Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Galluppi

Arma: d’azzurro, al capriolo d'oro accompagnato da tre stelle dello stesso.
Lo scudo è accollato da trofeo militare, e le famiglie di Sicilia alzano per cimiero una testa e collo di Cavallo inalberato di nero a fine di significare la loro provenienza dal regno di Napoli.
Titoli: patrizi di Tropea, baroni di Abatemarco, Belvedere, Cirella, Coccorino,  della Foresta, Joppolo,  Pancaldo, Vibonati.
Dimore: Tropea, Santa Lucia del Mela e Pancaldo.


Stemma famiglia Galluppi

Fra le più antiche e nobili famiglie delle Calabrie si conta quella dei baroni Galluppi di Tropea, di cui un ramo si stabilì in Francia nel XIV secolo, ed un altro in Messina verso la fine del XVI. La più antica memoria che si abbia dei Galluppi di Tropea risale al 1270; nei registri del Grande Archivio di Napoli risulta che Giovanni, Giacomo e Palmiero Galluppi davano in detto anno danari in prestito al re Carlo I d'Angiò; ma l'albero genealogico ha inizio con Cristoforo di Giacomo Galluppi di Tropea il quale prese in moglie Giacoma Russo e gli portò in dote il feudo baronale di Altavilla sezione Caradonna (ricadente nell'attuale comune di Briatico in provincia di Vibo Valentia) del quale il 10 settembre del 1340 ne ottenne conferma da re Roberto della donazione fattale da sua madre Marsilia de Briatico della quota parte consistente della metà del feudo; Princivalle, suo figlio maggiore, ottenne dalla regina Giovanna II di Durazzo l'investitura della quarta parte del suddetto feudo nel 1415, sposando Francesca Tomarchiello da Amalfi ebbero Giacomo juniore che ereditò il feudo. Antonio figlio di Giacomo ereditò il feudo e rimase celibe, alla sua morte lo ereditò sua sorella Caradonna Galluppi la quale ne venne investita da re Ferdinanado il Cattolico il 28 febbraio 1507; questo ramo si estinse nella famiglia Scollica in quanto Caradonna sposò Prospero Scollica di Briatico ed il feudo fu ereditato da suo figlio Giovanni Scollica nel 1533 alla morte di sua madre.
Giacomo, secondogenito di Cristoforo e fratello di Princivalle acquistò dai frati minori di San Francesco la Cappella di S. Antonio.

Cristoforo II, figlio del citato Giacomo, fu giudice ed assessore presso il Giustiziere della provincia di Principato Citra nel 1408, fu consigliere dei re Lodovico e Renato d'Angiò. Nacquero da lui Giacomo II e Luigi, i quali ebbero ambedue estesa discendenza. Quella di Giacomo si estinse dopo la sesta generazione, e fra i suoi uomini illustri meritano di essere ricordati Sebastiano, che fu sindaco dei nobili di Tropea nel 1530, lo stesso anno venne mandato a Bologna come ambasciatore presso Carlo V Imperatore al fine di ottenere la conferma di tutti i privilegi concessi dagli altri sovrani a quest'illustre città; e, Marcantonio il quale combattè da prode nelle guerre che il re Filippo II di Spagna sostenne contro i Turchi in difesa della religione cattolica.
Luigi fu sindaco dei nobili di Tropea e loro ambasciatore presso re Ferrante I d' Aragona per ottenere la conferma degli antichi privilegi. Ebbe lunga discendenza: Giulio Cesare, fu dotto giureconsulto ed autore di opere legali di sommo pregio; Teofilo, fu vescovo di Oppido Mamertina dal 1561 al 1567, intervenne al Concilio di Trento ove fu ammirato per la sua dottrina, fondò una cappella gentilizia sotto il titolo di S. Girolamo nella cattedrale di Tropea; Scipione, benemerito della patria per aver fondato in Tropea il monte di pietà nel 1585; Francesco, fu uomo eruditissimo e assai versato nella lingua greca; Antonello († 1607), sposò nel 1549 Porzia Vulcano, fu regio assessore e sindaco dei nobili di Tropea, acquistò le baronie di  Joppolo e Coccorino (territori vicino Tropea), negli stessi anni ovvero nella seconda metà del Cinquecento acquistò da Zenobia Scaglione il feudo di Cirella
(1)


Tropea, Concattedrale, sepolcro commissionato nel 1599 da Antonello
Galluppi, per sè e per i suoi figli


Tropea, Concattedrale, stemma partito con le insegne
d'Aquino e Galluppi.

