
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Sculco |
A cura del Nobile Don
Francesco Giungata |
Arma: troncato, nel 1° d’azzurro a due torte d’oro; nel
2° d’oro allo scorpione di nero in palo, con la fascia in divisa
d’argento. Altra: troncato, nel 1° d’azzurro a due stelle
d’oro; nel 2° d’oro allo scorpione di nero in palo, con la
fascia in divisa d’argento
(1).
Altra: troncato, nel 1° d’oro allo scorpione
(2)
di nero in palo; nel 2° d’azzurro con la fascia in divisa
d’argento.
Motto: CONTERET CONTRARIA VIRTUS.
Patrono: Sant'Antonio da Padova.
Titoli: nobili di Crotone, baroni di Papanice e di Monte
Spinello, duchi di Santa Severina.
Dimore: Crotone e Santa Severina. |

© Stemma Famiglia Sculco |
Le famiglie greche Raimondi, Coco, Grisafo, Peta,
Guaranj, Franco e Sculco, quest’ultima guidata da
Astamet Sculco con i figli Polidoro,
Pietro e Costantino, per sfuggire ai Turchi
che stavano per conquistare Costantinopoli, scapparono
dall’isola di Calcide, oggi Eubea, e si stabilirono nel
1409 a Crotone in contrada Valle Cortina. Detto luogo
all’epoca era disabitato e il nascente borgo fu chiamato
Papanice.
Il feudo di Santa Severina, in provincia di
Calabria Ultra, nel 1462 apparteneva ad
Antonio Centelles di Ventimiglia marchese di Crotone;
nel 1496 l’acquistò Andrea
Carafa della Stadera col titolo di conte per
ducati 9.000; nel 1603 passò alla famiglia
Ruffo di Calabria, principi di Scilla, per
ducati 82.000
(3).
Nel 1654 Carlo Sculco († 1656), figlio di
Gio. Pietro, acquistò il feudo di Santa Severina per
ducati di 71.000; suo erede fu il fratello Gio.
Andrea che nel 1660 ottenne dal re
Filippo II d'Asburgo-Spagna il titolo di
duca di Santa Severina;
ereditò anche il feudo di San Marco e il casale di
Scandale.
Il citato Gio. Andrea nel 1674 donò al figlio
primogenito Domenico tutti i suoi beni e titoli,
comprese case e vigne poste in territorio di Papanice,
l’ufficio regio di guardiano di porto del regio fondaco
della città di Crotone. Rese l’anima a Dio senza figli
maschi.
Il feudo di Santa Severina fu acquistato all'asta dai Grutther. |

Santa Severina, ingresso castello |

Castello di Santa Severina, stemma Sculco |
Bernardo Sculco († 1700), figlio di Gio.
Francesco e di Dianora Raimondi, nel 1667 acquistò
il feudo di Monte Spinello
per 9.000 ducati; nel 1714 Antonia Sculco
vendette detto feudo a Tommaso
Rota,
principe di Cerenzia.
Don Tommaso Sculco acquistò nel
1655 il feudo di Papanice.
Stefano Sculco, fratello del citato Bernardo, fu
vescovo di Gerace dal 1670 al 1686.
Tommaso Domenico Sculco (n. Papanice nel 1664),
figlio di Giuseppe e di Antonia de Paz de
Palomeque, sposò Vittoria
Lucifero (figlia di Livia
Suriano), discendente dei baroni di Belvedere
Malapezza e Zinga, che portò in dote la somma di 2.000
ducati
(4).
Da uno scritto dello storico e studioso Andrea
Pesavento, detti coniugi risultano essere residenti a
Crotone già alla fine del Seicento, come soci in affari
con Fabritio Lucifero, fratello di Vittoria, futuro
marchese di Aprigliano (Apriglianello).
Tommaso Domenico costruì il suo palazzo nella zona detta
“Fosso delle Fontanelle” su alcune case dotali della
suocera, la Suriano, e confinante per strada con altre
notabili famiglie come gli
Ayerbis d’Aragona, ed i De Cola-Cariati,
vicino al palazzo del cognato Lucifero e a quello della
famiglia del Vescovo
Capocchiani. Nel 1729, ottenne da Papa Benedetto
XIII, al secolo Pietro Francesco
Orsini, la concessione di potere edificare nel suo
palazzo una cappella privata dove potere “celebrare li
divini misteri per se e per i propri familiari ed ospiti
da un cappellano chierico di Cotrone”.
Il palazzo
in seguito passò alla famiglia
Giannuzzi Savelli, principi di Cerenzia.

