Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Celli

a cura dell’avv. Primula Venditti

Arma, ramo campano e laziale proveniente dalla Spagna: d’azzurro, al mastio cimato da una torricella sostenuta da due leoni d’oro linguati di rosso, la torricella cimata da un’aquila spiegata di nero e coronata d’oro (1).
Titoli: Conti, Marchesi, Duchi di Frisia.


Stemma Famiglia Celli, Duchi di Frisia

La famiglia Celli o Cella rappresenta un antico e nobile casato spagnolo, propagatosi, nel corso dei secoli, in diverse regioni d’Europa e d’Italia.
I primi riferimenti a tale progenie si rinvengono alla fine
del sec. XII D.C., figurando tra i nuclei familiari che fondarono la città di Vitoria-Gasteiz, nella provincia basca di Álava (2).
Successivamente, i Celli si distinsero particolarmente nelle arti militari e diplomatiche, trovandosi tra coloro che negoziarono il Trattato dei Pirenei con la Francia, il 7 novembre 1659. In quello stesso periodo alcuni rami della famiglia, come molti altri nobili casati spagnoli, passarono a risiedere nel Regno di Napoli. Al riguardo, da racconti tramandati oralmente e da antichi manoscritti custoditi da alcuni dei rappresentanti del ramo campano e laziale della famiglia Celli, si riportano notizie relative al coinvolgimento dei Celli, alla fine del XVII sec., nella guerra di successione spagnola e al  conseguente insediamento di alcuni rami della casata Celli in Italia, in particolare nel Regno di Napoli, nel territorio che abbraccia - da un lato - i Comuni campani di Napoli, Montesarchio e S. Maria Capua Vetere e - dall’altro -  i Comuni laziali di Roma, Arpino, Sora, Broccostella e Vicalvi dove sono tuttora presenti alcuni discendenti.

Notizie della presenza di rami antichi della progenie Celli si rinvengono anche in Toscana (v. Archivio di Stato di Firenze, Raccolta Ceramelli Papiani (1896-1976), Famiglia Celli, fasc. 1401 e ivi, Manoscritti, 471, “Armi di Firenze, Città, terre e Castelli, e famiglie fiorentine”, sec. XVIII, C 185; cfr. ”Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti" vol. I, compilato dal Comm. G.B. di Crollalanza, edito presso la direzione del giornale araldico, Pisa 1888), mentre nel Regno delle due Sicilie e precisamente in Messina risulta localizzata la famiglia Celi, anch’essa antica famiglia di provenienza spagnola, forse legata con la famiglia Celli (3).

L’antico casato si è distinto per aver dato i natali, all’inizio del sec. XVll D.C., a Don Santo Maria Cella o Celli, deceduto l’11 novembre 1679, coniugato con Donna Maria Salazar (4), che rappresentava il granduca di Toscana a Napoli e che, divenuto per nozze duca di Frisia, era entrato a far parte del gruppo dei grandi operatori finanziari del regno. Dalle fonti storiche risulta che egli dimorava nell’avito palazzo in Napoli, in vicolo Concezione degli Spagnoli (oggi via Paolo Emilio Imbriani), a ridosso di via Toledo, dimora nota per la sua pregiata quadreria; mentre i suoi possedimenti posillipini erano riportati anche nella Mappa del duca di Noja (1775) con la definizione di “Casino di Frisa”. Su tali proprietà gravava un censo dovuto dai duchi di Frisia al Conservatorio di S. Maria dei Sette Dolori fuori PortAlba. I predetti beni appartennero alla famiglia Celli fino alla metà del sec. XIX (5).


Napoli, palazzo appartenuto ai Cella

La presenza della famiglia Celli in Napoli, nei sec. XVIII e XIX D.C., trova conferma in diverse fonti, tra cui il testo di Giuseppe Lumaga (6), ove risulta che Oltre delle sopradette (nota: famiglie ascritte in Napoli fuori Sedile) vivono anche oggi in Napoli le seguenti famiglie: () i Celli dei Duchi di Friso…” , così come riportato altresì dallo scrittore e storico Francesco Alvino, nella descrizione della collina di Posillipo, il quale menzionava “La casa del conte di Frisio, Brigadiere Celli, eminente sovrasta lo scoglio - c.d. Friso ndr -  e damena vista guarda tutto il golfo (7).