per la somma di ducati 21.000; che donò poi al suo terzogenito Cesare all'atto di sposarsi con  Giovanna Porzio figlia di Pietro de' Porcii Catoni, barone di Protonotaro e nobile di Messina, la quale gli portò in dote 12.000 ducati, somma assai considerevole per quei tempi; fu Capitano dei Corazzieri del re cattolico Filippo II di Spagna, e in questo grado dette prova del suo valore nelle battaglie che il monarca ebbe nel 1579 contro i Turchi e nelle guerre col Portogallo; dopo le sue nozze con Giovanna Porzio il senato di Messina lo aggregò alla nobiltà dell'ordine senatorio, in quanto, nel 1593, era uno dei consulenti nobili che concorrevano agli uffici della città; con Cesare ebbe inizio il ramo dei Galluppi di Messina.


Cirella (Cosenza), ruderi dell'antico castello


Isola di Cirella, sullo sfondo Cirella, frazione di Diamante (2)

Figlio del citato Cesare fu Francesco, il quale acquistò i feudi di Vibonati (SA) e Abatemarco (3), sposò Isabella Patti baronessa di Belvedere, accrebbe i dominii della sua casa anche di questa baronia; ebbero per figli Onofrio e il primogenito Ansaldo.


Abatemarco, ruderi del castello e del borgo

Da Ansaldo nacque Francesco II, il quale, nel 1672, fu uno dei comandanti le milizie della città di Messina contro gli spagnoli, combattè da prode insieme col proprio fratello Antonio, contribuì alla vittoria di Giampilieri e all'assalto e resa della torre del Cuture, e maggiormente si segnalò nell'assalto del forte del Salvatore. Francesco e Antonio non ebbero prole maschile, sicchè la discendenza di questo ramo ebbe seguito coi figli dello zio Onofrio.
Onofrio, sposò la nobile Antonia Lo Previte della città di Santa Lucia (oggi Santa Lucia del Mela in provincia di Messina), ereditò il vasto territorio di S. Girolamo, che era di proprietà della madre Isabella Patti, qui vi trapiantò la sua famiglia, la quale al nome di Galluppi aggiunse quello di Patti. Da Onofrio nacque in Santa Lucia Giuseppe, il quale venne ascritto alla “Mastra Nobile” della città in cui esercitò la carica di Giurato nel 1711, 1722 e 1724, e fu altresì uno degl'illustrissimi cinque dei nobili di Tropea; si unì in matrimonio con la nobile Caterina Catanzaro, dalla quale nacquero Onofrio II, di cui parleremo in seguito; Francesco, che fu canonico cantore della R. Cattedrale di S. Lucia, commissario ordinario del Santo Uffizio ed eccellente compositore di musica sacra; Antonio, il quale esercitò più volte la carica di spettabile giurato di Santa Lucia e fece riedificare a proprie spese la chiesa di Santa Maria della Neve che fornì di ricche suppellettili; e, Marcello, più volte spettabile giurato, ebbe due figli: Antonino, fu egualmente spettabile giurato e degl'illustrissimi cinque del sedile di Portoercole di Tropea; e, Sebastiano, che fu per diverse volte spettabile giurato e Cavaliere del sedile di Portoercole; ebbe Giuseppe, un unico figlio maschio, il quale fu anch'egli spettabile giurato di Santa Lucia, e procreò due figli: il primogenito Sebastiano II, fu ascritto al registro dei Cavalieri delle Piazze dichiarate chiuse, non ebbe discendenza; e Francesco, che fu più volte senatore e sindaco di Santa Lucia, sposò alla nobile Vincenza Raineri, unica figlia di Rainero barone di Pancaldo, la quale ereditò questa cospicua baronia che trasmise alla propria discendenza; da questo matrimonio nacque Rainero unico figlio maschio, il quale ereditò la suddetta baronia, ristabilì nella città di Messina questo ramo della famiglia Galluppi, ebbero per figli: Giuseppe, barone di Pancaldo,  cavaliere milite di giustizia dell'Ordine di Malta, commendatore dell'Ordine Equestre di San Marino, cavaliere ufficiale del Nickan Iftikar, corrispondente della consulta araldica del regno, sposato a Maria Carrozza-Pallavicini dei marchesi di San Leonardo, rimase vedovo; Vincenza, sposata a Michele Laudamo Spadaro, Deputato del conservatorio di Sant'Angelo dei Rossi; Caterina, sposata ad Antonino De Luca, console della Repubblica Argentina in Messina.


