Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Stemma Campofreda 

Nicola Campofreda "L'antico Capitano"
di Renato Campofreda

Don Nicola  Campofreda nacque a Portocannone (CB) il 14 dicembre 1794(1) da Nazario e Maddalena Musacchio che apparteneva ad antica famiglia Albanese imparentata all’eroe Giorgio Castriota Scanderbergh.

Portocannone (CB) -  per gentile concesione  www.guzzardi.it
Portocannone (CB)
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Ancora molto giovane, entrò nell’Esercito e vi fece una rapida carriera; all’età di 18 anni era sergente nella Legione Provinciale, ammesso il 1° febbraio 1812, per la durata di 3 anni 2 mesi e 18 giorni.
A 21 anni fu nominato sottotenente nella stessa Legione Provinciale il 3 aprile 1815, per 2 anni 9 mesi e 19 giorni.
A 24 anni divenne Tenente nel Reggimento Milizie il 29 gennaio 1818, per 1 anno 4 mesi e 25 giorni.Nel 1819 all’età di 25 anni fu nominato Capitano nel Reggimento Milizie del Molise.
Nel 1813 il nobile Nicola sfuggì miracolosamente ad un'imboscata tesa dai briganti che infestavano il contado in cui perse la vita il padre Nazario.
Nicola, come il padre, fu molto attivo nella caccia ai briganti che infestavano il Molise, la Capitanata, le Calabrie.
I Vardarelli, erano una delle più note bande brigantesche che scorazzavano nel Regno, specialmente in Molise, Capitanata e nelle Calabrie. Il Governo non riusciva ad eliminare questi malfattori che imponevano taglie ai proprietari, e se non venivano accontentati si vendicavano bruciando le messi ed uccidendo il bestiame.

Non riuscendo a batterli, il Governo decise, con questi banditi, di formare una squadriglia a cavallo, al servizio dello Stato. Questa decisione costava all’Erario millenovecento ducati mensilmente. Nonostante la loro nuova posizione, i Vardarelli continuavano con i loro soprusi.

Don Nicola, con i suoi fidi albanesi, dedicò tutte le sue energie per la ricerca e la cattura dei Vardelli, come dimostrano alcune lettere conservate nell'archivio di casa Campofreda:

Lettera 2-9-1816

Del Cartes era il Colonnello D.Emanuele Cav. Del Real Ordine di S. Gennaro e del Merito, Comandante la 2nda Legione della Guardia Reale, Commissario di Sua Maestà il RE (N.S.) nella Provincia di Capitanata, Terra di Bari, Basilicata, Molise e nell’altre limitrofe, rivestito dei poteri dell’Alter Ego.

Lettera del 3-9-1816

Il Principe Monteroduni Pignatelli ordinò ai sindaci della provincia di Capitanata di esaudire le richieste del tenente Nicola:

Lettera del 6 ottobre 1816

La caccia ai briganti non fu facile perchè i Vardelli, conoscendo bene i territori e gli impervi nascondigli  tra monti e boschi, si spostavano rapidamente da una provincia all'altra.

Il Tenente Campofreda, nel novembre del 1816 con la sua squadriglia albanese, a causa di un'improvvisa malattia(2), dovette rientrare nel suo paese nativo di Portocannone.
Tra i suoi compaesani e l'aria salubre del paese, guarì in breve tempo, pronto a riprendere la lotta per assicurare tranquillità e pace agli abitanti.
Il Principe di Leporano, Maresciallo di Campo e Comandante della Provincia di Bari, avvertì Nicola che i Vardelli erano stati avvistati il 3 gennaio 1817 a Guaraglione e gli ordinò di spostarsi, con la colonna mobile Albanese, a Porcelino e Gravina(BA).
Il Principe di Leporano inviò altre due missive da Altamura in data 4 gennaio 1817 e da Gravina di Puglia (BA) il 6 successivo:

Costume da sposa e monile Albanese - Si ringrazia  www.guzzardi.it per la concessione delle immagini 
Sposa e monile Albanese
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Gravina di Puglia
Gravina di Puglia (BA)

