
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Verusio |
Marchesi di San Giovanni
(per
diretta concessione fin dal 30 ottobre 1798) |
a cura dell'Architetto
Marco Dean |
La presente ricerca è esclusivamente basata su alcuni documenti
conservati, in originale, presso l’Archivio di Stato di
Benevento, presso la Biblioteca Comunale Beneventana e presso
l’archivio del Museo del Sannio; inoltre sono state compulsate
alcune fonti edite che si sono rivelate, in alcuni passi,
oltremodo fuorvianti.
La ricerca genealogica si è rivelata agevole sino alla sesta
generazione dei Marchesi di San Giovanni.
Il manoscritto ottocentesco, trascritto in appendice, documenta
al XVI secolo, indirettamente, l’esistenza di un’ulteriore
famiglia Verusio in Napoli. |

Stemma Verusio Marchesi
di San Giovanni |
LA FAMIGLIA VERUSIO PER
COME DESCRITTA IN UNA PERGAMENA SETTECENTESCA |
È conservato, presso l’Archivio di Stato di Benevento,
il seguente documento su pergamena (sembra quasi il
regesto di un processo di nobiltà) di cui si propone la
seguente trascrizione:
Giuseppe Stefano Zambelli Cavaliere Gerosolimitano e del
S.R.I de
(lembo illeggibile) Protonotario Apostolico del
numero dei Partecipanti del SS. Signor Nostro Papa Pio
VI felicemente Regnante Prelato Domestico Referendario
dell’una e l’altra Segnatura e della Città di Benevento
e suo contado Governatore |
Essendo pienamente
informati non solo delle buone qualità e requisiti
personali delli Signori Capitani Don Nicola ed
Uditor Civile Don Giuseppe germani di Verusio
della città di Benevento ma anche delle di lor Nobil
Famiglia possiamo con tutta certezza e sicurezza
accertare essendo la medesima da più secoli mantenuta
con decoro, e lustro, avendo fatto parentati con
Famiglie Patrizie e Nobili tanto di essa città che
Esterni costando da pubblici Documenti esistenti negli
Archivi pubblici della città di Benevento a Noi esibiti
da dove rilevasi che nell’anno 1554 la detta Famiglia
Verusio era Feudataria il che meglio apparisce da uno
strumento in carta pergamena stipulata nel Convento di
San Giovanni, in Regno, dal Notaro Cosimo di Pinto in
data 8 agosto 1554, col quale il Nobile Gian Battista
Verusio della città di Benevento donò a Pirro,
Antonio, e Silvio tutti i suoi mobili,
stabili e frà gli altri il detto castello di San
Giovanni
(San Giovanni di Ceppaloni, in
Principato Ultra, n.d.r.). Da altri
documenti abbiamo conosciuto che il detto Pirro procreò
Giovanni, il quale essendosi sposato in Napoli
con una Signora della Famiglia Errico procreò tre figli
Marsilio, Giovan Domenico, e Marcello.
Il primo, Marsilio, fù Canonico Decano della
Metropolitana Chiesa di Benevento, il secondo, Giovan
Domenico, si ammogliò anche in Napoli con Antonia Croce
procreò due figli Orsilio e Gennaro. E al
primo è (…) il Marchese E. Salvatore Verusio,
domciliato in Napoli, e l’atro fu ivi il celebre
Avvocato. Il terzo genito Marcello sposa Diana Cirelli,
figlia di Gennarino, Diana (……) ambidue famieglie
Patrizie Beneventane come dai Capitoli Matrimoniali
stipulati dal Notaro Andrea Piperno nel 1640, essendosi
l’altra sorella di Diana per (…..) D. Caterina maritata
col Colonnello delle Milizie Urbane D. Domenico Arina
anche Patrizio. Dal sopradetto Matrimonio fu procreato
D. Girolamo Verusio che nel 1695 mediante
Dispensa Apostolica e Capitoli stipulati dal Notaro
Pietro Paolo
D’Auria
prese in Moglie D. Anna Vitelli Sorella Germana di D.