Tropea, Concattedrale, stemma del vescovo Teofilo Galluppi

Il citato Onofrio II, che fu primogenito di Giuseppe e di Caterina Catanzaro, esercitò per quattro anni l'ufficio di Regio Capitano di Giustizia di Santa Lucia, fu più volte spettabile giurato di questa stessa città, e nel 1768 venne prescelto per uno degl'illustrissimi cinque del sedile di Portoercole; sposò la nobile Giovanna Scudiero, ebbe da lei tre figli, Ansaldo, Pasquale e Giuseppe. Pasquale, fu anch'egli spettabile Giurato di Santa Lucia ed ebbe in moglie la contessa Saveria D'Amico che gli procreò Pasquale II figlio postumo il quale morì fanciullo; Giuseppe, anch'egli spettabile giurato, non ebbe prole; ed il primogenito Ansaldo, il quale ottenne dal re Carlo di Borbone per sè e suoi eredi e successori il titolo di barone di Cirella, feudo posseduto dai suoi antenati, comprò dalla città di Santa Lucia il feudo della Foresta, esercitò più volte la carica di spettabile giurato, e nel 1765 fu eletto per uno degl'illustrissimi cinque del sedile di Portoercole di Tropea; sposò Paola, figlia di Antonio Galluppi,  con la quale ebbe Onofrio III che fu abate del Monastero di S. Basilio in Messina; Antonino che fu canonico della R. Cattedrale di Santa Lucia, Vincenzo (che successivamente andò a ravvivare in Tropea la stirpe dei Galluppi prossima ad estinguersi); Francesco Mario, il quale sposatosi con la propria cugina Giuseppa Maria Galluppi, ebbe da questa quattro figli, due dei quali, Pasquale e Felice mantennero  nella città di Santa Lucia il lustro della loro cospicua famiglia.

Via C.U. - U
Napoli, busto di Pasquale Galluppi (Tropea, 2 aprile 1770 † Napoli, 1846), barone di Cirella

La famiglia Galluppi di Tropea, che tanti illustri uomini aveva dato alla patria, verso la metà del Settecento stava per estinguersi, rimanendo superstite, in quell'epoca, che un Teofilo, il quale  avendo una sola figlia, Lucrezia, e desiderando di ravvivare nella sua patria diletta la propria stirpe, la fece sposare col citato Vincenzo Galluppi di S. Lucia; per questo motivo stabilì la sua famiglia in Tropea, dove, nel 1801, venne da quei cavalieri prescelto loro Deputato presso il supremo Tribunale Conservatore della Nobiltà Napoletana a fine di far dichiarare chiuso quell'antichissimo sedile di Portoercole; da questo matrimonio nacquero: Ansaldo, il quale fu Cavaliere Gerosolimitano e Paggio del gran maestro dell'ordine, il signore di Rohan; e il primogenito Pasquale (Tropea, 1770 Napoli, 1846), barone di Cirella, patrizio di Tropea, uno dei più grandi filosofi dell'Ottocento; frequentò, dall'età di tredici anni il corso elementare di filosofia presso il seminario vescovile di Santa Lucia del Mela; all'età di diciotto anni fu mandato a Napoli per conseguire gli studi giuridici, ma preferì lo studio della teologia deludendo le aspettative del padre, il quale, dopo sei anni lo richiamò a Tropea; spesso soggiornava nel castello di famiglia a Carìa (frazione del comune di Drapia in provincia di Vibo Valentia); nel 1807 a Napoli pubblicò “Sull'analisi e la sintesi”; durante i moti del 1820 aderì alla causa liberale, successivamente si riavvicinò ai Borbone.

In alto: Tropea, monumento di Pasquale Galluppi
Sotto: Castello di Caria
, nell'entroterra di Tropea, fu la residenza estiva dei baroni Galluppi; non si sa di preciso l'epoca della sua costruzione nè il suo impianto architettonico originario in quanto fu distrutta da un terremoto e ristrutturata agli inizi del Novecento in stile neomedioevale; si sviluppa su due livelli: al piano terreno troviamo il trappeto e dei magazzini, sopra di esso il piano nobile, annesso al fabbricato vi è un parco giardino e la chiesetta di famiglia.


