Antica e nobile famiglia le cui origini si perdono nella
tradizione storica del regno di Napoli, la famiglia infatti
originaria di Molfetta (BARI), detta Molfese, lascia tracce
negli annali fin dagli inizi del 1200 con il capostipite (o
colui presunto tale) Don Pietro, Capitano di Giustizia
che nel 1245 si distinse per arguzia e coraggio.
Famiglia radicata tra i comuni di Sant’Arcangelo, Albano di
Lucania ed Anzi composta fin dai tempi più remoti da alti
Prelati, proprietari terrieri, notai del Regno, medici, giudici,
fisici, un capitano della Guardia Nazionale; politicamente
attiva nelle terre della Lucania ha nel tempo più volte
amministrato il comune di Albano di Lucania.
Già dagli albori la famiglia abitava due maestosi palazzi del
centro storico di Albano di Lucania, di cui il primo, quello
denominato dal popolo “dei Molfese di sotto” (data la posizione
geografica) di impostazione tardo cinquecentesca, si configurava
come una casa palatiata a cui interventi di ricostituzione
postumi avevano dato l’aspetto di Palazzo mono-familiare:
dall’architettura ricca ed imponente era di sicuro il palazzo di
più antica appartenenza della famiglia ma non la proprietà
architettonicamente piu’ rilevante; non da meno infatti il
palazzo “dei Molfese di sopra” fatto costruire dal Duca de
Ruggiero nel 1492 ed acquistato alla fine del 1600 da Gerardo
Molfese che, con la sua particolare impostazione artistica, il
portale Bugnato del 1600 e gli “sfarzi” citati spesso negli
inventari dell’epoca” risultava di sicuro essere l’elemento
architettonico privato più interessante di tutto il paese.
Nel 1584 tramite supplica di Dominicus Molphesius,
riportata come segue nel libro della visita pastorale di G.B.
Santonio del 1588 pag. 271, la famiglia ottenne la concessione
di altare in Jus Patronato nella Chiesa Madre soprastante la
sepoltura della sua famiglia di cui si conserva traccia nello
stesso libro alla pag. 264 (“Ante Altare extant duae sepulturae
quas dicitur esse et spectare dominis de familia Molfesiorum e
Col’Angelo Laudato et descendentibus sub annua solution mansae
espiscopali unius caroleni: fuit iniunctum citari pretensos
patronos predictos ad docendum de pretense jure: et sic fuit
citatus reverendus dominus Dominicus Molphesius archipresbiter
ibidem presens. In dicta cappella extat suffittus nuncupatus
intempiatura ex apeto et satis decens. Sic etiam ante illam
extat cancellum ligneum cum duobus scabellis pro commoditate
orare volentium”), altare poi eretto a devozione di San Giovanni
Battista: “ Albanij. Die dominico 3 novembris 1588 post prandium
et Coram reverendissimo domino episcopo tricaricensi visitatore
comparuit reverendus dominus Dominicus Molphesius archipresbiter
Albani citatus, et ad docendum de jure suo patronatus pro se
ipso fratribus sororibus et successoribus ex linea mascolina et
feminine super sepulcro per ipsum constructo in matrici ecclesia
et in cappella Rosarij facto dedit bullam hujusmodi
concessionissub annuo censu in perpetuum unius caroleni mensae
episcopali, expeditam per bonae memoriae episcopum Capreolum
predecessorem in pergameno cum sigillo pendent tenoris prout in
ea quae visa et legitima reperta, admissaque per eundem
reverendissimus dominum visitatorem fuit restituta et est sub
datum Albani die 23 octobris 1584”; dello stesso altare si
troverà poi traccia nella visita pastorale di Antonio Zavarroni
del 1744-1745 pag.9 e nella successiva visita pastorale di
Camillo Letizia del 1857 pag.1.
Come il capostipite altri Molfese ricoprirono le alte cariche
del Regno; si ricorda Guglielmo regio capitano in Salerno
nel 1478; Pietro e Francesco giudici della Corte
Pretoriana in Palermo rispettivamente nel 1635 e 1640, entrambi
fratelli del suddetto Diego; Annibale magistrato in
Alcamo negli stessi anni. Nomi noti tra i Molfese si ritrovano
spesso in accademie con Andrea illustre giureconsulto,
teologo e scrittore nonché autore di numerose opere in latino
che morì a Napoli nel 1720; Antonino professore del real
collegio di fisica di Termini Imerese nel 1818 e Gerardo
ricordato alla regia universita’ di medicina Federico II perchè
per primo intervenne sulla carotide (si conserva un busto dello
stesso nella sede di medicina “a ricordo del Molfese, pioniere
nel campo della chirurgia”).
Come in ogni tradizione familiare di quel tempo anche
nell’assetto della famiglia Molfese non mancheranno sin da
principio uomini di Chiesa e devoti: tra questi si ricorda
Monsignor Celestino prelato che fu maggiordomo del
Pontefice Pio III dal 1490 al 1499 originario, come tutto l’asse
familiare di Albano di Lucania ed Eugenio Molfese priore
dell’Abbazia Cistercense del Saggittario di Chiaromonte dal
1705, sepolto a Napoli nella Chiesa di Santa Maria della Libera.
Procedendo ai giorni nostri si distinsero in tempi più recenti
(1950) nella Capitale personaggi come il commendator Manlio
Molfese ispettore generale del Ministero dell'aereonautica, suo
padre Arcangelo Molfese Podestà della Città e non da meno
i dottori Francesco Gerardo e Salvatore illustri
uomini di scienza, medici e chirurghi entrambi ritenuti
dall’opinione pubblica scientifica innovatori nelle arti mediche.
Alcune personalità più rivoluzionarie della famiglia infine le
ritroviamo con Gerardo nato il 27 agosto 1781,
appartenente alla famiglia di “galantuomini”, avviato alla vita
monastica, minore osservante poi secolarizzato, si dedicò
all’amministrazione del ricco patrimonio familiare, membro della
municipalità Repubblicana del suo paese nel 1803, promosse e
favorì il moto contadino diretto all’occupazione delle terre del
conte di Campomaggiore; arrestato dopo la caduta della
Repubblica Napoletana, “uscì coll’indulto” e fu incluso nel
“notamento dei rei di Stato”; proseguì con il sostenere la causa
dei contadini del suo paese sulle terre del conte di
Campomaggiore e nel 1806 promosse un moto diretto
all’occupazione di queste terre, morì in Albano di Lucania,
Canonico Cantore della Chiesa Madre, l’8 settembre del 1829;
© Albano di Lucania -
busto di Gerardo Molfese |
Nicola Maria che nacque in Albano di Lucania da Vito
e che nel 1799 aderì al movimento Repubblicano e promosse, nel
febbraio dello stesso anno, i moti contadini diretti
all’occupazione delle terre del conte di Campomaggiore con il
cugino Vito Egidio nato in Albano di Lucania il 12
ottobre 1739, dottore in Utroque Jure che nel 1799 fu presidente
della municipalità Repubblicana del suo paese e, da politico del
luogo, promosse attivamente l’occupazione delle terre del conte
di Campomaggiore da parte dei contadini di Albano di Lucania;
morì in Albano il 18 gennaio del 1818.
La Torre
Molfese risalente al XVI sec., non è stata abitata dalla
famiglia, ma era una torre a guardia del Monastero di S. Maria
d'Orsoleo ed è ancora di proprietà della Famiglia Molfese;
all'origine apparteneva ad un'altra famiglia nobile di S.
Arcangelo. |