Giuditta, Moglie del (…) di Paduli D. Baldasarre
Coscia, Germano dell’E.mo Cardinale di tal
cognome, anche Patrizio Beneventano. Da tal matrimonio
fu procreato D. Giovanni Verusio che mediante
Capitoli Matrimoniali per gli atti de Notaro Giovan
Battista Faenza nel dì 8 febbraio 1733 prese in Moglie
Diana Bruno del quondam (…) di Famiglia Patrizia Vedova
di due Cavalieri Beneventani, cioè il Conte D. Gennaro
Vitelli e D. Antonio Cardona. Rimasto vedovo il detto D.
Giovanni Verusio passò a nuove nozze, mediante Capitoli
Stipulati dal Notaro fu Girolamo Fiorenza, colla Sig.ra
D. Rosa Santamaria, figlia del Conte Adamo, e sorella
Germana di due Prelati Domestici Monsignor Nicolò
Saverio e Monsignor Gennaro Santamaria il primo Maestro
di Camera di Benedetto XIII, Vescovo di Cirene, Canonico
Decano della Basilica Vaticana di San Pietro ed Abbate
Commendatario della Badia di Mater Domini nel Regno di
Napoli, come pure fu Germana di D. Ignazio Santamaria da
figlio educato nel Nobile Collegio Nazzareno fu dalla S.
M. di Benedetto XIV insignito della carica di Giudice
Civile perpetuo di Benevento. Dal Matrimonio furono
procreati D. Nicola e D. Giuseppe Verusio,
questo secondo essendole state rassegnate molte pensioni
dai detti suoi Zii Prelati esercitala Carica di Uditore
(…) Pontificio Governo con sommo decoro, dottrina ed
onestà, e il primo D. Nicola essendo stato dal Regnante
Sommo Pontefice promosso a Capitano Onorario della
Milizia Urbana di Marittima e Campagna hà sposato la
Signora D. Gaetana Ciampella figlia del Barone D.
Camillo Patrizio della città dell’Aquila, come apparisce
dai Contratti Matrimoniali Stipulati dal Notaro Nicola
Rubione in data 15 gennaro corrente anno 1797 e per la
perizia ne abbiamo fatta fare la presente dichiarazione
dal nostro segretario sottoscritto di (… … ) col sigillo
delle nostre armi.
Dal Palazzo Apostolico
di Nostra Residenza questo di 25 luglio 1797. |
LA FAMIGLIA VERUSIO PER
COME DESCRITTA IN UN MANOSCRITTO OTTOCENTESCO |
È conservato, nell’Archivio dei Nobili presso il Museo
del Sannio di Benevento, un manoscritto ottocentesco di
cui si propone la seguente trascrizione:
Notizie della famiglia Verusio dé Nobili della Città di
Benevento |
Della famiglia Verusio
se ne ha notizia dall’anno 1590 come dall’albore fog.
In cui Giovanni Verusio prese per moglie Antonia
di Errico (a
latere: di famiglia cospicua della città di Napoli
dal qual matrimonio fu procurato Giovan Domenico
che prese per moglie Atonia Croce di famiglia cospicua
della città di Napoli), dal qual matrimonio furono
procreati tre figli uno dè quali chiamato Marsilio
che si fece prete e Canonico Decano della Cattedrale
Chiesa di Benevento, e due accasati cioè Giovan
Domenico con Antonia Croce di famiglia cospicua
della Città di Napoli, da qual matrimonio se ne ebbe un
figlio chiamato Gennaro che esercitò in Napoli la
Professione di Avvocato, e dopo morì Prete, e così
estinse la linea di Giovan Domenico; l’altro nato
Marcello si accasò con Diana Vitelli Dama
Beneventana figlia di Giovan Luca (come da Capitoli fog:
) e gli portò in Dote la Casa palazziata posta nel
ristretto della Parrocchia di San Marco e due orti posti
fuori Port’aurea come rilevasi da Capitoli Matrimoniali
stipolati per gli atti di Notaro Andrea Piperno.
