
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma:
inquartata d'oro, nel 1°d'azzurro, al leone d'oro accompagnato
in capo da due stelle (9) dello stesso (Gironda), nel 2°
d'azzurro, all'aquila bicipite coronata d'oro (Veraldi), nel 3°
di rosso, a sei bande di nero (Veraldi), nel 4° d'azzurro, al
leone d'oro accompagnato in capo da tre piante al naturale
fiorite di due pezzi d'oro bene ordinate (Gironda).
Antica arma Gironda: d'azzurro al leone d'oro.
Di Bari: d'azzurro al leone d'oro e coronato dello stesso.
Altra, registrata a Catanzaro nel 1639: d'azzurro, alla
fascia d'oro dalla quale esce un'aquila bicipite col volo
abbassato con le ali di nero e d'oro coronata dello stesso; in
punta, partito d'oro, nel 1° d'azzurro al leone d'oro rivoltato,
nel 2° d'azzurro ai tre gigli francesi d'oro
posti 2-1.
Altra, registrata a Crotone: partito, nel 1°d'azzurro al leone
rivoltato d'oro, nel 2° d'azzurro ai tre gigli d'oro posti 2-1,
col capo di Svevia. |
Titoli:
patrizi di Bari, nobili di Squillace, nobili di
Catanzaro, nobili di Crotone, nobili di Taverna, baroni
di Cardinale, baroni di San Vito, Curiacodi e Lucenadi,
baroni, poi marchesi di Canneto (Bari), marchesi di San
Lauro, principi di Canneto (Abruzzo).
Patrono: San Francesco di Paola.
Motto: NORMANDAE GENTES GENTEM GENUERE GERONDA |

Taverna, Palazzo Gironda Veraldi.
Stemma con le insegne melitense |

Il Motto |
Di origine
normanna, è probabile che siano stati al servizio di
Roberto d'Altavilla detto il Giuscardo († Cassiopoli,
Corfù, luglio 1085), 1°duca di Calabria e Apulia.
A giungere in Calabria, a Squillace, fu il conte
Arnaldo nel 1089 il quale era ben visto da Ruggero,
2° duca di Calabria e Apulia. A testimoniare il loro
arrivo in quest'epoca, fino al 1670, esisteva in un
antico palazzo di famiglia in Squillace una lapide in
cui era inciso:
IMPROPE SEXCENTOS ANNOS GERONDA PROPAGO PERDUCTA EST:
ITIDEM PRAESTISQUES DECUS |

Squillace (Catanzaro).
Castello Normanno |
Raynaldo
Geronda,
nel 1169, ottenne il privilegio dall'imperatore
Federico I di Svevia detto il
Barbarossa, nella città di Venezia, di aggiungere
al leone, antichissima insegna di famiglia, l'aquila
imperiale con due teste coronate, ma senza piedi.
Nel 1325
re Roberto d'Angiò
concesse ad Ugone Geronda,
Castellano di Salerno,
la riscossione di 25 once doro l'anno; privilegio
confermato dalla
regina
Giovanna I la quale lo nominò General Vicario
del Regno di Napoli.
Rinaldo,
barone di San Vito e
Cardinale, nel 1380 sposò Fiora de Sabinis
dei baroni di Turchisi, ebbero per figlio Bernardo,
sposato a Laura de Hodelis (come risulata dall'albero
genealogico di famiglia).
Pietro,
nel 1404, è attestato
barone di San Vito,
Curiaconi e Lucenadi, in quanto dovette
ricorrere alla Corte di Squillace affinchè procedesse ad
una ricognizione, ottenendola, per alcuni terreni e beni
feudali che gli erano stati usurpati; possiamo desumere
che Pietro fosse anche figlio di Rinaldo ipotizzando che
il feudo fosse retto jure longobardorum,
ovvero tutti i figli succedevano in parti uguali.
Altro
Pietro Gironda, U.J.D., barone di San Vito, ebbe la
concessione dei fiscali di San Vito e Cardinale, con
privilegio di re
Alfonso d'Aragona
dato a Gaeta, fu Consigliere e Presidente di Camera;
Pietro è attestato nel 1443, quando re Alfonso concesse
il castello di Martorano a Giannetto Morano, ma Pietro
si oppose affermando che tale castello fosse suo in
virtù di un antico privilegio che presentò al re, il 7
agosto del 1453 risultava custode del castello Francesco
Caracciolo
di Napoli; ebbe per figlio ultrogenito, tra gli altri,
Giovanni o Giovan Pietro, capostipite dei baroni
poi principi di Canneto che descriveremo in seguito.
