Dei Marchesi di San Giovanni

I generazione:
1.1) Orsilio Verusio;

1.2) Gennaro Verusio;

 

II generazione:
2.1) Salvatore Verusio di Orsilio;

2.2) ? Verusio di Gennaro;

 

III generazione: Domenico Verusio di ? di Gennaro;

 

IV generazione: Pietro Verusio (morto il 11/7/1897).

_____________
Note:
(1) -
Quasi tutti i componenti della famiglia Verusio sono nati in Regno, parte in Vitulano e parte in Ceppaloni, per potere godere dei Benefici Ecclesiastici in Regno, essendo vietato di possederli ai nativi esteri di Regno. A quel fine la famiglia possedeva beni in Vitulano, parte franchi e liberi, e parte redditizi al Collegio dei Padri Scozzesi di Roma.
(2) - Marsilio Verusio, con atto stipulato dal Notaio Bartolomeo Clemente Pedicini di Vitulano – in data 21 agosto 1649 istituì un fidecommesso per i membri della famiglia Verusio che ascendessero agli ordini sacri. I beni di tale fidecommesso furono poi alienati da Giovanni Verusio che acquistò, con il ricavato, ulteriori proprietà a Ceppaloni.

Famiglia Verusio - Duchi di Ceglie


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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