
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Iazeolla |
da uno
studio di Ermanno Iazeolla - Parte prima |
Arma:
d'azzurro all'aquila a volo
abbassato di nero, addestrata da un leone d'oro, sinistrata da
una torre a tre ordini merlata alla guelfa, e accompagnata in
capo da una stella a sette punte d'oro
(1).
Dimora: Roma, San Giorgio la Molara |

© Arma della Famiglia Iazeolla |
L'arma fu concessa dal Re di Spagna
Filippo IV d'Asburgo su proposta del vicerè
Rodriquez Ponz de Leon Duca d'Arcos nel 1647, per
speciali meriti acquisiti dagli Iazeolla verso la Casa
Asburgica regnante sul trono di Spagna, probabilmente
per motivi di natura finanziaria o militare. Nel 1646
l'assedio di Orbetello contro i francesi costò al duca
d'Arcos uomoni e mezzi che "il Vicerè aveva cercato
in tutti i mezzi di ottenere" elargendo
riconoscimenti; ma la concessione si potrebbe inserire
nella rivoluzione di Masaniello del 1647 quando il
Vicerè dovette domare le insurrezioni scoppiate in
Principato Ultra e in particolare a Colle Sannita e a
San Giorgio la Molara.
Non è stato possibile reperire le lettere patenti della
concessione dell'arma perchè andarono distrutte, insieme
a tutto l'Archivio storico di Napoli, nel bombardamento
del 1943, le scritture del periodo spagnolo.
La torre, elemento raro in araldica, è "contrassegno di
antica e cospicua nobiltà, perchè niuno fin dai tempi
remoti -scrive il Crollalanza - poteva fabbricar torri
se non era d'illustre e potente famiglia" |

Castello Iazeolla in San
Giorgio la Molara - Ricostruzione veduta dal lato
sud-ovest liberata da fabbricati dei tempi posteriori.
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L'aquila nera "sta a dimostrare nobiltà di natali e
dignità ereditaria".
Il leone rampante è simbolo di forza e valore.
La stella d'oro vuol significare fama e splendore di
famiglia.
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Una
delle ipotesi sulle origini della
famiglia Iazeolla vuole che essa sia venuta in Italia al seguito di re
Carlo VIII
nel 1495 per la conquista del Regno di Napoli con un
Principe banchiere, di origini inglese, del quale si
conosce solo il cognome Jazeir(2),
poi italianizzato in Iazeolla. I francesi entrarono in
Napoli ed occuparono Castel Nuovo costringendo
Ferrante II d'Aragona a rifugiarsi ad Ischia; dopo pochi mesi la
capitale viene riconquista dagli aragonesi e il Re
francese dovette risalire precipitosamente la penisola.
Almeno la metà del suo seguito preferì restare a Napoli,
tra i quali ci fu certamente il detto Jazeir. In seguito
la famiglia Iazeolla si trasferì a Colle Sannita,
all'epoca casale di Circello in
Terra di Capitanata, dove nel 1531 nacque il primo
Carlo che nel nome ricordava il Re francese. A
colle, il 1° marzo 1592 nacque Scipione, figlio
di Iazeolla de Zeolla e di Alfonsina Tosto(3).
Nel 1684 il Casato si trasferì a San Giorgio la Molara,
paese distante pochi chilometri in
Principato Ultra. |

Colle Sannita |

San Giorgio la Molara |
Le
famiglie feudatarie di Colle Sannita furono: dal 1170
Alemagna, dal 1343 De Scigliatis, dal 1448
della Leonessa, dal 1457
Carafa, dal 1532
d'Avalos e infine dal 1533
di
Somma.
Feudatari di San Giorgio la Molara furono: nel 1569
Ferrante
de Palma, nel 1587 Giovan Paolo
Cossa,
duca di Sant'Agata dè Goti, nel 1620 Carlo Andrea
Caracciolo, 1° marchese di Torrecuso e dal 1626 duca
di San Giorgio la Molara, nel 1764 Regia Corte e nel
1801
Fabrizio Ruffo, Cardinale(4).
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I
titoli esistenti in casa Iazeolla, documentati dalle
corone usate nei secoli, sono quelli di:
- Antica e generosa nobiltà: la corona che
sormonta lo stemma dei due pilastrini dell'altare della
famiglia (vedi
immagine) già nella chiesa di San
Giorgio la Molara pur essendo simile a quella di
marchese si compone dello stesso cerchio d'oro con
quattro fioroni (tre visibili), ma al posto delle perle
vi sono quattro punte (due visibili). Potevano fregiarsi
di detta corona coloro che godevano di antica e generosa
nobiltà; era un titolo di alto prestigio nel firmamento
dei nobili, riconosciuto a poche dinastie, perchè,
asseriscono molti autori, la nobiltà è tanto più grande
quanto più è antica. |