Frisio, incisione su rame di Achille Gigante. Da Francesco Alvino, La collina di Posillipo, tav. 19, Napoli 1845

Il casato Celli e/o Cella figura fregiato del titolo di Duca di Frisia, a partire dal sec. XVII D.C., come risulta sia nell’Archivio Serra di Gerace, nella sezione dedicata alla genealogia Cella (e/o Celli), sia negli elenchi dei confratelli della Augustissima Compagnia della Disciplina della Santa Croce. Tale Compagnia fu la prima Arciconfraternita laicale sorta nel centro di Napoli verso la fine del XIII sec. con il silenzioso auspicio del Pontefice Nicolò III, al secolo Giovanni Gaetano Orsini (1216 † 1280), fu snodo cruciale della storia del Regno di Napoli e dello Stato Pontificio. Tale istituzione, la cui sede storica fu l’antichissima Chiesa della Compagnia della Santa Croce in Napoli, fin dalle origini ha operato per il bene della collettività, assistendo i più bisognosi, vantando tra i suoi membri i Pontefici Papa Clemente XIV, Papa Pio IX, e Papa Leone XIII, i Sovrani Carlo II e Roberto DAngiò e molti illustri esponenti della nobiltà.
Negli elenchi dei confratelli della Compagnia della Croce, tra gli altri, risultano iscritti: Celli Gio. Battista, duca di Frisia o Friso e Cella (o Celli) Niccolò dei duchi di Frisia
(8). Aderenti alla predetta confraternita furono anche Don Francesco Celli, Duca di Frisia e Don Giuseppe Celli, de Duchi di Frisia (9).

Nelle Tavole genealogiche di Serra di Gerace, nella scheda dedicata alla famiglia Cella (e/o Celli), risultano indicati con il titolo di Duca di Frisia:
- 1. Gio Battista Celli, nato il 29 giugno 1677 e deceduto il 4 maggio 1756, coniugato con Donna Maria Antonia Doria ebbe quattro figli;
- 2. Don Francesco Celli o Cella, nato il 29.8.1706 e deceduto il 12.3.1796, unito in matrimonio con Donna Roberta Carafa dei Marchesi di Tortorella, come riportato sia nell’Archivio Serra di Gerace, sia nel testo di Erasmo Ricca
(10) ebbe dieci figli; la loro figlia Maria Maddalena (n. Napoli, 5.9.1757 sposò a Napoli, nella Chiesa di S. Anna a Palazzo, Don Antonio Pagano (n. Lucera, 17.5.1728), figlio di Nicola Andrea e di Agata Frezza.
- 3. Don Giuseppe Gaspare Celli, nato il 12.5.1748 e deceduto il 30.11.1815, fu coniugato con Donna Maria Caracciolo del Sole dei Duchi di Venosa ed ebbero cinque figli;
- 4. Don Vincenzo Celli o  Cella, di Frisia, nato il 5.4.1771 e deceduto il  27.1.1827;
- 5. Don Filippo Celli o Cella, nato il  30.5.1776 e  deceduto il 28.8.1789 risulta celibe;
- 6. Donna Maria Teresa Cella, Duchessa di Frisia, nata il 5.10.1773 e deceduta il 29.4.1861, sposò Francesco Caracciolo dei Duchi di Venosa.
Dal citato testo di Erasmo Ricca risulta che A. M. Rosa Cella dei Duchi di Frisa (sorella di Donna Maria Teresa Duchessa di Frisia), nata il 6.9.1774 e deceduta il 5.8.1853, sposò in prime nozze, nel 1798 Don Antonio II Dentice (n. 8.10.1771), Brigadiere delle Guardie del Corpo a Cavallo, ascritto nel Libro d'Oro Napoletano.
La medesima Donna A.M. Rosa Cella sposò, in seconde nozze, Don Francesco Saverio Anfora dei Duchi di Licignano (v. Tavole Serra di Gerace), Ciambellano del Re delle Due Sicilie. 

In Napoli, nella cappella gentilizia della famiglia Anfora, l'epitaffio di una lastra tombale così recita:

Aspettando la beata risurrezione Gaetano Anfora Duca di Licignano,
uomo di tante virtù insigni mancato ai vivi a marzo dell’anno 1835,
e Rosa Cella dei Duchi di Frisia moglie di Francesco Saverio Anfora,
Maggiordomo del Re delle Due Sicilie, qui raccolti testimoni di
innumerevoli opere di bene, innanzi a tutti gli agnati il beneficio supremo
di andare avanti, oggi 5 agosto 1853.

Piazza S.G. - Ch. S.L.M.

Tra i membri della progenie Celli di provenienza spagnola si distinse anche il marchese Don Gregorio Celli Catarinelli, Monti, Gattola (o Gatti) Malatesta, nato nel 1750 da Don Baldassarre e Donna Maria Celeste di Fede Catarinelli, fu giureconsulto e governatore di Palazzolo, terra annessa ai Ducati di Sora e Alvito, coniugato con Donna Cristina figlia del Barone Giuseppe De Stefano del feudo di Casalnuovo, antica famiglia feudataria dei Marchesi di Ogliastro, patrizi salernitani accolti nel S.M.O. di Malta nel 1664.


