Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Fienga |
a cura
di Alessandro Fienga |
Arma: d'azzurro, alla
colonna sostenuta da due leoni d'oro controrampanti, poggiante
su un campo di verde con in cima un agnello avente un ramoscello
in bocca
(1).
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© Arma Famiglia Fienga |
La
notabile famiglia Fienga, originaria di Scafati, ha
raggiunto la massima notorietà nel XIX secolo con il
comm. Annibale Fienga (nato nel 1842), imprenditore
impegnato nell’industria molitoria oltre che
proprietario di pastifici ed altri fabbricati storici
nella zona di Torre Annunziata (tra questi si ricordano
la Villa Fienga – ex Guglielmina – sita in Torre del
Greco ed il Palazzo Fienga di Torre Annunziata).
Il cognome Fienga è indissolubilmente legato al Castello
del Parco di Nocera Inferiore. L’antico maniero fu
acquistato dal Comm. Annibale Fienga nel 1877 dai baroni
de’ Guidobaldi. I Fienga demolirono tutto il lato sud
per realizzare il palazzo esistente ancora oggi. |
Castello del Parco Fienga - Torre normanna. A destra:
Nocera Inferiore - Castello del Parco Fienga
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Il Castello medioevale di Nocera Inferiore o castello
del Parco ha per lungo tempo rappresentato meta e dimora
di personaggi illustri; i Longobardi, i Normanni, gli
Svevi, gli Angioni, gli Aragonesi, i Pontefici
lasciarono storiche memorie degne di studio. Il maniero
è edificato sulla sommità della collina del Parco o
collina di Sant'Andrea. La sua datazione iniziale non è
certa ma, da quanto è possibile apprendere da una
monografia(2),
il maniero potrebbe risalire al 600 quando i Longobardi,
dopo aver sconvolto e probabilmente distrutto la vecchia
città di Nocera, secondo il loro costume, elevarono il
Castello che aveva la funzione di nucleo alle nuove
abitazioni. La struttura viene comunque citata sin dal
884 in documenti ufficiali. Il maniero, nella prima metà
del 1100 fu distrutto da Ruggiero I e successivamente
ricostruito. Tra le sue mura dimorarono
Carlo I d’Angiò dove emanò il privilegio
dello studio di Napoli il 24 ottobre 1266. Beatrice,
figlia di Manfredi, caduta con la madre in potere di
Carlo I d’Angiò fu condotta e tenuta prigioniera. Gli
altri figli di Manfredi (Enrico, Federico ed Azzolino)
vi dimorarono fino al 1284. Nel maniero nacque San
Ludovico, secondogenito di Carlo II e Maria di Ungheria.
Il Castello fu anche dimora di Carlo Martello d’Angiò,
Principe di Salerno, in quanto Clemenzia, sua moglie,
ebbe i suo beni dotali in Nocera da suo padre Rodolfo d’Ansburg.
Il maniero, secondo la monografia, fu anche meta di
Dante Alighieri che fece visita al suo amico Carlo
Martello durante uno dei suoi viaggi a Napoli; anche
Giovanni Boccaccio fu ospite al Castello di Nicolò
Acciaiuoli
Gran Siniscalco di Napoli sotto la Regina
Giovanna II di Durazzo. Nel 1385 papa Urbano VI, al
secolo Bartolomeo
Prignano, fu assediato da Carlo di Durazzo ma
riuscì a fuggire a Genova(3). Con il passaggio alla dinastia
aragonese Nocera perse l'importanza di cui aveva goduto
nel periodo angioino del Regno di Napoli. Il 12 dicembre
1521 Tiberio
Carafa della Stadera acquistò dal re di
Napoli la città di Nocera de' Pagani e con essa l’antico
maniero che fu usato come residenza ducale fino al
1530(4). La struttura successivamente andò lentamente in
disuso fino all’acquisto nel 1800 da parte dei de Guidobaldi, baroni di S. Egidio, e, successivamente,
nella seconda metà del 1800 da parte dei Fienga che
edificarono il Palazzo tuttora esistente.
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Dal punto di vista strutturale, tra i ruderi dell’antico
maniero è possibile scorgere i resti della cd. Sala dei
Giganti, la Cavallerizza Reale e la Voliera. Meglio
conservata, invece, è la torre mastio di forma
pentagonale collocata nel punto più alto della collina
ed inglobata nel più moderno Palazzo Fienga dalla cui
sommità è possibile ammirare tutta la piana dell’agro
nocerino fino al mare.
Il Palazzo moderno, tuttora esistente si presenta come
un “otto” quadrato. L’edificio attuale fu inizialmente
creato dai de Guidobaldi ed aveva una superficie
ridotta rispetto a quella attuale; a questi ultimi è
ascrivibile il corpo meridionale ed un’ala sud-orientale
a formare una “L” oltre alla Cappella del 1850
consacrata alla Madonna di Materdomini. L’edificio
principale, organizzato intorno al cortile rettangolare
che incorpora la Cappella, fu completato dai Fienga nel
1923. L’ingresso al cortile maggiore è sormontato da due
simboli araldici che furono apposti dalla famiglia
Fienga la quale edificò anche la parte nord del palazzo
attuale inglobando la torre pentagonale e creando un
secondo cortile inferiore. |
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Cappella del Castello del
Parco Fienga. A destra: ingresso Palazzo Fienga |
Il comm. Annibale Fienga, Sindaco di Scafati per
diversi anni, sposò la contessa Guglielmina D’Amelia, da
cui ebbe un unico figlio (Francesco Fienga 1881
†
1937).