Crotone, Palazzo
Sculco poi Giannuzzi Savelli |
La famiglia entrò a far parte del
Sedile di San Dionigi nel 1735 con l’arrivo di re
Carlo di Borbone.
Alla sua morte, Tommaso Domenico Sculco, lasciò vaste
proprietà e numerosi figli:
Carlo Sculco, figlio del predetti coniugi, nel
1724 fu
cavaliere del
S.M.O. di Malta;
Bonaventura Sculco (nato a Crotone nel 1708),
fratello di Carlo, intraprese la carriera ecclesiastica,
fu nominato vescovo di Bisignano (Cosenza) da Benedetto
XIV e, a soli 37 anni, venne consacrato a Roma dal
cardinale
Trojano Acquaviva d’Aragona; resse la Diocesi dal 21 giugno 1745 al 27
settembre del 1781, giorno in cui fu colto da morte
improvvisa nel mentre era in visita pastorale ad Acri,
ed ivi sepolto nel convento delle Cappuccinelle;

Bisignano,
concattedrale dell'Arcidiocesi Cosenza-Bisignano
dedicata a Santa Maria Assunta |

Particolare arco della concattedrale |

Stemma del vescovo Sculco |
Brigida e Maria Nicola furono accolte nel
monastero di Santa Catarina da Siena in Catanzaro dove
furono professe di voti solenni; Antonia fu
introdotta nel Monastero delle Clarisse di Santa Chiara
in Crotone ed anche lei emise la professione solenne di
voti perpetui, diventerà anche Badessa ed ingrandirà la
Chiesa di Santa Chiara annessa al monastero dotandola
di nuovi e ricchi paramenti e suppellettili in argento e
di tutte le tele ad olio che recano lo stemma di
famiglia; |

Crotone, Chiesa annessa al Monastero
delle Clarisse, tela con l'arme della Badessa Antonia
Sculco
Tratto da www.archiviostoricocrotone,it |
Gli altri due figli, Chiara Cecilia e
Francesco Antonio si sposarono e quest’ultimo dopo
averli amministrati accrescendoli, ereditò i beni del di
loro padre; quest'ultimo, prese in sposa Chiara Suriano
di Crotone, incrementò i beni soprattutto le proprietà
ed il bestiame,
ingrandì il palazzo in zona Fosso
acquistando delle casette adiacenti e lo stesso fece con
il palazzo inagibile, ormai di sua proprietà,
nel feudo di Papanice in quanto proprietario e signore
di Cortina e cioè il territorio entro il quale risulta
edificata la cittadina di Papanice
dalla quale riscuoteva dagli abitanti LO IUS
PAGLIARATICO e gli affitti di ogni sorta di proprietà.
Alla sua morte, per indicazioni testamentarie dispose la
fondazione di un Monte dei pegni o Prestanza a beneficio
dei poveri di Crotone con a base un ammontare iniziale
di 1.000 ducati, da fare amministrare da un priore di
una confraternita cittadina
“de
Nobili de’ Sette Dolori, 1789”
e da un appartenente alla famiglia Sculco.
Dispose,
sempre nel testamento, che dalla sua eredità venissero
impegnati ogni anno 300 ducati ad un tasso del 4%
affinchè gli abitanti di Papanice non abbiano ad
incorrere sotto i prestatori di denaro e per aiutare
l’università a pagare le tasse alla Regia Corte.
Il casato possedeva in Crotone, nella
Chiesa di
San Giuseppe,
la cappella gentilizia.