"Signor Tenente,
La comitiva dè Vardarelli la notte del 4 fu avanti i miei posti in Poggiorsino, e come un fulmine si allontanò, per cui non potei raggiungerla, perché di notte essa si è diretta verso il Bosco di Picciano. Io fo riposare la mia forza questa notte, e domani seguiterò ad inseguirla, intanto sarebbe necessario che voi dirigiate la vostra marcia in questi luoghi per poter agire di concerto, e vedere di chiuderle ogni sfuggita.
In Gravina attenderete altri miei avvisi sulla direzione della medesima, e voi farete lo stesso presso di me,ove io possa ritrovarmi.
Ho l’onore di salutarvi con distinzione.
Leporano"

La banda, assalì le industrie dei Norante, a difenderle, accorse D.Nicola che riuscì a salvarle. I Vardarelli, il 6 giugno del 1817, si vendicarono del Campofreda, scannandogli nella masseria bovi, giumente e pecore, per un valore di ducati settemila, oltre ad incendiargli i campi.
Relativamente alla vendetta dei Vardarelli, nei documenti di Famiglia esiste una lettera di Gaetano Vardarelli nella quale si accenna al danno patito da Don Nicola:

Dall'archivio di Casa Campofreda: lettera di minacce

 

Ururi - chiesa Santa Maria delle Grazie
Ururi - Chiesa S. Maria delle Grazie

La lettera doveva essere consegnata a Tanasso; ma il pastore a cui venne dato tale incarico, la consegnò invece a Nicola Campofreda.Vi manca la data, molto probabilmente fu scritta nel mese di giugno del 1817, dopo l’ avvenuta incursione nelle proprietà terriere di Nicola del 6 giugno di detto anno.
D. Nicola non tollerava le scelleratezze  che venivano commesse e decise di distruggerli, senza comandi superiori.
L’occasione si presentò quando la “Squadriglia” si recò in Ururi, dove i Vardarelli avevano amici e compari. Nel paese vi era una famiglia, di proprietari ,Grimani, i quali ebbero a patire diversi danni dai Vardarelli, e furono gravemente offesi nell’onore, per aver usato violenza ad una loro parente. Dopo l’arrivo in paese di questo “squadrone”, i Grimani mandarono ad avvertire D.Nicola Campofreda di Portocannone, il quale con una squadriglia si portò in Ururi, dove fece sistemare i suoi militi, una parte nel palazzo Grimani, ed una parte nel palazzo Vescovile. La mattina del 18 aprile 1818, la banda Vardarelli fu distrutta. L'anno successivo fu nominato Capitano nel Reggimento
delle Milizie del Molise(3). Il Campofreda, sovente organizzava battute di caccia al cinghiale e, non di rado, inviava i suoi trofei agli amici napoletani(4). I rapporti con le altre famiglie nobili erano ottimi e non rifiutava mai il suo sostegno in casi di necessità, come si evince da una lettera, conservata nell'archivio di casa Campofreda:

"Napoli 26 dicembre 1827
Stimatissimo Sig. Capitano,
Vi ricorderete la mia amicizia presa con voi quando io era capo dello Stato Maggiore della 1° Divisione presso il fu Tenente Generale Amato.
Devo ora ricevere da voi un favore. Come si è divisa la roba della fu mia suocera la Duchessa di Celenza, mi sono spettati certi terreni in Montecilfone e Montenero, come anche certi neri e vacche. Io vi rimetterò la nota di tali robe ed industrie, che a me appartengono, una colla fede dell’istrumento che abbiamo stipulato colle mie cognate e cognato il Duca di Celenza, affinché avrete la bontà di prenderne il possesso in mio nome, ed anche farvi consegnare al signor De Socio e De Pietro gli animali spettatimi, prevenendovi, che quando vi rimetterò la copia dell’istrumento, manderò persone dei miei ex feudi vicino Isernia, e da questi farete portare li neri che farò vendere nei mercati d’Isernia; per le vacche poi me le terrà mia cognata in Montebello fino a maggio come mi ha promesso. Son sicuro
che mi favorirete,attendendone grato riscontro colla direzione che farete.
Strada Ventaglieri N°77.
Mi esibisco in tutto ciò che mi credete abile, e con vera stima vi sono
D.mo S° ed amico aff.mo ed obbl.mo
                                           
                                    Il conte di Scapoli e Cestari "