Arma Iazeolla posta ai lati dell'altare di Famiglia
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Trono di S. Giuseppe
Gli stemmi della base sono quelli di Casa Iazeolla |
- Duca: sullo
stemma della lapide datata 1755 (vedi immagine) è stata
posta la corona di duca "cimata da otto fioroni d'oro,
di cui cinque visibili, sostenuti da punte". La stessa
corona ducale si trova sui pilastrini del Trono di San
Giuseppe. Anche se finora le ricerche non hanno
consentito di documentarlo, bisogna ritenere che il
titolo sia derivato da quel "Principe banchiere" venuto
al seguito del re Carlo VIII, sopra citato. La stessa
corona ducale si trova sui pilastrini del "Trono di San
Giuseppe", nella cappella gentilizia del castello
Iazeolla di San Giorgio.
Il fatto stesso che la corona, incisa nel marmo, fosse
esposta in luogo pubblico e sacro come la chiesa, è
garanzia dell'autenticità del titolo. A quell'epoca non
era possibile abusare di titoli nobiliari e soprattutto
così vistosamente con corona ducale. Notiamo inoltre che
nel ritratto di Carlo terzo Iazeolla della fine
del '700, l'autore ha deposto un biglietto sul tavolo in
basso (vedi
immagine) nel quale si legge: "A Sua Signoria
Illustrissima il Sig. D. Carlo Iazeolla". Nel 1621 il
Vicerè di Napoli
Antonio Zapata dispose: "a modifica di istruzioni precedenti, che sia
in pubblico che in privato fosse ai feudatari titolati
dato il Signoria Illustrissimo" e più tardi anche il
Villena stabiliva che "gli eletti avessero il
trattamento di Illustre mentre i titolati
"Illustrissimi".
-
Marchese: troviamo la corona di marchese sullo
stemma posto nella lapide della tomba del barone
Girolamo Iazeolla collocata in Napoli nel 1844 (vedi
immagine), in pieno dominio borbonico, dove men che mai
si sarebbe potuto abusare di un titolo. Il barone ha
utilizzato per la sua arma non la corona baronale di suo
diritto ma quella marchionale perchè essa già esisteva
in famiglia ed era più elevata in grado.
Quanto all'origine del marchesato, posteriore al ducato
che risale alle origini, si deve supporre che sia un
titolo acquisito dal matrimonio di Carlo terzo con la
Spicciati Riccardi che era discendente in linea
femminile del marchese
Riccardi, per cui poteva godere
gli stessi privilegi accordati alla nobiltà materna(4
bis),
veniva infatti comunemente chiamato Marchese di San
Giorgio. Tale titolo gli deriva anche per aver tenuto
per 24 anni il Marchesato di Montefalcone.
-
Barone: il titolo di barone fu concesso
personalmente al colonnello
Girolamo Iazeolla dal re Gioacchino Murat nel
1813, titolo trasmissibile per maggiorasco e concesso
sul cognome. Nell'arma del Barone le stelle
divennero tre e nel capo fu aggiunta la bandiera
murattiana scaccata (bianco, turchino e amaranto).
I tre titoli di Duca, Marchese e Barone furono tutti sul
cognome; gli Iazeolla non hanno mai sentito il bisogno
di far accompagnare i titoli da un predicato pur avendo
posseduto feudi come quello di Santa Sofia. Certamente
possedevano più fondi nel territorio del paese, di
quelli che l'ultimo Duca di San Giorgio, Carlo Andrea
Caracciolo, possedeva nel 1764. La nobiltà per essi era
un abito acquisito da sempre; la consuetudine di
trattare con la nobiltà era tale da non fare mai
riferimento a titoli, ne è prova la lunga Memoria di
Pasquale Iazeolla nella quale egli parlando
del Principe e Duca Luigi dè Medici, dice l'amico de
Medici, o della Principessa Gerace e del Duca di
Montescaglioso se la cava con Gerace e Montescaglioso.
Non ritiene importante accennare al titolo di barone
conferito al fratello Girolamo, dice soltanto che fu
sostenuto il suo decoro, evidentemente quel
riconoscimento non aggiungeva lustro all'antica nobiltà
della famiglia. |
Carlo II Iazeolla nacque a Colle Sannita nel 1661dal
duca Carlo I, deceduto poco prima dalla sua
nascita, e da Alligrante (o Lucrezia) Nigro,
appartenente a famiglia di antiche tradizioni di Colle.
A 24 anni si laureò in medicina "Dottore fisico" e si
trasferì a San Giorgio la Molara, troncando tutti i
legami con i suoi parenti.
Si dedicò al commercio internazionale: import ed export
per il Regno di Napoli che gli fruttò ingenti capitali;
creò, inoltre, un'industria di medicinali nel cui
laboratorio si studiavano le spezie provenienti da tutto
il mondo.
Acquistò il castello, impalmò Caterina Modena che aveva
ereditato dalla madre, la nobile Diana Chirico, la casa
palizziata nella quale abitava, e conferì cospicue
doti alle figlie affinchè facessero matrimoni
all'altezza del loro rango: Giuditta che sposò
Donato Marano dei marchesi di Petruro, Angela il
nobile Nicola Palmieri, Grazia il feudatario di
Orsara di Puglia, Domenico de Paolis, e Felicia che
sposò Girolamo Iansiti di San Marco dei Cavoti,
discendente dell'illustre giureconsulto Giacinto
(5).
Carlo II
rese l'anima a Dio nel 1724 e venne sepolto nella chiesa
dell'Annunziata, ai piedi dell'altare gentilizio con gli
stemmi degli Iazeolla fatto innalzare da lui stesso per
sè e i suoi discendenti, come si legge dalla lapide:
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Lastra tombale del duca
Carlo Iazeolla |