Il detto Giovan Luca
maritò due altre figlie, una chiamata Caterina con
Domenico Arina Patrizio Beneventana e l’altra chiamata
Lucrezia con D. Carlo Maurone anche Patrizio
Beneventano, come costa dall’Albore fog.
Quasi tutti della famiglia Verusio si ritrovano nati a
Regno parte in Vitolano e parte in Ceppaloni e ciò
faceva anticamente, come anche al giorno di oggi
costumasi di fare per poter godere dè Benefizii
ecclesiastici in Regno, essendo vietato di possederli a
i nativi esteri di Regno, a qual fine possedevasi da
detta famiglia alcuni Beni in Vitolano parte franghi e
liberi e parte redditizii al Collegio dè Padri Scozzesi
di Roma e che il Decano Don Marsilio Verusio donò e fece
un Fedecommesso a tutti della Famiglia Verusio che
ascendessero agli Ordini Sagri, come ravvisasi dall’Istromento
stipulato per gli atti di Notaro Bartolomeo Clemente
Pedicini di Vitolano sotto il dì 21 Agosto 1649 fog.
Quali beni furono in appresso alienati dall’infradicendo
Don Giovanni in persona dè Atti di Columbro di
detto Paese come dall’Istromento fog. E col danaro
ritirato se ne fecero compra di altre terre nel casale
di Ceppaloni detto Sangiovanni come della Platea.
Di altri beni che si possiedono dalla famiglia Verusio
se ne hanno poche notizie mancandovi la maggior parte
delle scritture; vi è notizia solo che fra gli altri
beni che si possedevano si teneva a censo perpetuo
dall’Abate Commendatario di Santa Sestia il feudo a
Pantano coll’annua corrisposta di docati 300 che dopo la
peste i due detti Don Marcello e Canonico don Marsilio
Verusio mediante una gran lite sostenuta in Roma
rinunciarono, come apparisce dalla Decisione della Rota,
che porta il Bigotto, ed il Cardinale de Luca.
Il detto Don Gennaro Verusio essendo uno figlio di
Giovan Domenico nè avendo successione perché Prete fece
il suo ultimo testamento in Napoli per gli atti del
Notaro Paolo Colorino fog. Nel quale istruì erede
universale e particolare Don Gennaro
del Pezzo
ed ordinò che alcuni capitoli descritti in detto
testamento ne fosse solo erede usufruttuario e che dopo
la di lui morte ne fosse andata la proprietà ed
usufrutto al Sagro Monte della Misericordia di Napoli,
col peso che li frutti di detto capitale da cinque in
cinque anni si dovessero pagare ad una figliola
legittima e naturale di qualche maschio del Casato
Verusio dimorante o in Napoli o nella città di Benevento
o in altra città di regno in sussidio di dote tanto se
dette figlie femmine si maritassero quanto se si
facessero monache come apparisce dal Processo di
Preamboli spedito a favore di Bartolomeo Verusio
fog.
Ritrovandosi in Napoli altra famiglia Verusio comparve
anche essa per godere di questo sussidio di dote che
finalmente dopo molti dibattimenti si convenne nel mese
di Gennaro 1564 per gli atti del Notaro Niccola
d’Ippolito di Napoli fog. Che il detto Monte restasse
in benefizio dei Signori Don Domenico e Don
Tommaso Verusio di Napoli i quali dovessero
depositare docati 500 nel Banco di San Eliggio Maggiore
di detta città da impegnarsi in annue compre per formare
un altro Monte per la famiglia Verusio di Benevento con
special patto che mancando la linea Verusio di Napoli
quelli della famiglia Verusio di Benevento fossero
chiamati al godimento del Monte istituito dal fu Don
Gennaro come all’incontro mancando la famiglia Verusio
di Benevento i discendenti dei soprannominati Don
Domenico e Don Tommaso subentrassero al godimento del
Monte istituendo e con altro patto ancora che qualora i
discendendi di Don Marcello e di Don Giovanni volessero
annullare la presente convenzione non potessero essere
intesi se prima non depositassero i docati 500 con
l’annualità decorse e stabilita al cinque per cento nel
mese di Marzo dell’istesso anno 1564 per gli atti dell’istesso
Notaro d’Ippolito fog. . Don Giovanni e Don Marcello
si prendono dal Banco docati 500 e si obbligano a pagare
annui docati venti per fare un nuovo monte per le figlie
femmine nasciture dalla loro linea. Tale annuo pagamento
non si è posto in compra per cui il monte per le figlie
femmine della Casa Verusio di Benevento non vi è più.
