
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Venato |
Arma: di verde al leone d’argento, e tre cotisse di rosso
attraversanti il tutto.
Cimiero: un leone nascente d’argento.
Dimora: Napoli e Benevento. |

© Napoli - Arma della Famiglia Venato |
L’ antichissima famiglia napoletana Venato, probabilmente di
origine Greca, insieme ai
Macedonio, ai
di Gennaro, ai
Pappacoda,
de Dura e agli
Strambone amministravano il seggio detto “Aquario", seggio
minore abolito nel 1420 dalla regina Giovanna II e i nobili
appartenenti ai seggi “Aquario” e “dei Griffi” furono d'autorità
aggregati al
sedile di Porto.
La Famiglia ha posseduto molti feudi: Bagnuli, Baraggiano,
Binetto, Casabattota, Castelluccia, Cella, Crispano, Lavello,
Trecchina, ed è stata investita dei titoli di:
barone di: Pagliara (o Torre
Pagliara)
conte di: Salso (1620), Santa
Maria Ingrisone (1624)
duca di: San Teodoro (titolo poi ereditato per dai
Caracciolo Pisquizi, ramo dei duchi di S. Arpino) |
Nel 1268 Egidio fu giustiziere di Terra di Lavoro e del
Contado del Molise.
Alfonso fu “familiare” di re Carlo II d’Angiò e
giustiziere di Terra di Bari.
Cola fu tra i diplomatici inviati da Napoli in Francia
per chiamare Renato d’Angiò alla successione della regina
Giovanna II.
Paolo familiare del Re, fu ambasciatore in Roma, Francia,
Polonia, ed Ungheria, giustiziere in Abruzzo, provveditore
generale dell’esercito nella guerra contro Carlo VIII di
Francia. Ebbe l'incarico di consegnare in Francia il collare
dell'Ordine
dell'Ermellino
a
Monsignor di Clarius.
Nel 1496 Luigi risulta tra i cavalieri che parteciparono
alla riconquista di Gaeta nel 1496.
Francesco Antonio, capitano di galee, morì eroicamente in
combattimento nella
battaglia di Lepanto del 1571.
Ferrante fu capitano di ventura nelle Fiandre nel 1594.
Il casato ricevuto nell’Ordine di Malta dal 1644. |

© Napoli - Stemma con le insegne
dei Venato e d'Aquino, famiglie imparentate - Anno 1502 |
Nel 1605 Mario Conte vendette a Carlo
Longo (†
1629), dottore in entrambe le leggi, per ducati 7.200 il feudo
di Santa Maria Ingrisone, in
Principato ultra; nel 1623 Andrea Longo la vendette a
Pietro Venato (†
Napoli, 1640) del seggio di Porto per ducati 10.400 e vi ebbe il
titolo di conte, concesso da re Filippo IV di Spagna, con
diploma sottoscritto a Madrid il 24 aprile 1624. Il conte fu
sepolto in Napoli nella chiesa di S. Maria la Nova.
Nel 1651 Carlo Venato (†
Castello di S. Maria Ingrisone, 1653),
2° conte di Santa Maria Ingrone e
cavaliere di Calatrava, acquistò per 10.500 ducati da Francesco
Antonio de Francisco il feudo di Pagliara (o Torre di Pagliara),
in Principato ultra, che passò in eredità al figlio Francesco
(†
1656), 3° conte di S. Maria Ingrisone
che morì senza prole; a seguito di convenzione del 1672 terre e
titoli passarono a don Domenico Venato (†
Benevento, 1694) e poi alla sorella
Luisa (†
1705), vedova di Francesco
Dentice delle Stelle, patrizio napoletano del sedile di
Nido. Luisa portò in dote la baronia di
Pagliara che i coniugi vendettero nel 1689 a don Pietro
Paolo Alfieri. Il feudo di Santa Maria Ingrisone col titolo di
conte passò nel 1706 a Carlo Dentice (†
Castello di Acadia, 1720) figlio
primogenito di Luisa e Francesco. |

© Napoli - arma di donna Antonia
Venato, moglie
di Giovanni Vincenzo
Macedonio |
Nel 1649 fu scoperta una congiura per
far salire al trono di Napoli Don Giovanni d'Austria non
avendo il Re di Spagna legittimi eredi; furono
arrestati, tra gli altri, don Paolo Venato,
Andrea
d'Avalos, principe di Montesarchio, e don Antonio
Maresca, Maestro di Campo degli Spagnoli. Paolo fu
torturato col polliedro e poi mandato in Spagna.
Geronimo Venato, duca di San Teodoro, nel 1703
fu
confratello
dell'Augustissima
Compagnia della Disciplina della Santa Croce.
Andrea Venato, patrizio napoletano del Sedile di
Porto, duca di San
Teodoro, feudo in Principato citra,
successivamente di proprietà del barone Roberto del Mastro, con testamento redatto il 18
gennaio 1743, nominò erede dei suoi beni e titoli il
pro-nipote Tommaso 2°
Caracciolo
Pisquizi (1712 †
Napoli, 4-9-1765),
patrizio napoletano, con l’obbligo di aggiungere al
cognome Caracciolo quello di Venato.
Quest’ultimo, alla
morte del padre, Tommaso 1° Caracciolo, avvenuta nel
1756, ereditò i titoli di marchese di Capriglia e di
Villamarina; quattro anni prima impalmò Maddalena
Moles,
duchessa di Parete, figlia ed erede di Carlo Francesco,
duca di Parete e di Cecilia
Petra dei Duchi di Vastogirardi (†
1774), già vedova di Nicola
Caracciolo dei Principi di Avellino.
I venato si imparentarono con le più prestigiose
famiglie del Regno di Napoli: i
Macedonio, i
d'Alessandro, i
Sannazaro, i
Torres, ecc. |
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