Grande amico di Don Nicola fu il Barone Poerio; insieme a lui cominciò a frequentare ambienti politici che inneggiavano alle idee risorgimentali.
Fu arrestato e condotto a Napoli nelle prigioni di Castel dell'Ovo.
Intervenne in suo favore la figlioccia Donna Carolina Musacchio, Dama di Corte, che ottenne la grazia sovrana.
L'anno successivo, nel maggio del 1830, Don Nicola fu nominato Gurdia Generale Forestale
(5).
Negli Abruzzi, Don Nicola ebbe relazioni politiche col Marchese Dragonetti e col Leopardi.
Nel 1847, un Reale Decreto de 10 maggio promuoveva il Campofreda a Controllore di 2^ nei Dazi indiretti
(6).
In Famiglia, si tramanda da generazione in generazione, un episodio
riporto anche il Prof. Flocco nel suo libro su Portocannone, accaduto durante una visita di re Ferdinando II nel Molise.
Il Corteo Reale, giunto nel Contado di Molise, fu accolto da un gran numero di contadini che lavoravano nelle terre di Don Nicola; quando i coloni si strinsero attorno alla carrozza reale, la regina si impaurì e re Ferdinando gridò:"Campofreda, fatti rispettare! ". 
Don Nicola sguainò la spada e urlò in albanse "Gridate viva il Re. Gridate viva il Re in gonnella (la Regina)". La folla fece largo alla carrozza e il corteo potè proseguire il viaggio.

Reali Guardie del Corpo 1816-1820
Reali Guardie del Corpo 1816-1820
da "Calendario 2001 Associazione Nazionale Amministrazione Militare"

Anche ricoprendo l'ultima carica D.Nicola ebbe molti elogi dal Governo per il suo operato(7) e Re Ferdinando II lo ricompensò con una medaglia d'argento.

Nel 1860 Don Nicola fu sollecitato dal Leopardi e dallo Spaventa a sollevare le popolazioni del Molise all'insurrezione. Lo stesso Garibaldi invitò Don Nicola alla lotta per l'unità d'Italia. 

"Roma o morte", il giuramento non mantenuto da Gribaldi, ripetuto in tutte le città del Sud

Don Nicola Campofreda, convinto assertore della necessità di unire l'Italia e non immaginando che Garibaldi dopo pochi mesi si sarebbe rimangiato il giuramento: "Roma o morte!", gridato in tutte le città del Meridione, per poi consegnare il Sud ad un nuovo sovrano, accettò l'invito e, con i suoi figli Achille e Luigi, valenti tiratori a cavallo, mosse con una colonna da Portocannone dirigendosi verso Campobasso.
Il progetto non ebbe successo perchè il colonnello Cutrofiano lo arrestò a Maddaloni; fu condotto nelle carceri di Campobasso, dove ritrovò anche i suoi due figli. Morì nel 1873, dopo aver saputo della presa di Roma.



 


Di lato: lettera originale scritta da Giuseppe Garibaldi il 1 ottobre 1860 a Caserta
e indirizzata a Nicola e Achille Campofreda.

Sopra: identica lettera dattiloscritta in occasione del centenario.




 