Dal matrimonio di Marcello Verusio con Diana Vitelli si
procrearono 8 figli dè quali otto ne rimasero viventi
cioè sei maschi e due femmine; le due femmine si
maritarono ed ebbero per ciascheduna di dote docati 2000
essendo la prima maritata in Napoli con la Famiglia dè
Nigris dal qual matrimonio se n’ebbe un sol figliolo che
si fece Prete, e così terminò detta Famiglia e la
seconda si maritò nella città di Arienzo col D.D.
Domenico romano, che non ebbe altro che due femmine una
monica nella SS. Annunziata di detta Città, e l’altra
cieca che morì in Casa di altri consanguinei.
Delli sei figli maschi due solo se ne casarono, cioè
Girolamo e Bartolomeo.
Il primo Girolamo prese per moglie con dispensa in 4°
grado fog. Anna Vitelli di famiglia Patrizia Beneventana
sorella utriuque congiunta del fu Conte D. Gennaro
Vitelli Coppiero della Santità Papa Benedetto XIII e di
Giuditta Vitelli Duchessa di Paduli apparendo questo da
tutti gli istromenti vendita e fra gli altri dall’istromenti
di vendita della masseria alle Cammarelle fatta a
signori detti di (…).
Da tal matrimonio ne fu procreato un sol figlio che si
fece Canonico Regolare del SS. Salvatore e fu Abate in
S. Aniello in Napoli e dopo Abate nella Canonica di S.
Lorenzo di Roma in dove morì. Detta Donna Anna sua madre
nell’anno 1720 sotto il dì 13 9bre per gli atti del fu
Notaro Marzullo fece donazione a detto suo figlio
dell’usufrutto di tutti i suoi beni, riserbandogli da
poter disporre di soli docati 300 e nell’atto istesso
fece un legato di docati 200 dal di cui fruttato se ne
celebrassero da detto suo figlio annue messe 50 e dopo
la sua morte da Preti della famiglia Verusio della linea
dell’infradicendo D. Bartolomeo e questa estinta da
Padri Carmelitani Scalzi (l’istromento nel tomo delle
scritture fog. ) come pure nel di lui ultimo (…)
testamento fatto per gli atti del fu Notaro Bartolomeo
di Leone a 20 7bre 1735 istituì erede usufruttuario
detto suo figlio e proprietario l’Oratorio di San Rocco
posto nella Chiesa di Santissima delle Grazie della
città di Benevento, col peso di celebrare in perpetuo
una messa in ogni giorno alla ragione di carlini due,
bensì però che essendovi Preti della detta famiglia
Verusio fossero anche preferiti nella detta
celebrazione.
Il secondo Bartolomeo anche si casò e prese per moglie
D. Faustina Volpe di famiglia del secondo ordine dè
Nobili Viventi, che li portò di dote docati 2000, dè
quali 1800 furono di contanti, e 200 se l’assegnarono
alcune casette site a Port’aurea in Parrocchia di S.
Angelo e Stefano redditizie al Collegio dè (…) ad uso 29
anni, con patto che dandosi i detti docati 200 si
potevano ripigliare le dette casette.
Da tal matrimonio si procrearono cinque figli tre femine
e due maschi: le tre femine rimasero in casa senza
maritarsi; i maschi si casarono ambedue; cioè il primo
Marcello ed il secondo Giovanni: dal primo furono
procreati quattro figli due maschi e due femine ed
essendo passata a miglior vita la moglie, si fece Prete
e morì Mansionario della Cattedrale di Benevento: dè
figli uno se ne casò e morì senza prole; l’altro si fece
Prete; le due femine rimasero in casa senza maritarsi.
