Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Vecchione

 

Arma: d’azzurro,  ad una quercia di verde al naturale.
Altra: d’oro ad una quercia sradicata di verde, fruttata del campo.
Titoli: conti palatini, baroni di Carife,  patrizi di Pozzuoli.
Dimore: Pozzuoli e Napoli.

Ch.M.
Stemma famiglia Vecchioni o Vecchione

 L'antica e nobile famiglia Vecchione o Vecchioni, patrizia di Pozzuoli, ebbe alti gradi nella magistratura e ricoprì alte cariche.

Pietro Vecchioni, conte palatino, rese l'anima a Dio nel l'anno 1629, il figlio Francesco Carlo Tommaso gli eresse un monumento nella cappella gentilizia di Napoli.

Donna Vittoria Vecchione di Pozzuoli sposò Giovanni Battista Riccio, patrizio napoletano, e generò a Napoli nel 1632 Francesco Riccio, U.J.D..
Carlo
Vecchione acquistò nel 1634 da Cesare Miroballo, marchese di Diliceto e principe di Castellaneta, la terra di Carife, in Principato Ultra; nel 1646 Carife fu venduta per ducati 17.400 a Laura Ciaccio o Contestabile, nobile di Cosenza, vedova del dott. Francesco Capobianco, di antica famiglia nobile di Benevento.

Raffaele Vecchione (n. Saviano, 24-12-1806), come il padre Felice capitano di fanteria, intraprese la carriera militare all’età di 13 anni, fu nominato alfiere nel 1827, 2° tenente nel 1835, nel 1859 maggiore del 14° Reggimento Cacciatori, nel maggio del 1860 tenente colonnello, nel settembre dello stesso anno fu nominato colonnello. Per aver combattuto con valore nel respingere l’attacco del nemico a Triflisco, nei pressi di Capua, fu decorato con la croce di Francesco  I e nell’ottobre del 1860 fu decorato con la croce di San Ferdinando per aver partecipato all’attacco di S. Angelo. Fu a Gaeta durante tutto il periodo dell’assedio e a dicembre del 1860 fu promosso generale di brigata. Dopo la resa fu arrestato mentre suo figlio Felice, guardia del corpo a cavallo, seguì re Ferdinando II di Borbone al Volturno.
Giovanni Maria Vecchione, fu secondo tenente del 10 Reggimento Abruzzo, mentre Ascanio Vecchione (S.Paolo, 18-12-1816 † Napoli, 21-2-1875), secondo tenente del Battaglione del Treno.


Altare Vecchione

La famiglia Vecchione fu riconosciuta di “nobiltà generosa”, nel 1843, nelle prove di ammissione nella “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” (Verbali della Regia Commissione dei Titoli – Archivio di Napoli, volume III, pag. 206 volume IV, pagina 52, anno 1844).
La famiglia risulta iscritta nell'Elenco Ufficilae Nobiliare Italiano del 1922 col titolo di patrizio di Pozzuoli, in persona dei discendenti da Nicola, vivente nel 1858.

ALTRA FAMIGLIA VECCHIONI


Insegne ecclesiastiche del Vescovo Salvatore Vecchioni

Le famiglie Vecchioni che fiorino nel reame di Napoli furono diverse, oltre a Pozzuoli, la troviamo a Nola, Rossano Calabro, ed in altre città. Una di queste ha avuto origine in Ancona ed ascritta in quel patriziato, nella seconda metà del Settecento le diede lustro don Michele Maria Vecchioni, giureconsulto, fu avvocato napoletano e Consigliere di re Ferdinando IV di Borbone, re delle Due Sicilie, ha avuto come figli: Salvatore, Vescovo di Anglona-Tursi dal 14 dicembre 1778 al 28 ottobre 1818; Carlo, Consultore di Stato, dotto in lettere, storia e giurisprudenza; Raffaele, Colonnello nella Real Marina; e Giovanna, sposata nel giugno del 1796 a Giuseppe Baldacchini Gargano, rimasto vedovo dalla sua prima moglie Margherita dei duchi Ferrari di Parabita, non avendo avuto prole i suoi fratelli, la famiglia Vecchioni si estinse nella Baldacchini Gargano.

Per la genealogia si consiglia di consultare le Tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e per i titoli gli Affari della Real Commissione dei Titoli di Nobiltà.

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Fonti bibliografiche:
- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare Italiana”, Arnaldo Forni Editore.
- Erasmo Ricca, “La nobiltà del Regno delle Due Sicilie”, Napoli, 1839.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Famiglie nobili e titolate del Napolitano”, Arnaldo Forni Editore, 2005.
- Carlo Padiglione, “Trenta centurie di Armi Gentilizie”, Napoli, 1914.
- Roberto M. Selvaggi, “Nomi e volti di un esercito dimenticato”, Grimaldi & C. Editori, Napoli 1990.
- Biblioteca Universitaria di Napoli, manoscritto Gaetano Montefuscoli.
- Ottavio Serena, “Della Città di Amantea e principalmente di una delle sue nobili famiglie”, Stamperia della Regia Università, Napoli MDCCCLXVII. 


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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