Antonio
Gironda da Squillace, risulta essere
barone di Cardinale
(oggi comune omonimo in provincia di Catanzaro, fu
casale di pertinenza del principato di Squillace e
saltuariamente smembrato da esso, solo pochi anni dopo,
nel 1497 risultava fra le terre confermate a Goffredo
Borgia
col principato di Squillace) da una convenzione del 19
aprile 1488, notaio Poalo de Benedicto di Capua, e
ratificata da re
Ferdinando I
d'Aragona il 4 maggio dello stesso
anno, con Giacomo e Vincenzo Azzia da Capua. Antonio,
avendo parteggiato per il francese invasore, re Carlo
VIII di Valois, re di Napoli da 22 febbraio 1495 al 6
luglio dello stesso anno, con a capo il Capitano Obegny,
fu spogliato dei feudi di San Vito, Curiacodi, Lucenadi
e Cardinale.
La famiglia
riottenne parte dei feudi nel 1530 con Rinaldo,
che potrebbe essere identificato come figlio
di Giacomo (figlio del citato Bernado e Laura de
Hodelis) e di Palma
d'Aquino
di Tropea sposati nel 1476, il quale parteggiava per gli
spagnoli.
Giacomo,
figlio di Rinaldo, sposò Giovanna Maria Scriviero ed
ebbero per figlio Bernardo, sposato nel 1555 a
Cornelia de Castellis, nel 1564 portò la famiglia da
Squillace a Catanzaro dove godette la nobiltà, lo
conferma un atto notarile del 1585 nel quale è scritto:
Pietro, figlio di Bernardo, oriundo di
Squillace è residente in Catanzaro, altri
figli furono: Giacomo, Dianora, Maria
Giacoma, ed il primogenito Tommaso Aquino il
quale sposò Beatrice
Ricca dei baroni dell'Isola
(1)
con la quale generarono: Beatrice, sposata con
Paolo Franza, Maria Iacopa, Geronimo,
Decio, ed il primogenito Bernardo, sposato a
Belluccia Susanna. |

Catanzaro, Palazzo Gironda Veraldi, poi Marincola |
Aloisio
(Luigi), figlio di Bernardo e Belluccia, sposò Beatrice
di Francia,
ebbero per figli Diego, e Giuseppe Antonio
sposato a Caterina
Ferrari
generarono: Luigi, chierico; Andrea;
Rosaria, monaca; Onofrio, ed il
primogenito Ignazio, che potrebbe essere
identificato in colui che nel 1658, in occasione dei
solenni festeggiamenti tenuti a Catanzaro, per la
nascita del principe Filippo Prospero d'Asburgo (1657 †
1661), figlio di re
Filippo IV d'Asburgo,
fu corsa una lizza, la quale si correva in coppia, ed
egli corse con Giovanni Battista Arcieri,
vestivano un drappo serico di color morello listato
d'oro; Ignazio fu Sindaco dei Nobili di Catanzaro nel
1665, sposò in prime nozze Delia Tronca, nobile di
Crotone, in seconde nozze Vittoria
Poerio
ed ebbero per figli: Giuseppe; Raffaele,
chierico; Andrea, sposò Antonia Susanna;
Teresa; Vittoria; Pasquale; e
Gaetano, il quale ebbe per figli: Bernardo;
Cesare, sposato con Isabella Barricellis, nobile
di Crotone; Clarice, che sposò Giuseppe
Antonio Veraldi (†
1798), barone del feudo di Donna Cubitosa o Ciriciglia,
intestato il 5 dicembre 1760 nel Cedolario 85, f. 550t.