Crotone, Chiesa di San
Giuseppe, cappella Sculco |

Cappella Sculco, stemma |

Epitaffio in ricordo di
Tommaso Domenico Sculco |

Epitaffio in ricordo di Francesco Antonio Sculco |

Particolare cantoria con stemma Sculco |
Giuseppe
Sculco (†
5.12.1760),
il primogenito di Francesco Antonio, sposò Antonia
Berlingieri, figlia del marchese Carlo, ed il
secondogenito, Tommaso nel 1759 fu
ricevuto nell’Ordine Religioso dei Cavalieri di Malta e
sposò Maria Saveria
Cavallo, che generarono
Bonaventura, cavaliere Gerosolimitano ed il
sacerdote canonico Giuseppe Maria domiciliato
ancora nel 1816 nel palazzo di famiglia che in seguito
passò al principe di Cerenzia, Giannuzzi Savelli.
Santuario Madonna di Capo Colonna,
epitaffio di Bonaventura Sculco, patrizio di
Crotone
Per gentile concessione del Nobile Don Francesco Giungata |
L’attuale palazzo Sculco in Via Ducarne confinante
strada con quello dei Lucifero e dei
Barracco, era in
origine di proprietà della famiglia Montalcino.
L’alfiere Gregorio Montalcino sposò Cecilia
Sculco e solo dopo la metà dell’Ottocento passò in
eredità agli Sculco. |

Riccardo Sculco |

Crotone, Palazzo Sculco |
Riccardo Sculco (Crotone, 1858 † ivi, 1931),
figlio di Domenico e di Aurora de Rosis, si
laureò in medicina all’Università Federico II di Napoli
nel 1881; fu il primo a Crotone ad usare la siringa
ipodermica e il chinino per curare la malaria. Fu eletto
sindaco di Crotone nel 1890 (suo predecessore fu Luigi
Berlingieri) e nel 1912.
Suo fratello Nicola
(Crotone,
1846
†
ivi,
1913),
archeologo e storico, fondò l'attuale museo civico
di Crotone. |

Nicola Sculco (1846
† 1913) |

Crotone, cappella Sculco |
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Note:
(1)
- Carlo Padiglione, “trenta centurie di Armi Gentilizie”, Napoli
1914.
(2) - Lo scorpione
per i Greci rappresentava nobiltà e saggezza.
(3) - Lorenzo
Giustiniani, " Dizionario geografico-ragionato del Regno di
Napoli", Napoli 1797-1816.
(4) -
Gli accordi dotali furono presi a Crotone il 7 novembre 1693 nel
palazzo di Fabritio Lucifero, fratello di Vittoria.
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Fonti Bibliografiche:
- "Repubblica di Crotone 1799: i martiri di Crotone e
l'albero della Libertà",
Nella Mustacchio,
in
Cultura Krotonese,
11 Febbraio 2015
-
Giuseppe Cappelletti,
"Le chiese d'Italia: dalla loro origine sino ai nostri
giorni".
-
Claudio Corsaro,
"Brevi
cenni storici e cronologici della famiglia Sculco di
Crotone".
- Sculco N., "Ricordi sugli avanzi di
Cotrone", Cotrone 1905
- "Vicende degli Sculco…", Andrea
Pesavento, Archivio Storico di Crotone
- Il Palazzo Montalcini poi degli Sculco,
Andrea Pesavento, Archivio Storico di Crotone
- Archivio Diocesano di Crotone
- Archivio Diocesi di Santa Severina
- Archivio Storico di Crotone
- Archivio Storico di Santa Severina
- Archivio Nobile Don Francesco Giungata |
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