Il secondo Giovanni si casò, e prese per moglie D. Diana
Bruno Dama Beneventana, e di famiglia cospicua, come dal
documento di aggregazione fog. … la medesima era vidua
di due mariti cioè del primo che fu il Conte D. Gennaro
Vitelli Patrizio Beneventano e Romano e del secondo che
fu D. Antonio Cardone anche Patrizio Beneventano, e come
che la detta D. Diana era vecchia così fece a detto suo
terzo marito donazione di tutti i suoi beni mediante
istromento stipulato per gli atti del Sig. Notaro Faenza
nell’anno 1733 la cui copia si conserva nel libro delle
Scritture fog. , e poi confirmata nell’ultima sua
volontà fatta nell’anno 1740 per gli atti d Notaro
Giovanni Palombo la di cui copia è anche inserita nel
libro delle scritture fog. .
I Beni che portò in dote ascesero a circa 24000 docati e
di questi non ne dispose altro che di 100 messe lette
con la lemosina di un carlino l’una, ed una in canto
l’anno da farsi dire da detto suo marito ed eredi
dovunque gli piaceva, bensì però, che in ogni anno dette
messe lette, ed in canto, si dovessero far vedere dal
P.P. Rettore pro tempore delle Scole Pie, al quale per
il suo incommodo si dovessero dare in ogni anno libbre
due di cera, che poi si convenne per carlini sei.
Essendo passata a miglior vita detta D. Diana suo marito
D. Giovanni passò a seconde nozze con la Sigra. D. Rosa
Santamaria Nobile Beneventana figlia del fu Conte, e
sorella utriuque congiunta di Monsignore Santamaria
Maestro di Camera della fel. mem. di Benedetto XIII
decano dell’Illustrissimo e Reverendissimo Capitolo
Vaticano, ed Altre Commendatorie dell’insigne Abbadia di
Mater Domine; la medesima portò di dote docati 2500,
oltre un nobil corredo, come ravvisasi dalli Capitoli
stipulati per gli atti del Sig. Notaro Niccola Fiorenza,
che si conservano nel libro delle scritture fog..
Essendosi estinta la detta famiglia Santamaria
quantunque numerosa di maschi, essendone uno di sopra
nominato Vescovo, un altro chiamato D. Gennaro Prelato
di Marvellone, un altro militare al servizio del Re di
Napoli col titolo di Abilitato del Reggimento della
Morte chiamato D. Saverio, un altro chiamato D. Ignazio
Vicario Temporale perpetuo della città di Benevento, ed
un altro finalmente chiamato D. Giuseppe che accodiva
agli interessi della Casa e che morì nel mentre stava
trattandosi di accasarlo; essendosi dunque estinta detta
famiglia la medesima D. Rosa unitamente con le altre
sorelle maritate una in Aversa col Sig. D. Niccola
Calmieri Patrizio della città di Monopoli e l’altre due
in Benevento una col Capitano Zambotti e l’altra col
Sig.re D. Giuseppe Vannucci famiglia dè Nobili Viventi,
ereditarono tutto ciò detto Monsignore che gli altri
fratelli avevano lasciato tanto nella città di Roma, che
in Benevento, facendosi ascendere di rata per
ciascheduna a circa docati 9000 come il tutto apparisce
dal testamento stipulato in Roma per l’atti di Jacobuzzi
l’anno 1777.
Dal detto Matrimonio di D. Giovanni e D. Rosa furono
procreati due figli maschi che si ritrovano nati in
Sangiovanni di Ceppaloni in dove la detta famiglia
possiede Casino con molti beni.
Detti due figli uno chiamato Giuseppe e l’altro
Niccola
rimasero eredi egualmente da detto loro padre come
apparisce dal testamento stipulato dal Sig. Notaro
Niccola Fiorenza l’anno 1764 e che esiste nel libro
delle scritture fog….