Sigillo a fuoco con la
sigla C.I. (Carlo Iazeolla) del 1700
utilizzato per le merci nei trasporti marittimi.

Altare Iazeolla - si
intravede la scritta:"La Famiglia Iazeolla donò" |
L'altare, dopo la caduta della volta della chiesa, venne
trasferito nella parrocchia di San Pietro; nel 1970, con
l'abbattimento della chiesa, è stato smembrato. I due
pilastrini con gli stemmi sono attualmente nella
sacrestia della Madonna di Fatima.
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Gerolamo primo -
il sovrano |
Gerolamo, figlio di primogenito di Carlo II e di
Caterina Modena, nacque a San Giorgio la Molara nel
1692; studiò a Napoli laureandosi in giurisprudenza.
Alla morte del padre, avvenuta nel 1724, ereditò un
patrimonio immenso che amministrò con molta saggezza
ingrandendolo a dismisura. Dedicò particolare attenzione
a costituire un latifondo in San Giorgio e fuori; in
pochi anni riuscì a mettere insieme 1800 tomoli con
l'acquisizione di 74 fondi. Acquistò anche il feudo
della contrada in Santa Sofia, probabilmente della nota
abbazia di Benevento, vasto latifondo per la semina del
grano con masserizie e pascoli, dislocato in San
Giorgio. Diventò "Locato della Regia Dogana di Foggia"
ottenendo in fitto, per 1.100 ducati annui, una parte
del Tavoliere delle Puglie, precisamente il Feudo di
Santa Maria in Vulgano del Sacro Ordine Cavalleresco di
Gerusalemme, un vastissimo territorio di oltre 3.000
ettari, con casale abitato detto di Santa Maria, situato
tra le città di Lucera e i paesi collinari di
Biccari e Tertiveri. |

Feudo di Santa Maria in Vulgano posseduto da
Don Gerolamo Iazeolla in una carta del 1714. |