Ebbero per figli, tra gli altri, Rinaldo Veraldi,
primogenito ed erede del feudo di Donna Cubitosa, e
Francesco Gaetano Veraldi, figlio ultrogenito,
adottato dallo zio materno Cesare Gironda il 5
luglio 1761, a patto che assumesse il doppio cognome
creando la Casata Gironda
Veraldi. Acquistò il palazzo in Taverna dalla
nobile famiglia tavernese dei Dardano. |

Taverna, Palazzo Gironda
Veraldi; di seguito: androne e particolare
architettonico |
 |
 |
Francesco
Gaetano sposò Giovanna
Schipani
e generarono: Emanuela, Felicia, e
Cesare Carlo, sposato a Teresa
Marincola
ebbero come figli: Beatrice, Rosaria,
sposata con Orazio Ferrari; Francesco Gaetano;
Giuseppe Antonio, sposato a Maria Salzano ebbero per
figlio Cesare che sposando Chiara
Ventura
ebbero per figli Nestore, Alfonso (†
Catanzaro,
1920), fu intellettuale, giornalista, Presidente della
Croce Rossa, nel 1880 venne nominato Socio dell'Accademia
Pittagorica, Camillo e Giuseppe,
avvocato, commendatore, membro del consiglio
sanitario provinciale di Catanzaro, il quale ha avuto
per figli Maria, Chiara, Enrichetta,
sposata in casa
Vercillo,
ed Arnaldo che sposando Vittoria Gironda
Veraldi hanno avuto per figlio Giuseppe; Luigi,
sposato a Maria Salzano; Domenico; e Rinaldo
che ebbe per figlio Federico.
Domenico,
figlio di Federico, (10-10-1870 † 30-12-1962),
avvocato, Podestà di Taverna, fece erigere la fontana
monumentale dedicata a Cesare Battisti, patriota ed
irredentista italiano, sposò in prime nozze Maria
Campanella ed ebbero per figli Gilda e Rinaldo,
con Valentina
Basile
ebbero come figli Ada; Aurelio (Taverna
1926 † Bari, 2016), avvocato, eletto Deputato nella XIV
legislatura, sposato a Cornelia Triggiani generarono
Vittorio e Federico; e Benito. |

Don Rinaldo Gironda
Veraldi |
Barone Domenico Gironda
Veraldi e monumento dedicato a Cesare Battisti, eretto
in Taverna |
I Gironda
Veraldi di Rinaldo
(19-01-1897
†
09-11-1977):
avvocato,
sposato a Marianna Lo Moro ebbero per figli: Luciana;
Maria Fortunata; Liana; Cesare,
con Silvana Taurchini ebbe una figlia, legittimata, di
nome
Mariella Gironda Veraldi,
sposato con Anna Seniga hanno avuto Silvia e
Paolo; Domenico, sposato in prime nozze con
Wanda Giuliani, in seconde nozze a Roberta Murci hanno
avuto Erica e Federico; ed Aldo
(19-11-1932 † 30-11-2016),
avvocato, presidente della commissione tributaria di
Catanzaro, giudice di pace di Taverna,
sposato a Carmela Lia
ha avuto per figli Anna Maria e Rinaldo
(1966),
che sposando Tiziana Amelio hanno avuto per figli:
Aldo, Gabriele, e Martina.
I Gironda Veraldi di Benito:
sposato a Maria Leone hanno avuto per figli: Isabella;
Aurelio; Massimo, sposato a Giusi Greco
hanno avuto per figlie Enrica e Lucrezia;
Valentina; Sandro, sposato con Ottavia
Citriniti hanno avuto come figli Andrea,
Stefano e Flavia; Giuseppe; e
Domenico, sposato a Rita Vero hanno avuto per figli
Benito, Maria, ed Aldo. |
 |
 |
Barone Rinaldo Gironda
Veraldi (1897
†
1977), Sotto Tenente nella 1^ guerra
mondiale. A destra: Onorificenza del
Nastro Azzurro
conferita al barone Rinaldo Gironda Veraldi |

Taverna, Chiesa di San Domenico, il
barone
Aldo
dinanzi alla
Cappella di Famiglia dedicata a San Francesco di Paola |
Ramo de baroni poi marchesi di Canneto (Bari), principi
di Canneto (Abruzzo), e marchesi di San Lauro (Calabria) |
Giovanni o
Giovan Pietro,
figlio ultrogenito del barone Pietro, sposando donna di
casa Passarelli di Monopoli nelle Puglie, sorella di
Giacomo Passarelli, gli portò in dote il
feudo di Canneto
(2).
Giovanni ebbe concesso un privilegio da Roberto Maltesta
di Rimini il 28 maggio 1477. Ebbero per figli Rinaldo,
e Francesco o Giovan Francesco, al quale con
privilegio di re Ferdinando II d'Aragona, gli venne
confermato il possesso di Canneto in Terra di Bari, fu
aggregato al patriziato
di Bari.