Ritratto del Marchese Gregorio Celli Catarinelli, Monti, Gattola (o Gatti) Malatesta

Don Fulvio Celli Catarinelli, detto “il Magnifico”, fratello primogenito di Don Gregorio, nato nel 1748, fu coniugato con Donna Elisabetta Arcuati, sorella del canonico Monsignor Santi Arcuati della Basilica di S. Maria Maggiore di Roma (di costoro vi è menzione in antichi verbali giudiziali conservati dai relativi discendenti).
Don Gregorio Celli Catarinelli, per intercessione del Duca di Alvito, con regio atto del 10.2.1798, ricevette in concessione dal Re Ferdinando IV di Borbone l
enfiteusi perpetua del castello di Vicalvi, di antica origine normanna, che fu costruito nel XII sec. per volere dei Principi Colonna, passando attraverso varie vicissitudini e varie titolarità, tra le quali anche quella dei Conti dAquino - la famiglia del più noto S. Tommaso d Aquino -, dei nobili Etendard e dei Duchi Cantelmo. Il castello è poi appartenuto ad un ramo della nobile famiglia Celli sino agli inizi degli anni ’80 del sec. XX, fungendo da presidio ospedaliero durante le due guerre mondiali (dall’archivio dei documenti storici della famiglia Celli, ramo laziale).


Castello di Vicalvi

Si ascrive all’antico casato spagnolo anche il nobile Don Giovanni Celli Catarinelli, Monti, Gatti, Malatesta, architetto, ingegnere e agronomo (Montesarchio, 1841 † Broccostella, 1922), nato da Don Achille e Donna Caterina Marucci, coniugato in seconde nozze con Donna Elvira Colella di Casalvieri, nato e vissuto nei Comuni di Montesarchio, Santa Maria C.V. e Napoli, legato alla corte borbonica, ebbe l’incarico di progettare alcune delle importanti arterie di collegamento nelle zone di confine tra le attuali regioni del Lazio e della Campania, in particolare nelle zone circostanti i Comuni di Sora, Vicalvi e Broccostella, dove poi si ritirò a risiedere con la sua famiglia. Dal matrimonio fra Don Giovanni e Donna Elvira nacque Don Achille Celli Catarinelli, nato a Broccostella il dì 1.5.1916 e deceduto in Sora (FR) il 20.8.2002, coniugato con Donna Pasqualina Costantini di Sora, a loro volta genitori della Prof. Dama di Commenda con placca OESSG Fiorella Celli Catarinelli, nata a Sora il 3.3.1945, coniugata con il nobile Antonio Venditti dei Conti Venditti di Balsorano degli Abruzzi, fu Notaio in Sora (Sora 24.4.1936 - San Gavino Monreale 2.5.1998), e dell'Arch. Giovanni Celli Catarinelli, nato a Sora il 27.11.1952. 

Gli attuali rappresentanti del ramo laziale e campano della progenie Celli Catarinelli, discendenti da Don Gregorio Celli Catarinelli, Monti, Gattola (o Gatti), Malatesta e da Don Giovanni Celli Catarinelli, Monti, Gatti, Malatesta, sono a tutt’oggi localizzati nel Lazio, in provincia di Frosinone, negli antichi e ameni Comuni di Broccostella, Sora e Vicalvi, nonché nelle città di Roma e Latina.

Tra gli attuali discendenti del ramo campano e laziale Celli Catarinelli, che hanno collaborato per la presente ricerca e per la raccolta del materiale storico, si ringraziano la Prof.ssa Fiorella Celli Catarinelli Venditti, l’Arch. Giovanni Celli Catarinelli, l’avv. Beatrice Celli e l’avv. Primula Venditti.

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Note:
(1) -
Manoscritto di autore ignoto del 1635 conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli Sezione Manoscritti e Rari con collazione: XVII.24.
(2) -
 A. P. C. Ulloa, ”Delle Biscaglie e della Navarra breve descrizione fisicostatistica ed alcune considerazioni storiche”  Rusconi, Napoli, 1835.
(3) - Erasmo Ricca 
La Nobiltà delle Due Sicilie”, vol. III pagg. 590 e 614.
(4) - Tavole genealogiche Serra di Gerace – 
Inventario 213 –  Cella, Vol. 5°, p. 1696.
(5) -
Decreto Ministero beni culturali del 21.9.1996 con annessa relazione storica, riportato da Y. Carbonaro - L. Cosenza, in Le ville di Napoli, Newton Compton Editori, 2008, p. 308 e ss.
(6) - "
Teatro della nobiltà dell'Europa ovvero Notizie delle famiglie nobili, che in Europa vivono di presente, e che in lei vissero prima ..., Napoli, 1725
(7) -
F. Alvino, “Regno di Napoli e Sicilia: La collina di Posillipo”, G. Colavita, Napoli,1845.
(8) -
M. Pisani Massamormile, "Compagnia della Santa Croce - Sette secoli di storia a Napoli", Electa Napoli, 2007.
(9) -
Regole della Augustissima Compagnia della Disciplina della Santa Croce, datato 15.4.1827, conservato nella biblioteca nazionale di Napoli.
(10) -
La Nobiltà Delle Due Sicilie. Istoria dei Feudi delle Due Sicilie di quà del Faro, Intorno alle successioni legali ne' medesimi dal XV al XIX secolo”, Napoli, De Pascale, 1859.


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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