San Giorgio la Molara - il castello dei Iazeolla
come appare oggi. |
Di
Gerolamo Iazeolla resta famoso il catasto onciario del
1744(6),
diciannove pagine fitte del volume n. 4854 per elencare
le sue proprietà di case, terreno, finanziamenti,
ecc. che lo fecero tassare per l'incredibile cifra di
3.499,15, contro le 2.186 del marchese
Francesco de Santis. Fra i catasti di tutto il Principato Ultra
Gerolamo risulta il più ricco in assoluto dal momento
che il primo contribuente di Avellino il dr. Lorenzo
Sandulli era tassato per 1.116 once
(7).
Al Castello dove risiedeva vi erano ben nove persone di
servizio e nel cortile il calesse era sempre pronto per
qualsiasi incombenza; Gerolamo era un vero sovrano cui
spettava il massimo rispetto, nei documenti veniva
appellato con il Don, come da usanza spagnola.
Morì intorno all'anno 1760 a San Giorgio lasciando tutto
l'ingente patrimonio al fratello Urbano primo e
per lui al nipote Carlo terzo, ancora minorenne.
L'unica sua figlia Liberata Antonia, avuta dalla
moglie Petromilla Palmieri di Colle Sannita, convolò a
nozze il 29 aprile 1750 con don Sebastiano, figlio di
Pietri III Ciaburri, barone della Ginestra.
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Urbano I, ultimo figlio di Carlo II e di Caterina
Modena, nacque a San Giorgio nel 1706; perduto il padre
a soli 17 anni si affidò alla protezione del fratello
Gerolamo
(1692
† 1760) che lo
fece studiare a Napoli e laureare Dottore in Diritto.
Nel corso degli studi conobbe la sua futura moglie donna
Lucia Tardioli di Sant'Elia nel Molise, figlia di Carlo
e Ippolita Fiorentino, una famiglia di grande rilievo
sociale nel patriziato della Capitale, infatti, lo zio
Antonio Tardioli era capo della
Gran Corte Criminale della Vicaria
(8).
Nel 1740 Urbano I fu Economo della Chiesa di Santa Maria
dell'Abbondanza in San Giorgio(9);
detta chiesa, risalente al 1544, la cui importanza era
legata alla gestione di una Casa dei pellegrini ed a due
Monti frumentari, era ubicata sulla piazza, quasi
dirimpetto al castello Iazeolla; accanto alla chiesa si
trovava il "Pio Spedale" composto da sette stanze
superiori per accogliere "...i poveri camminandi
immondi...".
Urbano, nonostante i suoi numerosi impegni, amministrò
con coscienza i beni della chiesa, di cui facevano parte
anche 36 fra case e terreni; nel 1741 istituì una altro
Monte frumentario che si aggiunse a quello già esistente
nel 1707. |

San Giorgio la Molara,
anno 1711. Ricostruzione della presumibile posizione
sulla piazza dell'antica chiesa di S. Maria
dell'Abbondanza,
del Pio Spedale e della confinante Università Municipio. |
Nel
1745 Urbano venne eletto Sindaco di San Giorgio, paese
che all'epoca contava 5.500 abitanti; all'Università
donò una campana per il campanile della parrocchia di
San Pietro; campana ancora esistente portante incisa la
scritta "Sig. D. Urbano Iazeolla. Sindico. A.D. 1745",
oggi posizionata sul traliccio della guglia di Madonna
di Fatima.
Ebbe cinque figli, Vincenza (1743
† ?),
la terzogenita,
sposò
Vincenzo Savoia, patrizio di Montesarchio, figlio di
Francesco e della nobilissima Geromina
Feoli.
Rese l'anima a Dio nel 1775 lasciando al primogenito
Carlo III Iazeolla un immenso patrimonio. |
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Note:
1) L. Volpicella. Gli stemmi delle scritture
dell'Archivio Storico Napoletano - pag. 28.
2) Riportato
nell'Armorial General - Dictionnaire des termes du
Blason par J. B. Riestap, Tomo I, pag. 1038 con
la descrizione dello stemma e la provenienza britannica.
3) Archivio Parrocchiale
della Chiesa di San Giorgio di Colle Sannita - dal
volume "Collegiata Battezzati 1588-1637", Fasc. 1° 1588
- 1598.
4) Erasmo Ricca, La Nobiltà
delle Due Sicilie, 1839, Vol. I.
4 bis) Summonte, "Historia
della città e Regno di Napoli", Libro I, pag. 251.
5) A. Fuschetto, Fortore si
ieri e di oggi, pag. 223; A. Zaro, Dizionario
Biobibliografico del Sannio, p. 215.
6) A.S.N. Sez.
Amministrativa n. 808, Libro dei catasti onciari del
1744 del Comune di San Giorgio la Molara, in Distretto
di Ariano Irpino nel Principato Ulteriore, vol. 4854 pp.
247/257. D. Gerolamo Iazeolla.
7) Riv. Samnium n. 3-4 1986
p. 165, Catasti onciari di Avellino di L. Barionovi.
8) L.A. Muratori, Raccolta
delle vite e uomini illustri del Regno di Napoli, 1775.
9) Arch. del Comune di San
Giorgio la Molara, Copia dell'inventario della Chiesa e
Pio Spedale col titolo di S. Maria dell'Abbondanza di
questa terra di San Giorgio la Molara, 1711 - 1722.
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