Stemma Gironda - della Marra,
risalente al 1554 e sito sulla porta dei Gironda
-della Marra di Adelfia
(nella zona del Comune che fino al 1927 faceva
parte dell'ex Comune di Canneto di Bari) |
Alfonso o Giovanni Alfonso, figlio primogenito ed
erede del barone Francesco, con privilegio
dell'Imperatore
Carlo V
del settembre 1548, gli confermava il casale di Canneto,
sposò Laura
della Marra, figlia di Felice e di
Silvia Caracciolo, ebbero per figli, Fabrizio, e
Francesco o Giovan Francesco, barone di Cannetto
per successione a suo padre, sposò Beatrice
di Costanzo,
figlia di Cola Francesco e di Maria
Carafa,
i capitoli matrimoniali furono stipulati il 19 maggio
1571 con fratelli Fulvio, Giovan Battista, e Lelio di
Costanzo, ebbero per figli: Ettore; Maria;
Laura; Fabrizio, ammesso nei
Cavalieri di Malta
nel 1590, ed il primogenito Alfonso o Giovanni
Alfonso, erede di suo padre, al quale con privilegio
di
re Filippo III
d'Asburgo-Spagna
del 20 maggio 1604 gli confermava il casale di
Canneto; sposato a Cornelia Ruocco, nobile di Taranto,
ebbero per figli: Isabella; Lura;
Giuseppe (Canneto, 1619), ammesso nei Cavalieri di
Malta nel 1639; Beatrice; ed il primogenito
Giovan Francesco (1605 † 1643), con privilegio del
re Filippo IV
d'Asburgo-Spagna del 22 luglio 1625
gli fu concesso il titolo di
marchese di Canneto, sposò Giulia
di Gennaro, figlia di
Felice e di Isabella Mezzogrugno ed ebbero come figli,
tra gli altri: Beatrice, Vincenzo,
Andrea, Cavaliere di Malta nel 1654, ed il
primogenito Alfonso, 2° marchese di Canneto,
sposato a Lucrezia
Capece Zurlo,
di Giovanni Carlo, e generarono: Antonia; Anna;
Giulia; Giacomo, gesuita; Giovan
Giuseppe; ed il primogenito Giovan Francesco
(†1708), 3° marchese di Canneto, sposato a Vittoria
Santacroce non ebbero prole, di conseguenza gli successe
suo fratello Giovan Giuseppe († 1753), 4° marchese di
Canneto, nel 1719 vendette il feudo di Canneto a don
Carlo de Nicolò (detti anche Nicolai), patrizio di
Altamura, per 75.066 ducati, mantenendone il titolo, il
quale l'intestò il 15 dicembre 1720, con la bagliva,
portolania e scannaggio
(3).
Giovan Giuseppe comprò il
feudo di Canneto in
Abruzzo,
con privilegio dell'imperatore
Carlo VI d'Asburgo
dell'11 settembre 1732 ottenne il
titolo di
principe; sposò
Petronilla Guglielmini D'Ardia, marchesa di San Lauro,
figlia del marchese Nicola e di Chiara d'Urso, ed ebbero
per figli: Vincenza,
sposata nel 1769 a Guido
Cavalcanti
(1740 † 1814), dal 1799 duca di Buonvicino (feudo
in
Provincia di
Calabria Citra),
figlio di Ippolito, duca di Buonvicino dal 1734, e di
Anna Maria Andreassi di
Vespasiano, 2^ duchessa di Montemurro, Guido in seconde
nozze, nel 1786, sposò Anna Capparelli, Nicola, Alvaro,
Francesca, Giovanna, Anna Maria, e
Giovanni Teresino Gironda (1729 † 1805), patrizio
di Bari, 2° principe di Canneto (Abruzzo), 5° marchese
di Canneto (Bari),
1°
marchese di San Lauro
in
Calabria Citra
(4)
per successione a sua madre Petronilla Guglielmini D'Ardia.
Ricoprì l'incarico di Tenente delle Reali Guardie del
Corpo, nel 1798 venne inviato dal Generale Daniel de
Gambs in Irpinia per organizzare la resistenza contro
l'invasione francese; nella seconda metà degli anni '60
era entrato a far parte della massoneria, iniziato
presso la loggia Les Zéles, nel 1773 fu Deputato
Gran Maestro dell'autonoma Gran Loggia Nazionale
delle Due Sicilie “dello Zelo” sotto la gran
maestranza di Francesco
d'Aquino,
principe di Caramanico; a seguito del Real Editto del 12
settembre 1775, emanato da re
Ferdinando IV di
Borbone, si presentò alle autorità
competenti ed abiurò il giuramento massonico. Il 18
settembre 1776 sposò Elena
Lanzina y Ulloa
dei duchi di Lauria e generarono: le gemelle Giulia
e Vincenza, Maria Camilla, Maria Teresa,
Domenico, Luigi, Giovanni, e
Giuseppe, erede dei feudi e dei titoli nobiliari, fu
colpito dalle leggi sull'eversione (abolizione) della
feudalità del 1806. Sposò Maria Saveria Avossa ed ebbero
per figli: Cesare, Enrichetta, Luigi,
Giovanni, Michele, Francesco, e
Giovanni Teresino ed ebbero discendenza.