Francesco, nel 1908 sposò Amalia Salvia, figlia
del Senatore Ernesto Salvia, e padrino del matrimonio fu
Enrico De Nicola che nel 1948 divenne il Primo
Presidente della Repubblica Italiana.
Francesco completò il complesso residenziale del Parco
Fienga nel 1923. In seguito, adibì un’intera ala del
Palazzo ad esposizione di numerosi reperti archeologici,
essendo appassionato di archeologia e collezionismo e
avendo finanziato numerose spedizioni in siti italiani
ed esteri. L’intera collezione che comprendeva circa
5.000 pezzi tra vasi, urne cinerarie egiziane e bronzi
etruschi, circa 25.000 reperti numismatici ed armi ed
armature medievali a cui contribuì per la catalogazione
il prof. Lehman che si trasferirà al Metropolitan Museum
di New York, era nota tra gli appassionati del settore
ed era citata alla pag. 163 dell’Annuario dei Musei e
Gallerie d’Italia del 1950 edito dalla Libreria dello
Stato. Di particolare importanza risultano gli scavi,
finanziati da Francesco in località
“Bottaro”, del “Pago
marittimo” dell’Antica Pompei. In alcuni atti
amministrativi dell’epoca (Deliberazioni del Consiglio
superiore per le antichità e le belle arti) si ritrova
la domanda di scavo di Francesco Fienga che si riporta
testualmente per rendere onore all’opera di
quest’ultimo:
"Si è preso atto della relazione del Sovraintendente
alle antichità della Campania circa la concessione di
scavo richiesta dal cav. Francesco Fienga…..omissis….Preso
atto che il cav. Fienga dopo aver ponderate le
difficoltà tecniche e l’onere finanziario
dell’impresa….omissis…si accinge a tale scavo per
fervido e disinteressato amore per le antichità,
nell’intento di contribuire con i propri mezzi a
risolvere uno dei problemi più importanti della
topografia e della vita economica e commerciale della
sepolta città, il Consiglio, mentre si dichiara
all’unanimità favorevole all’accoglimento della domanda,
è lieto di esprimere il proprio plauso per un atto di
generoso mecenatismo che altamente onora la Campania; e
fa voti che questa nobile impresa venga coronata dal
successo di vedere risorgere non lontano dalla città
dissepolta, le vestigia dell’antico porto e del suo
sobborgo marittimo, quel che fu, cioè, fin dalle
origini, la ragione prima ed essenziale della esistenza
di Pompei e la causa del suo rapido e fiorente sviluppo
di città italica e romana.". |
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In quel periodo il Castello del Parco fu meta di diverse
autorità dell’epoca che frequentavano la famiglia Fienga
tra cui il Duca Amedeo D’Aosta, il Principe Umberto di
Savoia e Re Vittorio Emanuele III di Savoia.
Francesco ebbe due figli: Annibale (1910) ed
Ernesto (1912). In occasione della nascita di questi
ultimi fece piantare nel giardino del Castello due
alberi di pino tuttora in vita, vicini alla cosiddetta
“Voliera”.
Ernesto Fienga (morto nel 1989), secondogenito di
Francesco, era molto legato al tessuto sociale di Nocera
inferiore; fu Presidente dell’Ospedale Civile e finanziò
diverse opere di carattere benefico come ad esempio la
ristrutturazione del Convento di S. Anna. Il fratello
Annibale, nel biennio 1943 – 1945, ricoprì la carica di
Presidente della società Calcio Napoli.
Ernesto Fienga sposò Marghit Szeley, artista di origini
ungheresi. Dal matrimonio nacquero nel 1943 Francesco,
prematuramente scomparso nel 2010, e nel 1944
Annibale Fienga. |
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Note:
1)
- Lo stemma fu disegnato all'ingresso del palazzo nei
primi anni del 1900 dalla famiglia Fienga.
2) -“Monografia del Castello di Nocera Alfaterna
commissionata dal Comm. Annibale Fienga – Scafati, 1887,
Stabilimento Tipografico Campana.
3)
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Il 5 luglio del 1385 Raimondo
del Balzo Orsini, passato dalla parte degli
Angioini, al comando di settemila militi, con l’aiuto
del principe
Sanseverino, liberò il
Papa che si imbarcò
alla volta di Genova.
4)
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Il castello fu sede nell' XI secolo della
potente famiglia dei
Filangieri signori di Nocera e dopo i Carafa
della stadera il ducato passò ai Castelrodrigo prima e
ai Pio di Savoia poi.
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Fonti:
- A.
Corolla e R. Fiorillo (a cura di), Nocera. Il castello
dello Scisma d’Occidente. Evoluzione storica,
architettonica e ambientale, Firenze, 2010
- F.
Cordella, A guardia del territorio: castelli e opere
fortificate della Valle del Sarno, Napoli, 1998
-
Gennaro Orlando, Storia di Nocera de' Pagani, Napoli,
1884-87 (nº 3 volumi)
-
D’Alessio G., Il Castello del Parco e il Museo Fienga.
Archivio Storico per la provincia di Salerno N.S. 2,
1934, pp. 125-126.
-
Sogliano A., Commemorazione di Francesco Fienga.
Rendiconto della Reale Accademia di Archeologia di
Napoli N.S. 17, 1937, pp. 25-29 |
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