Castello di Caria, targhe in memoria di Pasquale Galluppi e
della visita Mons. Angelo Giuseppe Roncalli

Dal 1831 fu titolare della cattedra di logica e metafisica dell'università di Napoli; fu membro delle Accademie: Sebezia e Pontaniana di Napoli, degli Affaticati di Tropea, del Crotalo di Catanzaro, della Florimentana di Monteleone (oggi Vibo Valentia), e, dell'Accademia Cosentina; il suo merito maggiore fu quello di aver introdotto in Italia lo studio della filosofia europea in particolare la Kantiana; le “Lettere Filosofiche” furono il primo saggio in Italia di una storia della filosofia moderna; i suoi meriti gli procurarono  grandi onori, fra questi la decorazione della Legion d'Onore conferitagli dal re Luigi Filippo di Francia e quella di Francesco I di cui lo graziò il re di Napoli Ferdinando II.
Nel 1794, al suo ritorno da Napoli, aveva sposato la nobile Barbara d'Aquino con la quale ebbe otto maschi e sei femmine; tra i primi ricordiamo: Francesco Alessandro (1814 † 1885), patrizio di Tropea, si sposò due volte ed ebbe numerosa prole, si stabilì fuori Tropea; Luigi (1810 † 1875), patrizio di Tropea, sposò Carolina de Carlo ed ebbe numerosa prole; Onofrio (1807 † 1876),patrizio di Tropea, sposò Caterina, nobile dei conti Gabrielli di Tropea, ebbero discendenza in Tropea; Antonino (1802 † 1883), patrizio di Tropea, Procuratore Generale della Gran Corte, si sposò due volte con donne della nobiltà di Tropea, non ebbe discendenza in linea maschile; Tommaso (1801 † 1863), patrizio di Tropea, sposò Teresa Toraldo, patrizia di Tropea, non ebbe discendenza maschile; Teofilo (1800 † 1818), a soli diciotto anni fu colpito a morte “del furore di un giovane sconsigliato” così scrisse il filosofo suo padre nell'autobiografia del 1822, scrisse l'elogio funebre e lo pubblicò; e, il primogenito Vincenzo (1796 † 1844), barone di Cirella, patrizio di Tropea, capitano nel regio esercito del Regno delle Due Sicilie, ucciso a Cosenza nel mentre era alla testa delle sue truppe.


Lapide in ricordo di Luigi Galluppi dei baroni di Cirella

Il citato Vincenzo sposato ad Elisabetta Pelliccia, patrizia di Tropea, ebbero per figli: Teofilo, patrizio di Tropea; Orazio, patrizio di Tropea; ed il primogenito Pasquale (1829 † 1900), barone di Cirella, patrizio di Tropea, ufficiale del genio militare, sposato in prime nozze con sua cugina Barbara Galluppi di Antonino, ebbero per figlia Eleonora; in seconde nozze sposò Nicoletta Tisca de los Bios e generarono: Maria Elisabetta; Lucrezia Giovanni (Napoli, 1875), patrizio di Tropea; ed il primogenito Vincenzo (1869 † 1906) barone di Cirella,  patrizio di Tropea, come tradizione di famiglia intraprese la carriera militare; sposato a Vittora Palomba Vianelli ebbero come figli: Orazio Francesco (1903), patrizio di Tropea, ed il primogenito Pasquale Francesco (1898), barone di Cirella, patrizio di Tropea, Cavaliere della Corona d'Italia, tenente d'artiglieria, grande invalido di guerra, decorato con la croce al merito di guerra, sposò donna Rosa Parravicini, nobile dei marchesi di Persia.


Stemmi Pelliccia di Tropea ed Aversa

Arma Pelliccia di tropea: fasciato d'oro e di rosso, col capo dello stesso caricato da un leone leopardato e rivoltato del primo lampassato d'azzurro.
Arma Pellicca di Aversa: fasciato d'oro e di rosso, al braccio armato tenente una stella cometa ondeggiante in palo del primo, col capo del secondo caricato da un leone d'oro leopardato rivoltato e lampassato d'azzurro.


Tropea, Palazzo d'Aquino Galluppi;
in sequenza: androne, portale e palazzo.

 