Il Primo che chiamasi Nicola ritrovasi decorato del
Titolo di Capitano Onorario delle Milizie di Marittima e
Campagna, ed il secondo (a latere:
che chiamasi Giuseppe) ritrovasi provveduto di molti
Benefizii e Pensioni lasciategli dal fù suo Zio
Monsignore Santamaria, e che per molti anni è stato
uditore Civile della Curia del Governo di Benevento
dissimpegnando tal carica con onoratezza e disinteresse,
e di poi essendo ammesso fra i familiari Nobili
dell’Eminentissimo Cardinal Banditti Arcivescovo di
Benevento col titolo di Aiutante di Studio, esercitò
nell’istesso tempo l’avvocazio di molti luoghi Pii, e fu
creato lettore Pubblico del jus civile nella Cattedra di
Benevento; in progresso detto Sig. D. Giuseppe fu fatto
dalla S. Sede Presidente del Tribunale Civile della
Città di Benevento di P. I. ed indi nell’anno 1825
creato retore del detto Tribunale di P.I. di detta Città
di Benevento.
Il primogenito Don
Nicola prese moglie fin dall’anno 1797 per aver
apparentato con la Patrizia famiglia della Città
dell’Aquila, avendo presa la Sig. D. Gaetana Ciampella
figlia del Barone D. Camillo e della Sigra. D. N.
Giuseppa di Astaniers, Patrizia della Città di Pesenas
in Francia dal qual matrimonio ne sono nati molti figli
che fino al corrente anno 1827 non ancora han preso
stato. |
Marianna Verusio (nata a
Benevento), figlia di Francesco (1804
† 1844) e della nobile Francesca dei
principi
de Marinis,
sposò Angelo Gelli di San Miniato e visse a Portici
(NA); detta Francesca,
fu beneficiaria del patrimonio de Marinis,
rimasta cieca a causa di un fulmine, lasciò in eredità
uno stabile a Napoli all'Unione Nazionale Ciechi. |
ALBERO GENEALOGICO
LINEA BENEVENTANA
Marchesi di San Giovanni (mpr) |
I generazione
(1):
Giovanni Verusio (nato il 22/1/1585 – morto il 8/9/1648)
si ammogliò con Antonia Errico;
II generazione
(2):
2.1) Marsilo Verusio, Canonico Decano della
Metropolitana Chiesa di Benevento;
2.2) Marcello Verusio (nato il 3/10/1613 – morto nel
1681) si ammogliò con Anna Vitelli nel 1640;
2.3) Giovan Domenico Verusio; si trasferì a Napoli e
sposò Antonia Croce; da cui la linea napoletana
III generazione:
Girolamo Verusio (nato il 20/12/1645 – morto nel 1720)
si ammogliò nel 1695 con Diana Vitelli (nipote di sua
madre Anna);
IV generazione:
Giovanni Verusio (nato il 20/9/1695 – morto nel 1765,
Console, Deputato delle Fiere per il popolo, Consigliere
da parte civile, Consigliere Civiles) si ammogliò:
1) nel 1733 con Donna Diana Bruno, vedova di due
Cavalieri beneventani cioè del Conte Gennaro Vitelli e
di Don Antonio Cardone entrambi Patrizi Beneventani;
2) nel 1750 con Donna Rosa Santamaria;
V generazione:
ex seconda moglie 5.1) Giuseppe Verusio, muore senza
prole;
ex seconda moglie 5.2) Nicola Verusio (nato il
20/10/1753 - morto il 21/10/1840) si ammogliò con la
Nobile Gaetana dei Baroni Ciampella (anche Ciambella in
alcuni documenti) il 15/1/1797; (Gaetana Ciampella è
citata, come moglie del Sig. Don Nicola Verusio, in una
Nota di Palazzo Reale che elenca le Dame di
Corte per regola di antichità);
VI generazione:
6.1) Rosa Verusio (nata il 30/12/1797 – morta 6/9/1871)
coniugata con Vincenzo Colle de Vita da cui Francesco,
Giovanni e Gaetana;
6.2) Giovanni Battista (nato il 26/12/1798 – morto il
26/10/1886, Avvocato, Giudice Uditore nella Curia
Arcivescovile, Consigliere comunale, Giudice
Conciliatore e Vicepretore) si ammogliò con la n.d.