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Note:
1) Atto di nascita: “Portocannoni,16 decembre 1794.- Nicola Maria Campofredano,figlio di Nazario e Maddalena Musacchio,nato l’altro ieri ad ore 10 della notte seg.te,è stato battezzato da me inscritto Arciprete.P. D.Luigi Lucchese e la moglie Isabella d’ Autilia.- Arciprete Spagnoletti”.
2) Divisione della Polizia- Campobasso 11 novembre 1816-N°6110 L’Intendente della Provincia di Molise:” al Sig. Tenente Campofreda in Portocannane. - Signor Tenente, Spiacemi sommamente sentirvi rimpatriato per causa di salute ,anche perché questa circostanza ritarda le vostre efficaci operazioni contro la comitiva Vardarelli, nonostante che essa sia uscita dalla nostra Provincia.Sperando che sarete presto in salute,desidero che appena ristabilito vi portiate qui, per conferire in affari riservati. - Vi saluto con stima - D.Zurlo.
3) Proposta di Nomina: "Larino, 3° Battaglione. Termoli 32ma Compagnia, Don Nicola Campofreda Tenente età anni 24. Capitano. Per dimissione. Per doversi dimettere il Capitano Don Biase de Renzis inattivo, insufficiente, impossidente e privo d’influenza. Giovine pieno di merito, distinto, coraggioso ed ha reso rilevanti servigi proprietario, approvato. Il Maggiore Direttore Comandante interino il Reggimento suddetto Pasquale Olevan.Visto da me Colonnello Comandante la Provincia. Giuseppe d’Esanzo.Aversa 1° Maggio 1819. Il presente stato di proposta è approvato da me Tenente Generale Comandante Generale la 1ma Divisione Militare. Luigi Amato.
Napoli 14 luglio 1819- Sig. Capitano, S.M. con Decreto del 23 scorso giugno si è degnata di nominarla diffinitivamente per Capitano sedentario di Termoli, Distretto di Larino, Reggimento Milizie di Molise, in cui ella si trova provvisoriamente destinata, accordandole il soldo mensuale di ducati sei, equivalente a quello di sottotenente di 4 classe in ricompensa dei distinti servizi da Lei resi colle Milizie pel mantenimento dell’ordine e della pubblica tranquillità. Ne la Prevengo nel Real Nome per sua intelligenza. Firmato Nugent.
4) Da Napoli il 17 del 1831- Mio carissimo amico,Le vostre graditissime espressioni sono accompagnate dal dono d’un magnifico cinghiale, che avete voluto spedirmi a malgrado le difficoltà d’una grande distanza; ve ne rendo infiniti ringraziamenti, e sono vivamente sensibile a tante vostre espressioni di buona amicizia. Vi prego di credere invariabile la reciprocità dei miei sentimenti ed accogliere li miei voti sinceri per la prosperità della vostra persona e della vostra famiglia sin ora contrariate da strane combinazioni. Addio caro Campofreda. Amatemi sempre, e mettetemi sempre invariabilmente tutto vostro Amico vero ed aff.mo Florestano Pepe.
5) Napoli 15 maggio 1830 - Al Sig. Don Nicola Campofreda. - Da un reale rescritto comunicatomi a dì 8 andante dell’ Eccellentissimo Ministro delle Finanze, rilevasi che il Re (N.S.) con Sovrana risoluzione data nel Consiglio di Stato del 3 detto,si è degnato conferirle un impiego di Guardia Generale Forestale. Io con soddisfazione le partecipo quella nomina Sovrana, e le soggiungo che l’ho destinata a prender servizio nel Circondario Silvano di Caramanico nell’ Abruzzo citeriore. Ella si presenterà all’Ispettore forestale in Chieti per ricevere le analoghe istruzioni. Quindi si conferirà al più presto possibile nella sua novella residenza e prestato il debito giuramento di fedeltà a S.M.(D.G.) si porrà nell’esercizio delle sue funzioni ,le quali io mi auguro che saran disimpegnate con tutto quello zelo e con quella devozione al Sovrano,in cui in altre occasioni ha dato prova. Il Direttore Generale Carlo Alfonso de Rivera.
6) Amministrazione Generale dei Dazi Indiretti-Napoli giugno 1847. Signore, S.M. con Real Decreto del 10 maggio si è degnata nominarla Controlloro di 2.a classe sul servizio misto dè Dazi indiretti al seguito da prender posto nelle vacanze. Io ne la prevengo con vero piacere nella piena sicurezza che risponderà con tutto zelo ai doveri della carica a lei affidata. Il Direttore Generale De Liguoro.
7) Barletta 2 aprile 1852 - Signore, Nel Giornale Ufficiale del Regno del 22 marzo ultimo N°63 viene accennata la di Lei solerzia nel mostrarsi ad ogni bisogno in conseguenza della sventura toccata a diversi legni ancorati in questa rada e nel porto per effetto della tempesta del giorno 23 febbraio ultimo in continuazione all’indomani, di talchè tutta la forza ed impiegati doganali si trovarono anche all’alba del 23 sulla spiaggia e nel porto per adempiere al pio uffizio ed à propri doveri. Gli espressi servizi non sono ignoti a S.M. il Re (N.S.) per causa del Sig. Direttore del Ministero e Real Segreteria dello Stato dell’Interno, ramo Polizia,che mostrava detti avvenimenti alla Maestà Sua. Il lodato Sig. Direttore unitamente all’onorevole di lui collega dello stesso Real Ministero e Segreteria di Stato, l’esprimono pel mio mezzo la loro superiore soddisfazione,come io la prego di praticare altrettanto, e nello stesso nome à di Lei subordinati che si distinsero nel rincontro. Il Sottointendente.

 

Nazario Campofreda il “Freno e Regolo degli Albanesi” L'eroe di Pettorano: Achille Campofreda
Achille, "L'eroe di Pettorano"
Luigi Demetrio, "Il Sindaco di Portocannone"
 


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