Abbiamo accennato in principio di questo scritto come un ramo della famiglia Galluppi si stabilisse in Francia nel XIV secolo. Ora di questo volendo tener breve discorso diremo che ai tempi delle guerre della regina Giovanna I di Napoli un Galluppi si stabilì nella Guienna, ed un suo discendente per nome Antonio Capitano di una compagnia di fanteria nel reggimento Thermes, avendo percorso colle sue truppe nel 1495 la Provenza, si stabilì in Aix dove si era accasato con una nobile signora di quella città, da cui ebbe numerosa discendenza per estinguersi sul finire del Settecento. Di questo ramo ricordiamo un Antonio II poeta, il quale acquistò la terra di Chasteuil ed ebbe dal re Carlo IX il governo di quel castello; di un Luigi signore di Chasteuil, il quale fu uno degli uomini più dotti del suo tempo, e si hanno di lui una traduzione in versi dei Salmi che fu stampata a Parigi nel 1595 sotto il titolo di “Penitenza Reale”, ed una storia genealogica della Savoia in versi che dedicò a Carlo Emanuele I, duca di Savoia, col titolo ”Amori di Apollo” e “Cassandra”; Giovanni, figlio del citato Luigi, fu Procuratore Generale della corte dei conti, scrittore eloquentissimo, avendo pubblicato in Aix nel 1624 alcuni discorsi fatti per ordine del re Luigi XIII sopra gli archi trionfali eretti in detta città per il solenne ingresso di questo monarca; di un Francesco che morì in odore di santità sul monte Libano; di un altro Francesco Cavaliere di Chasteuil, maggiore del reggimento della Croce Bianca di Savoia il quale fu pure elegantissimo scrittore di prose e di versi,  tradusse così bene Petronio senza menomarlo di quella grazia e delicatezza che ne formano il carattere distintivo; Uberto, Signore di Chasteuil, fu avvocato generale al Parlamento di Provenza e Procuratore Generale della corte dei conti.
Da segnalare che nella Linguadoca esisteva ancora a fine Ottocento una famiglia Galluppi, che gli scrittori francesi dicono essere originaria da quella di Provenza, e dalla quale discese il celebre navigatore Gianfrancesco Galluppi Conte di Laperouse, nato in Albi nel 1741 e morto in un naufragio presso le coste dell'isola di Mannicolo o Vanikoro.

La famiglia Galluppi risulta iscritta nell'Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana con i titoli  di barone di Cirella (mpr), patrizio di Tropea (m).

Per la genealogia si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace.

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Note:

(1) - Oggi frazione di Diamante in provincia di Cosenza; anticamente era un paese arroccato su di una collina, in quel tempo contava 66 fuochi con una popolazione di circa 660 unità; ma, fino al Settecento fu in declino a causa degli attacchi corsari fu del tutto abbandonato in età napoleonica dopo il cannoneggiamento da parte degli inglesi; gli abitanti superstiti si trasferirono vicino al mare dove costruirono l'attuale Cirella. Il feudo fu venduto agli inizi del Seicento a Camillo Zampaglione; passò poi alle famiglie: Manriquez de Lara, Ametrano, Sanseverino e Catalano Gonzaga fino all'eversione della feudalità. Il titolo onorifico di baroni di Cirella restò ai Galluppi, che pur dopo la vendita del feudo ne vennero nuovamente insigniti nella persona di Ansaldo Galluppi da re Carlo di Borbone con diploma dato a Palermo il 15 settembre del 1748.
(2) - Da Giuseppe Zodda, Breve visita all'isola di Cirella, manoscritto datato 1830: "... godea come tutt'ora gode dell'Isola (Cirella), sicuro asilo dei legni di alto bordo e grossi. Sopra della detta vi era una torre, come ancora vi assiste, nella quale vi erano li cannoni, e vi era il così detto Torriere per reprimere la pirateria; al di dentro vi era una ben grande cisterna per conservare le acque, ma l'Inglesi nel 1808 per mezzo di una mina ne disfecero una piccola porzione. Sopra dell'isola vi è stato sempre un abbondante numero di conigli leporini che tutt'ora esistono in poca quantità perchè distrutti dall'ingordigia dei cacciatori di Diamante".
(3) - Paese abbandonato, non molto distante da Cirella, e oggi ricadente nel comune di Santa Maria del Cedro in provincia di Cosenza.
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Bibliografia:
- Giornale Araldico-Genealogico-Diplomatico, “Le famiglie Galluppi di Tropea, di Sicilia e di Aix in Provenza”; pubblicazione periodica curata da Giovanni Battista di Crollalanza (con la collaborazione di suo figlio Goffredo), Fermo 1873.
- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare italiana”, Arnaldo Forni editore.
- Erasmo Ricca, "La nobiltà delle Due Sicilie".
- Berardo Candida Gonzaga, "Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d' Italia".
- Mario Pellicano Castagna, “La Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.I pagg.53-54; Frama Sud 1984.
- Giuseppe Galluppi, "Stato presente della Nobiltà Messinese", 1881, ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore.
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Sitografia:
- BeWeb - Cerca - Beni storici e artistici - da:1 - frase:galluppi - locale:it - ordine:rilevanza - it


Casato inserito nel quinto volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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