Maria Teresa Coppola da cui Gaetano, Errico, Giulia e
Carlo (ammogliato con Elena Perillo da cui Maria Teresa,
Tullia, e Giovanni?);
6.3) Teresa Verusio (nata il 15/10/1800 - morta il
29/9/1843) coniugata con Baldini da cui Vincenzo,
Pasquale, Angela, Pasqualina, Gaetana e Orsola;
6.4) Francesco Verusio (nato il 13/07/1804 morto il
19/11/1844) si ammogliò con la Nobile Francesca dei
Principi de Marinis del Reggente, fu Don Antonio, (di un
ramo collaterale dei Principi di Striano e di Palazzo
San Gervasio, Marchesi di Genzano, Baroni di
Poggiomarino e di Oppido la cui linea principale è
confluita ed estinta nei Principi dè Sangro di Fondi) da
cui Nicola (nato il 3/9/1840) e Alessandro (da cui
Francesco ed Elisa);
6.5) Giuseppe, morto senza prole;
6.6) Bartolomeo, morto senza prole;
6.7) Gennaro (nato il 16/6/1818 – morto 29/1/1873) si
ammogliò con la ex cognata, già vedova del fratello
Francesco, Nobile Francesca dei Principi de Marinis del
Reggente, da cui Francesco (da cui Gennaro, Stanislao –
naturalizzato in America come Stanley, avvocato
difensore di Al Capone – Maria, Mario e Bianca),
Giovanni (da cui Giovanna maritata con Tito Artioli),
Raffaele (da cui Isabella), Marianna (moglie di Angelo
Gelli di San Miniato, figlio del n.h. Jacopo Gelli, da
cui Oliviero, Gastone, Fanny, Ines e Lea), Gabriele (da
cui Alfonso e Umberto) e Achille (ammogliato con
Cleonice Ciliberti da cui Silvia);
6.8) Maddalena;
6.9) Marianna;
6.10) Lucia;
6.11) Concetta;
6.12) Camillo;
6.13) Atonia;
VII generazione:
la linea principale dei Marchesi di San Giovanni si
disperde allontanandosi dalla città natale (così viene
documentato negli atti dell’annosa causa che i
numerosissimi eredi di Don Nicola Verusio si intentano a
vicenda; l’intero patrimonio rimane indiviso e bloccato
sino al Novecento e gli Avvocati e i Notai sono
costretti a redigere più alberi genealogici per
rintracciare la ramificata discendenza. Quasi nessuno
risiede ormai a Benevento ed alcuni vivono addirittura
in America e altri in Scozia. La vicenda patrimoniale si
sblocca nel secolo scorso). |
ALBERO GENEALOGICO
LINEA NAPOLETANA
Dei Marchesi di San Giovanni |
I generazione:
1.1) Orsilio Verusio;
1.2) Gennaro Verusio;
II generazione:
2.1) Salvatore Verusio di Orsilio;
2.2) ? Verusio di Gennaro;
III generazione:
Domenico Verusio di ? di Gennaro;
IV generazione:
Pietro Verusio (morto il 11/7/1897). |
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Note:
(1) -
Quasi tutti i componenti della famiglia
Verusio sono nati in Regno, parte in Vitulano e parte in
Ceppaloni, per potere godere dei Benefici Ecclesiastici
in Regno, essendo vietato di possederli ai nativi esteri
di Regno. A quel fine la famiglia possedeva beni in
Vitulano, parte franchi e liberi, e parte redditizi al
Collegio dei Padri Scozzesi di Roma.
(2) - Marsilio Verusio, con
atto stipulato dal Notaio Bartolomeo Clemente Pedicini
di Vitulano – in data 21 agosto 1649 istituì un
fidecommesso per i membri della famiglia Verusio che
ascendessero agli ordini sacri. I beni di tale
fidecommesso furono poi alienati da Giovanni Verusio che
acquistò, con il ricavato, ulteriori proprietà a
Ceppaloni. |
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