Del ramo cadetto dei patrizi di Bari capostipite fu
Rinaldo, sposato con donna di casa Tresca, ebbero
per figli: Federico, arcidiacono di Bari;
Giovanni, sposato in casa Zurlo ebbe per figlio
Pietro; Fabrizio; Annibale, si portò a
Terlizzi e procreò Rinaldo; e Scipione,
che ebbe per figlio Rinaldo che generò
Giovanni Andrea (Bari, 1618), il quale sposando
Lucrezia
Marulli
de Queralt dei duchi d'Ascoli, ebbero per figlio
Michele Rinaldo, ammesso nei Cavalieri di Malta nel
1658.
Questo ramo che si portò nelle Puglie si diramò anche a
Napoli, Campobasso e Macerata. |
 |
 |
Napoli, via Monte di Dio,
Palazzo Gironda di Canneto |
Questo
ramo, come risulta da un atto notarile del 1748, nel
quale è specificato che: Le case Geronda del fu
Antonio, padre di Teresa, e l'altra del fu
Paolo avo di Domenico e di Carlo Antonio,
non sono mai in vincolo di parentela tra loro.
Di questo ramo di Paolo capostipite fu Francesco,
vivente nel 1545.
Didaco (Diego), nel luglio del 1645, a seguito di
un assalto dei Saraceni sbarcati tra Squillace e
Stalettì, si impadronirono di molto bestiame nella sua
masseria, accorso il Preside della Provincia Achille
Minutolo con la cavalleria, riuscì ad impedire l'assalto
di Squillace con l'ausilio del suo esperto aiutante
Martino Catalano e riuscendo a riprendere la gran parte
del bestiame che avevano predato; nel 1660 possedeva il
Fondaco
del ferro
di Squillace.
Paolo, figlio di Didaco, fu Alfiere, battezzato
il 19 maggio 1639 da don Michele Emiquel, come padrino,
spagnolo, Governatore di Squillace; sposò donna Emanuela
Scatterica.
Domenico, figlio primogenito di Didaco, fu
Capitano e combattè in Sicila, rientrò a Squillace nel
1676, ebbe per figlio Francesco che generò
Domenico il quale nel 1741 aveva in fitto lo Stato
di Squillace per 6 anni pagando ducati 17.620.
Questo ramo si estinse con: Marianna, sposata a
Pietro Raimondi; Rosa, sposata a Marcantonio
Raimondi; ed Emanuela, sposata a Rosario Assanti.
Altre famiglie con le quali si imparentarono furono:
Rodio, Vento,
Suriano
di Crotone che avevano un ramo nel vibonese,
Motteroni, e Pepe. |
 |
 |
Squillace, Museo
Diocesano, bacile appartenuto a Suor Giovanna
Gironda Veraldi |
Altri Cavalieri ammessi nell'Ordine di Malta |
Frà
Giuseppe Gironda,
Commendatore di Ripa e di Monte Castello. Priore di
Lombardia, ammesso il 30 settembre 1679.
Frà Traiano Gironda
(† 1719),
di Bari, Commendatore della Commenda dei SS. Giovanni e
Nazario d'Ivrea.
Frà Giuseppe Gironda Veraldi, Cavaliere di Grazia
e Devozione, ammesso l'8 marzo
1983. |
__________________
Note:
(1)
– Il feudo di Isola o Torrisola, oggi
comune di Isola Capo Rizzuto in provincia di Crotone,
meno la frazione di Castella, già di pertinenza dei
Ruffo,
conti di Catanzaro, fino al 1566. Nel 1595 fu di nuovo
infeudata, acquistata da Troilo Ricca, Capitano degli
Aragonesi, per volontà di re Ferdinando II d’Aragona.
(2) – Oggi comune di Adelfia in provincia di Bari, nato
nel 1927 dalla fusione di Canneto di Bari e Montrone.
(3) - Carlo Tommaso Nicolai (Altamura, 1665 † 1730),
figlio di Domenico e di Clarice
Viti,
conseguì i suoi studi a Napoli laureandosi in diritto,
prese i voti, ma più tardi si spogliò degli abiti
sacerdotali per sposare, il 13 maggio 1689, Vittoria
Viti, di Domenico ed Elisabetta
de Mari;
l'imperatore Carlo VI d'Asburgo, per i servigi
prestatigli, gli concesse il titolo ex novo di
marchese di Canneto, ebbe undici figli, tra gli altri,
Giuseppe, fu vescovo di Canosa, Capaccio. e Conza, ed il
primogenito Domenico, 2° marchese di Canneto, il 2
aprile 1725 sposò a Genova Maria Federici, figlia di
Giambattista e di Eleonora Spinola, ebbero dieci figli,
il primogenito Francesco Paolo (1735 † 1775), fu il 3°
marchese di Canneto, sposato in prime nozze ad Elena
Casonio, ebbero sette figli, morirono tutti in tenera
età tranne Anna Maria Maddalena, morta di parto sua
moglie sposò in seconde nozze Vincenza Bojana dei
marchesi di Monteparano. Anna Maria Maddalena sposò
Luigi Casamassimi.
Ferdinando IV di Borbone riconobbe il titolo di marchesa
di Canneto a donna Vittoria Nicolai, ultima esponente
della famiglia, che sposando Francesco Paolo Pappalepore
portò il titolo in questa casata, suo figlio Vito
Pappalepore, con Regio Decreto del 3 ottobre 1842
ottenne l'intestazione del titolo di marchese di Canneto
per successione a sua madre con anzianità del 1724,
riconosciuto con Regio Rescritto dell' 8 ottobre 1843;
sposò Marianna
de Gemmis
dei baroni di Castel Foce.
(4)
- Feudo nelle pertinenze di San Marco Argentano, oggi
frazione omonima ricadente nel comune di Fagnano
Castello in provincia di Cosenza, appartenuto ai
Sanseverino,
principi di Bisignano, per poi passare alla famiglia
Rende, patrizi di Bisignano, che lo mantennero sino al
1631 in persona del barone Filippo Rende quando venne
acquistato da Antonio Zaccheno. Nel 1670 fu acquistato
da Carlo D'Ardia, spagnolo, Presidente della
Regia Camera della
Sommaria.
_________________
Bibliografia:
- Archivio del barone Rinaldo Gironda
Veraldi.
- Carla
Capece Minutolo
“Catanzaro città di storia e di cultura”, Edizioni Edil
Project.
- Gustavo Valente “Calabria Calabresi e
Turcheschi nei secoli della pirateria (1400 - 1800)”,
Frama Sud 1973.
-
Gustavo Valente “Dizionario bibliografico biografico
geografico storico della Calabria” Vol.V, Ferrari
editore 2017.
- Gustavo Valente, “Il Sovrano Ordine di
Malta e la Calabria”, La Ruffa Editore, 1996.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei
Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria” Voll.II-III;
a cura di Umberto Ferrari, Editrice C.B.C. 1996-1999.
- Mario Pellicano Castagna “Processi ai
Cavalieri Gerosolimitani Calabresi”, Frama Sud, 1978.
- Mario Pellicano Castagna “Le ultime
intestazioni feudali in Calabria”; Effe Emme, 1978.
- Umberto Ferrari “Armerista Calabrese”,
Remondiana 1971.
- Angelo Vaccaro “Kroton”, Frama Sud
1978.
- Enrico Bacco
Alemanno
“Il Regno di Napoli in 12 province”, Napoli 1622.
-Vincenzo d'Amato, patrizio di Catanzaro,
“Memorie historiche dell'illustrissima, famosissima, e
fedelissima città di Catanzaro”, Napoli 1670.
- Domenico Puntillo, Cinzia Citraro
“Historia Brutiorum - Bernardino
Bombini”,
Edizioni Prometeo, Castrovillari 2015.
- Luca Covino “Governare il feudo.Quadri
territoriali, amministrazione, giustizia, Calabria Citra
(1650-1800), Franco Angeli editore.
- Ruggiero di
Castiglione
“La massoneria nelle Due Sicilie e i “fratelli”
meridionale del '700”, Gangemi editore.
- Vincenzo Massilla “Sulle famiglie
nobili di Bari”, scritta nell'anno MCLXVII, e pubblicata
con note, giunte e documenti da Francesco Bonazzi,
Napoli, Stabilimento Tipofrafico dell'Unione, 1881.
________________
Sitografia:
-
Cappella S.Maria della
Stella-Adelfia-Bari |
|